Se c’è una cosa nella quale i Selofan riescono tremendamente bene è quella di comporre per estrazione. La loro proposta infatti è sempre stata quella di una darkwave tendente al minimal synth, dove il suono è, almeno all’apparenza ridotto al minimo. Si esce sempre piacevolmente con le “ossa rotte” dall’ascolto di un disco dei Selofan, perché l’energia da esso sprigionata è direttamente proporzionale alla cupezza e alla claustrofobia ritmica che ne costituisce la cifra stilistica.
Non fa eccezione questo quarto episodio discografico “Ciné Romance” in cui la band greca regala ai sui fan l’ennesimo disco valido, sotto ogni punto di vista, senza stravolgere quanto già fatto in precedenza.
Ritengo che questa capacità di catturare in continuazione l’interesse dell’ascoltatore pur proponendo in definitiva la stessa formula collaudata, non costituisca un punto di demerito, ma rappresenti al contrario un valore aggiunto. E questo perché canzoni come “Shadowmen” e “The One You Wanted” -per le quali sono stati girati anche due bei video- anche se non sono di certo una novità per i nostri, risultano comunque due ottimi brani sin dal primo ascolto. Contengono infatti tutte le caratteriste del suono tipico dei Selofan, che li contraddistingue da tutte le altre band. La prima dal ritmo serrato dettato da un basso pulsante sulla quale si staglia la litania cantata da Joanna. La seconda dai toni molto più dimessi e tremendamente cupa ed angosciante.
E così, procedendo nell’ascolto, se con “Romance” -dove Joanna canta volutamente in modo sgraziato- la claustrofobia regna sovrana sotto i colpi possenti di basso, ed il finale della cupa “Lythium” vede scendere in campo il sax -altra peculiarità dei nostri- ecco che arriva la sorpresa che non ti aspetti.
“La Industria del Sexo” mette in campo un’insolita vena sperimentale per i Selofan che riporta alla mente i Soft Cell più cupi, donandoci un brano letteralmente irresistibile, cantato in Spagnolo. Una vera chicca destinata a piacere anche a chi non è un appassionato del genere.
Un momento più riflessivo ci viene concesso con l’ammaliante “Cellophane” resa speciale dall’utilizzo del piano nella parte iniziale. Il tutto viene però spazzato via da “Mausoleum” dove il sax e la voce di Dimitris ci ricordano perché amiamo tanto i Selofan.
Ma le sorprese non sono finite. Il duo greco riesce a sferrare un maestoso colpo in chiusura dell’album (se si esclude la bonus track) con la meravigliosa “The Basement”. Questo brano ricorda il mood di un altro successo dei Selofan, ovvero “Kissing the Sky”, dove a regnare sovrana era la tristezza, devastante e senza speranza. In questo caso però “The Basement” non solo ci ripropone il sax ma, per la prima volta in assoluto in casa Selofan, anche l’impiego della chitarra, con annesso aumento di ritmo da metà brano, a dimostrazione che se volessero i Selofan potrebbero anche essere più “classici”e “commerciali” senza dover snaturare la loro anima.
Davvero un disco superbo, come pochi.
Selofan – Ciné Romance
