Autori di un cd davvero geniale, che mixa atmosfere circensi, cabaret, sarabande e Neo Folk intriso di spleen, abbiamo contattato questa band di casa nostra!
Ciao e benvenuti! Per prima cosa, presentatevi ai nostri lettori!
Salve a voi e grazie per questa intervista J Per i lettori che ancora non hanno avuto modo di conoscerci finora, siamo un progetto nato nel lontano 2006 da un incontro artistico ‘spontaneo’ di Carlo De Filippo e Gianpiero Timbro (Gianvigo) che, prediligendo melodie rievocative e nostalgiche anche nel loro background musicale di ascolti, hanno dato subito vita ad una serie di composizione di natura immediata, eterea e sognante, sfornando quindi inizialmente una serie di EP e successivamente, nel 2009, un primo full length (Cabaret Syndrome) per l’etichetta catalana ‘Caustic Records’. Sempre impreziositi dalla voce di Simona Giusti nell’attività studio e live, a Maggio del 2013, dopo una attività live di partecipazioni a festival ed eventi italiani ed esteri (e.g.: The Festival of Dreams, Wave Gotik Treffen, In Folk Noctis …), il duo onirico ha realizzato il secondo full length (Mannequins).
Oniric: perchè questo monicker? Cercavamo qualcosa che potesse al meglio descrivere l’essenza delle composizioni che pian piano venivano fuori, niente di più ideale quindi un monicker come questo ‘onirico’, relativo all’attività del sogno.
Prima di parlare di “Mannequins”, il vostro nuovo cd, vorrei che descriveste il vostro primo cd (che non ho avuto modo di ascoltare), mettendolo in corrispondenza con “Mannequins”: analogie e/o differenza tra questi due vostri capitoli…insomma, come vedete il vostro percorso, alla luce di ciò che è stato il vostro primo capitolo e questo, appena uscito?
E’ difficile dall’interno elencare eventuali differenze fra i due lavori, ma sicuramente ci troviamo dinanzi ad un secondo lavoro più maturo che però non perde di vista quella che è la linea ‘onirica’ di matrice nostalgica, atmosferica, evocativa, con le sonorità e stile compositivo che ci han sempre caratterizzato.
“Mannequins” colpisce subito per la copertina, che trasmette un senso di artificiale e artefatto: due manichini, in abiti maschili e femminili, dai volti amorfi, si abbracciano, accanto ad un albero. A colpire è il contrasto tra i manichini, meccanici e senza espressione del volto, e l’albero, che invece è un elemento naturale e vivo. Come va intesa la copertina? è metafora dei rapporti umani?
L’artwork lascia intendere diverse contraddizioni, tra cui quella che hai colto riguardo ai manichini inanimati appoggiati ad un elemento simbolo di vita, quale l’albero. Il paesaggio desolato intorno lascia percepire una certa aridità che è quella che sembra trasparire dal mondo moderno che va muovendosi fin troppo velocemente, facendo perdere il gusto di assaporare le pure e semplici emozioni di un tempo. I manichini, nella loro natura cinica, fredda e immobile, cercano di partorire una spinta emozionale come un atto meccanico, in uno scenario che in un passato oramai remoto doveva essere un locus amoenus.
A livello musicale, vi ho definito Folk Cabaret: avete dei passaggi variegati, dove passate da echi alla Sopor Aeternus, atmosfere prese da una radio di primo Novecento, influenze pianistiche, ballate folk dall’aura circense e catautoriale: toni in bianco e nero, o color seppia, sarabande e carillon. Una cosa che si nota subito, a parte la maturità artistica a livello di songwriting, è anche che proponete una forma davvero personale, e tutto suona armonico e omogeneo, senza l’effetto “macedonia”, che spesso colpisce le band con velleità di innovazione, che, per risultare “alternativi”, buttano tutto nel calderone, in modo confuso e incongruente…Penso che “Nirvana (you make me sick)” e “My Oniric war machine” siano davvero sensazionali!
Ti ringraziamo per la stima e per aver riconosciuto uno stile personale nel progetto. Ammettiamo che non ci siamo mai posti il problema di essere ‘alternativi’ o meno, abbiamo piuttosto seguito il nostro gusto nelle sonorità, nelle melodie, negli arrangiamenti. Sappiamo essere, innanzitutto, buoni ascoltatori, per cui la nostra ricerca musicale varia fra ampi periodi temporali e tutto ciò che può procurarci almeno una emozione, è ben gradito per le nostre orecchie, a prescindere dal genere.
“Sensazioni” è cantata in italiano; pensate di riproporre più canzoni nella nostra lingua? è un peccato non sfruttare tutte le potenzialità che l’italiano offre, a livello espressivo e simbolico, molte di più rispetto all’inglese…
Siamo pienamente d’accordo, infatti stiamo pensando di dare più spazio alla lingua italiana, anche se per noi non è la prima volta, già nell’EP “Suggestioni” del 2006 vi sono 2 pezzi in italiano. Sarebbe bello, inoltre, poter esportare la propria tradizione all’estero.
Invece, a livello tematico, di cosa trattano i vostri testi? Ci troviamo di fronte ad un concept?
Il leitmotiv del disco, che prosegue sulla falsa riga del vecchio, è la visione dell’amore e dell’odio, e di come questi due elementi spesso cadono in contraddizione e in contrapposizione tra di loro, descritti attraverso scenari surreali, che fanno da cornice alle situazioni che si creano tra le persone. Ad esempio, un amore immaginario in “Found love in a pain(t)”, o l’odio scaturito dalla guerra in “Little James” (the soldier). Elementi che talvota portano alla solitudine, e alla mancata risoluzione dei problemi. Nel primo disco “Cabaret Syndrome”, la metafora era quella del Cabaret, come ribalta e retroscena ossessivo, in “Mannequins”, gli attori, apparentemente dotati di sentimenti, si manifestano come alienati dalla vita fino ad annullarsi alla stregua di manichini.
Avete già suonato live? Potete descriverci un vostro concerto? Se dovessi basarmi sulla sensazione che mi avete dato a livello di impressione, potrei pensare che un vostro live possa essere coreografico e quasi “da cinema muto”…molto teatrale e scenografico. Una canzone come 12Lune del resto, parla già da sé, a livello di questa suggestione!
Per i live siamo abbastanza versatili, potreste trovarci sul palco con una formazione più numerosa (corredata di diverse tipologie di strumenti) o in situazioni più minimaliste ed atmosferiche con formazione trio. Sulla scelta del set up siamo influenzati dall’ambiente che ci ospita e cerchiamo di trovare la soluzione più consona. Siamo soliti proiettare spezzoni di film d’epoca durante le nostre esibizioni perché riteniamo che l’accoppiamento audio video sia ancor più efficace a livello emozionale e per, magari, dar man forte ai concetti espressi da alcuni pezzi. Non è escluso, in un futuro, di poter sfruttare anche delle mini rappresentazioni teatrali o danze on the stage durante un nostro live.
Farete anche qualche video? Al di là che certe canzoni “si prestano molto bene” a una riduzione video, vi si immagina intenti a suonare in qualche luna park o circo abbandonato… no? “Macabre History” è un altro pezzo che non può non rimandare a qualche atmosfera horror classica!
Ci capita spesso di immaginare possibili videoclip per ciascuno dei nostri pezzi e sicuramente le ambientazioni degradate o posti abbandonati sono quelle che crediamo possano calzare meglio con buona parte delle musiche. Per l’appunto ci troviamo in piena fase di produzione video (affidata a Solobuio Visual Factory) di uno dei pezzi di Mannequins, la cui uscita dovrebbe avvenire a brevissimo… ma sul pezzo scelto e sulla tipologia di video per il momento non vi anticipiamo niente e vi invitiamo a rimanere aggiornati sul web… 😉
Concludete a vostro piacimento!
Ancora grazie per il tempo dedicatoci all’ascolto del lavoro, per il supporto e per le belle parole della recensione. Ringraziamo anche i lettori della community di Darkitalia che già supportano o che decideranno di supportare Oniric e li invitiamo a rimanere in contatto con noi tramite i nostri canali mediatici…
oniric cheers!