Poco noto, se non ai frequentatori abituali del romanzo gotico, Meyrink nei suoi racconti aggiunge all’atmosfera oscura e misteriosa un tocco geniale di razionalismo ironico volteriano con arguti riferimenti alla situazione socio-politica e culturale della sua epoca.
I dieci racconti qui presentati si prestano a più chiavi di lettura e di interpretazione.
Nato a Vienna nel 1868, trasferito nella misteriosa e stregonesca Praga, nel 1891 decide di suicidarsi: ma la lettura di un opuscolo dedicato all’occulto lo dissimulò dal compiere il gesto estremo. Diventato studioso di Scienze Occulte, scriverà dei romanzi e dei racconti tutti incentrati su aspetti magici e simbolici: uno su tutti, “Il Golem” pubblicato nel 1915.
Questi “Racconti agghiaccianti” mixano occulto, orrore e grottesco. Si prestano a più chiavi di lettura e di interpretazione ( non sono racconti immediati, spesso la scrittura di Meyrink sfiora il nonsenso!)
Se in “La maschera di gesso”, “L’urna di S.Gingolph”, “Il segreto del castello di Hathaway”, “Il gabinetto delle figure di cera” e “Le piante orribili”, l’orrore è fisico e tangibile, in racconti quali “Danza macabra”, “I cervelli” o “Castroglobina” prevalgono l’allucinazione e il delirio e anche la scrittura è resa folle e sconnessa.
Indubbiamente Meyrink ha uno stile quasi surreale, bizzarro, così come i temi:
soffocati vivi, orrendi mutanti e avvelenamenti….
Come scrittore può anche non piacere a una prima lettura, soprattutto se ci si aspetta una racconto horror tradizionale…ma se si è disposti a meditare un pò sopra il simbolismo che affiora dalla scrittura di Meyrink, indubbiamente racconti come “Le piante orribili” o “Danza macabra” fanno al caso vostro!
“…avanzi bianchi di fondamenta, che arrivavano solo fino al ginocchio, sporgono sparsi qua e la dalle folte erbe selvatiche, simili a gigantesche radici scolorite di denti di un qualche mostro di età remota….ma il parco conserva da tempo immemorabile un’urna consunta di pietra, sepolta nell’ombra dei cipressi: i cupi rami l’hanno preservata dalla furia dei temporali….i cipressi minacciosi montavano cupi la guardia presso l’urna che mi osservava dall’alto col suo volto sgretolato di pietra….sull’urna scendeva la luce delle stelle, e l’ombra di una croce gigantesca, che sorgeva muta e spettrale da terra, si stendeva sul bianco chiarore notturno…”
“in mezzo, c’era un raccapricciante brillare di innumerevoli globi oculari, che germogliavano alternati ad orribili bulbi roviformi e mi seguivano lentamente con lo sguardo, mentre avanzavo….urtai contro scodelle piene di grasso bianchiccio da cui spuntavano delle amanite coperte di pelle vitrea…..l’impressione che dava tutto quell’insieme era che si trattasse di parti asportate da corpi vivi…..”