E’ sempre un’emozione ritrovarsi ad ascoltare il nuovo disco dei Diaframma che, grazie all’inesauribile vena compositiva di Federico Fiumani, resistono nel tempo presentandosi come band grazie a Luca Cantasano (Basso) e Lorenzo Moretto (Batteria) che affiancano dunque questo cantautore atipico che sa essere diretto e scontroso nelle liriche conferendo ad esse sempre quella forma poetica astratta e visionaria che ha caratterizzato i cavalli di battaglia del gruppo a partire da “Siberia” fino ai giorni nostri. Nel corso degli anni tante cose sono cambiate a partire dalle molteplici line up fino ad arrivare alla svolta di “In perfetta solitudine” dove (complice il titolo dell’album) prendeva in carico anche il ruolo di cantante interpretando le sue liriche.
Molti i dischi quindi nel dopo Vannini/Sassolini vocalist. Alcuni più interessanti come “Il ritorno dei desideri” o il penultimo “Niente di serio” e altri buttati giù troppo di getto, troppo istintivi e poco curati in tutte le loro sfaccettature. Dopo la riedizione in versione deluxe dello storico “Siberia” i Diaframma si ripresentano con un nuovo album “Preso nel vortice”.
Non avevo rosee aspettative per questi nuovi brani di Fiumani perché da troppo tempo mancanti di quel non so cosa che li rendeva ora graffianti ora raffinati, sempre pervasi di quell’irriverenza underground che ha sempre contraddistinto il loro sound. Infatti le tracce del disco risultano tutte statiche, poco diverse fra loro per intensità e varietà strumentale. Le varie collaborazioni di Max Collini (Offlaga Disco Pax), Marcello Michelotti dei Neon e Alex Spalck dei Pankow suscitano di sicuro tanta curiosità ma poco impatto nei singoli brani dove ritroviamo la loro professionalità e prestigio. “ATM” è il primo brano dell’album. Accordi semplici e scontati conditi da melodia elementare che sfocia in un ritornello che ricorda un po’ alcune canzoni demenziali di Elio, liriche inesistenti. Va meglio con “Claudia mi dice” ma si rimane sempre sul sottotono, tutto è stato già scritto negli album precedenti con maggiore convinzione e cattiveria, proprio quella che manca al Fiumani di questo album. “Hell’s angel” e non cambia nulla, anzi, tutto sembra peggiorare riguardo al sound, all’interpretazione ecc. fino a che finalmente “Ho fondato un gruppo” mi scuote dal torpore dei soliti accordi e del già sentito. Non che sia un gran pezzo però almeno ha delle soluzioni strumentali più accattivanti con in primo piano il basso di Luca Cantasano e quell’irriverenza da cantautore non convenzionale che qui riesce ad affiorare abbastanza bene.
Degna di nota è la quasi darkeggiante “Infelicità” dove finalmente si sentono le chitarre distorte dei Diaframma dei tempi migliori, davvero un raggio di luce nel buio, un pezzo che finalmente mi riporta ad una delle mie band preferite di sempre. Simpatica “L’ottovolante” dedicata a Piero Pelù, belle le soluzioni di Sax, di chitarra e di batteria che purtroppo non ritroviamo nella languida “L’uomo di sfiducia” troppo sottotono per essere vera. L’album si conclude con la veloce “Venisse il sole” e la riflessiva “Voglia di” che chiude il tutto con un velo di malinconica poesia.
Conclusione: Federico Fiumani per me è un mito! L’ho visto dal vivo con questa formazione e riesce, dopo tanti anni, ancora ad emozionarmi con la sua chitarra, la sua voce, le sue canzoni, ma questo album non riesco proprio a metabolizzarlo, lo sento davvero lontano da ciò che mi ha sempre donato in musica. Amore eterno ed incondizionato verso i Diaframma che comunque continuano a crescere con me fra alti e bassi, ma sempre all’insegna dell’eleganza sonora e lirica.