Dopo aver pubblicato “The World Dies”, (anche se la band muove i primi passi nel 1994…) i Vidi Aquam tornano con “Fog Vision”, un titolo che già lascia intendere con efficacia le atmosfere che troveremo nel nuovo full leght (disponibile in vinile limitato a 250 copie, mentre uscirà in formato Cd a partire da ottobre).
Un intro circense lascia presto il posto ad una sessione cupa e tribale, con le vocals di Nikita che sfociano spesso e volentieri in una declamazione dal tono sarcastico ed icastico (si senta “Fog Vision”, effettata e dal sapore ritualistico e sciamanico, che si propaga come densa caligine). De resto il nuovo album tratta di tematiche legate all’ecologia (la distruzione della foresta in “Forest Shout”, una canzone che rimanda molto ai primi anni ’90, specialmente d’area francese alla Corpus Delicti) alla storia (il tema della Resistenza in “10 Agosto ’44”, notevole song interpretata in italiano, che si ammanta torbidamente, grazie a un’aura molto “chiesistica” e spettrale; visto che la band se la cava molto bene “musicando” in italiano, consiglierei di tentare ancora questo genere di divagazione: mi piace molto l’effetto “rantolante” e di evocazione che la band è riuscita a infondere nello spirito della track) e la Letteratura della Scapigliatura (“Fosca”, un bell’omaggio allo stupendo libro di Tarchetti, senza se e senza ma uno dei nostri Gioielli Letterari! La track in questione rende al 100% l’atmosfera nera e vampiresca del libro, incentrato sull’amore impossibile e malato tra una donna, Fosca, e un giovane che verrà travolto dal suo fascino letale). Abbiamo una rilettura molto alla Mission (“She says and does not say”, una delle canzoni più virate ad un gusto melodico e a tratti scanzonato). L’apice della marzialità ritualistica lo si raggiunge con l’incipit di “Pigface”, una song davvero stridente e che si rifà al lato più selvaggio e primitivo. “We bare the light”, invece, successiva all’icastica “Pigaface”, mostra il lato più decadente della band (la track è impreziosita da effetti polari che l’ammantano di un’aura di freddo abbandono). Un’altra canzone che ricalca il piede sul lato più oscuro e drammatico è “Withered Flowers”, forse la track migliore del cd, insieme a “10 Agosto ’44”. In “Diva Glance”, similmente a “We bare the light”, a prevalere è il pathos di struggimento e di decadenza; la track viene sottolineata anche da vocals femminili (ad opera di Marta Ultre).
Qui potete trovare ulteriori info: http://www.rosaselvaggia.com/vidiaquam.htm