Donne nude ad ogni occasione, diavolesse crudeli, lupe mannare, mostri di Frankenstein arrapati, indicibili perversità, seduttrici ultraterrene e vampire sexy.
Questo è, in sintesi, ciò che viene in mente ad un esperto intenditore di fumetti horror, quando pensa ai fumetti italiani che imperversavano negli anni a cavallo tra l’ultimo decennio degli anni ‘70 e il primo decennio degli anni ‘80: ovvero quei piccoli volumetti rettangolari, in bianco e nero, che oggi sono ricercati, collezionati, acquistati e venduti da molti, spesso per belle cifre; soprattutto all’estero, i nostri “fumetti zozzi” attirano ancora parecchi collezionisti.
Ma non tutto ciò che luccica è sangue.
Nati come una forma di intrattenimento per adolescenti, questi fumetti molto (troppo, per alcuni) frequentemente mostravano nudi femminili integrali già dalle copertine, e le storie erano spesso basate su situazioni pornografiche al limite della decenza, anche se – va detto – mai senza un certo umorismo (nero, ovviamente).
Erano considerati, nella terra del sole e della pizza, nient’altro che pornografia di basso livello, e quindi in gran parte ignorati e snobbati, tanto dagli intenditori colti e snob quanto dai lettori di fumetti “normali”; molti dei ragazzi che osarono acquistarli, nel loro periodo di massimo splendore, ancora oggi ricordano chiaramente che era quasi impossibile portare a casa una di quelle “cose”! Quindi, la maggior parte di questi piccoli “Bignami della perversità” venivano nascosti negli angoli segreti delle strade in cui i ragazzini si incontravano prima o dopo la scuola, o venivano gettati via una volta letti, proprio come per le riviste porno; i più fortunati riuscivano a tenerli nascosti con successo in scatole ben chiuse sotto il letto.
LE ORIGINI
Tutto ebbe inizio a Milano nel 1966, lo stesso anno in cui negli Stati Uniti un attore, Ronald Reagan, venne nominato candidato alla carica di Governatore della California e in Cina Mao Tze-Tung creò le “Guardie rosse“. Proprio nello stesso anno, e più modestamente, in Italia il giornalista e già scrittore di fumetti RENZO BARBIERI (1940 – 2007) creò una sua casa editrice, chiamata “Editrice 66“, allo scopo di cavalcare l’onda dei cosiddetti “fumetti neri“, che stavano sorgendo con un discreto successo nello stesso lasso di tempo: mi riferisco a titoli ancora oggi molto noti come “Satanik“, “Kriminal“, e “Diabolik“. Tutti questi nuovi fumetti presentavano per l’epoca elementi decisamente indirizzati ad un pubblico di adulti, come omicidi, violenza, situazioni ad alto carico di suspance, nonché alcuni aspetti derivanti dal genere soprannaturale e horror, il tutto furbamente mescolato con una leggera componente erotica (Satanik, ad esempio, è una giovane scienziata dal volto orribilmente sfigurato fin dalla nascita; grazie a una pozione di sua invenzione, può trasformarsi in una bellissima seduttrice sessualmente emancipata – non dimentichiamo che stiamo parlando ancora degli anni ‘60!).
Barbieri decise quindi, per accaparrarsi i favori del pubblico, di spingere maggiormente sull’accelleratore con le tematiche sessuali esplicite e, con l’aiuto del disegnatore Sandro Angiolini, creò di getto alcuni titoli, come “Goldrake” (basato sulle avventure e gli … ehm … “incontri ravvicinati” di un agente segreto), “Messalina” (una serie ambientata nell’antica Roma), ma soprattutto “ISABELLA”, cronologicamente il primo fumetto tascabile erotico italiano.
Contrariamente alle aspettative, le vendite non furono abbastanza soddisfacenti, almeno dal punto di vista di Barbieri, e questo piccolo gruppo di titoli sparì dalle edicole con la stessa velocità con cui apparve.
Ma Barbieri non si arrese, e con il giornalista, scrittore, appassionato conoscitore di cinema e regista GIORGIO CAVEDON (1930 – 2001), già uno degli scrittori di “Isabella”, fondò nel 1967 un’altra casa editrice, chiamandola “Edizioni Erregi” (prendendo il nome dalle iniziali dei loro nomi: “R” e “G”).
Con questa nuova ragione sociale, oltre a proseguire le avventure erotiche di Isabella, vengono creati e sceneggiati dai due soci nuovi personaggi femminili indirizzati ad un pubblico in cerca di situazioni decisamente fuori dal comune, il tutto in volumetti a basso costo distribuiti nelle edicole italiane puntualmente ogni 14 giorni: “LUCREZIA” (ispirato alla figura storica di Lucrezia Borgia) e la sexy vampira “JACULA“, originariamente uno spin-off di “Isabella”, nonchè due riviste dedicate a storie horror senza un protagonista fisso, “TERROR” (primo numero nel 1969) e “OLTRETOMBA” (primo numero nel 1971).
In aggiunta a questa “ondata horror” c’erano comunque anche altri titoli, ormai divenuti tutti leggendari, come le serie liberamente ispirate ad eventi o personaggi storici: “MESSALINA” (una serie nuova di zecca dopo i pochi numeri di quella originale del 1966), “DE SADE” (dal nome piuttosto autoesplicativo) e “HESSA“, particolarmente curiosa perché ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e incentrata sulle avventure sessuali di Hessa Von Thurn, una crudele donna colonnello al timone di un improbabile comando delle SS chiamato “Sex Truppen“.
Va notato che, debuttando nel 1970 (e contando 47 numeri), questa serie anticipò ampiamente il film iniziatore di quel sottogenere cinematografico che passa per il nome di “nazisploitation”, l’americano “Ilsa, She Wolf of the SS” (in italiano: “Ilsa, La Belva delle SS”), del 1975, la cui attrice protagonista, Dyanne Thorne, sembrava effettivamente uscita dalle pagine di uno di questi fumetti (per chi fosse interessato, alcuni titoli tra i più noti di questo sottogenere, tutti degli anni ‘70, sono: “Salon Kitty”, “La svastica nel ventre”, “L’ultima orgia del Terzo Reich”).
JACULA
Jacula è una bella vampira bionda che, grazie ad una pozione ideata da un medico vampiro, che diventerà anche il suo compagno, è immune al potere distruttivo della luce solare, ma non all’aglio e ai crocifissi.
Jacula vive avventure ambientate in un periodo temporale situato a cavallo tra Otto e Novecento, secondo uno stilema non troppo lontano da ciò che stava accadendo quasi contemporaneamente all’estero, come – ad esempio – nei più famosi film horror della inglese Hammer Productions, ma rivisitando (in chiave erotica, ovviamente) tutti gli stilemi classici dell’orrore, del fantastico romanzesco e dell’occulto: castelli infestati, streghe malvagie, antiche e indicibili maledizioni, ritorni dall’aldilà e via discorrendo, sono all’ordine del giorno. In alcune delle sue storie, la bionda Jacula incontrerà anche importanti personaggi del genere horror, come il Mostro di Frankenstein, l’Uomo Lupo, Jack lo Squartatore, la Mummia, gli zombi, e persino il Mostro della Palude!
Questa serie a fumetti ha avuto una vita editoriale molto lunga di ben 327 numeri, a partire dal Marzo 1969, con i primi 30 numeri dalle solite dimensioni tascabili, comuni a tutti i fumetti della RG (ovvero 13×18 cm), per poi cambiare formato per 13 numeri (la cosiddetta “serie gigante”,17×24 cm), e infine tornare al consueta misura tascabile dal 43 in poi, fino all’ultimo numero, uscito nel 1982.
Oltre alla serie regolare, vi sono anche tre numeri “speciali“: il primo, intitolato “L’Amante Fredda“, uscì nel 1969; poi nel 1973 fu la volta de “Il Colore della Morte”, uno speciale tutto a colori pubblicato come supplemento al numero 100; e quindi l’ultimo, “Seme di Vampiro”, che uscì nel 1976 con le dimensioni della “serie gigante”.
Le copertine, anch’esse ormai assurte ad uno status leggendario, riproducevano i dipinti degli artisti Leandro Biffi, Ferdinando Tacconi (quest’ultimo negli anni ottanta diventerà uno degli artisti impegnati ai disegni del più famoso fumetto horror italiano, “Dylan Dog“), Carlo Iacono e Rodolfo Valcarenghi, mentre i disegni all’interno erano a cura dello “Studio Rosi” (Gaspare De Fiore e Sergio Rosi) dal numero 1 al 117, e poi dello “Studio Giolitti” dal numero 118 all’ultimo.
LUCIFERA
Altro titolo legato all’orrore, questa serie racconta la storia di una bellissima Demonessa Succube (ovvero, dal folklore e dalla letteratura antica e medievale, un demone di aspetto femminile che seduceva gli uomini per avere con loro rapporti sessuali e renderli schiavi) chiamata Lucifera, creata da Giorgio Cavedon e realizzata graficamente da Leone Frollo (artista dal tratto elegante e sensuale, recentemente scomparso). Sullo sfondo di un’Europa medievale fantastica e piena di creature mitologiche, Lucifera combatte contro le forze del bene sotto le (neanche troppo) mentite spoglie di una bella ragazzona bruna e decisamente appariscente. Esteticamente parlando, infatti, la nostra Demonessa Lucifera è un mix magistralmente realizzato tra la ferocia quasi animale di una dominatrice venuta fuori dalla matita di Eric Stanton negli anni ’60, e il letale fascino di una vampira in un film della Hammer (immaginate una Ingrid Pitt all’ennesima potenza): curve da pin-up, frangetta appuntita su lunghi capelli scuri, sopracciglia altissime e sguardo irresistibile. Spesso, seguendo la propria natura demoniaca, prova grande piacere nel vedere gli umani sottoposti a torture o sofferenze; le sue avventure, infatti, sono piene di violenza e di rapporti sessuali espliciti infarciti di sado-masochismo, bi-sessualità ed altro, senza dimenticare varie forme di stupro (da parte di umani, mostri e animali), tra cui una leggendaria fellatio fatta al diavolo stesso!
L’intera serie di “Lucifera” è composta da 170 numeri, pubblicati dall’Ottobre 1970 all’Agosto 1980. Esattamente come per “Jacula“, oltre alla serie regolare, vi sono numeri speciali da aggiungere alla numerazione: il primo è del 1979, e presenta due racconti (“Cara Bara” / “Lo Sceicco Nero“); mentre l’altro, sempre con due storie (“Pensione Mariuccia” / “Il Dottor Eutanasia”), è del 1980. Le copertine presentano inizialmente dipinti di Averardo Ciriello (già molto attivo nel campo dei poster cinematografici), in seguito sostituito dai nomi celati dietro il monicker “Studio Rosi“, mentre i disegni delle storie vengono realizzati da Leone Frollo (numeri da 1 a 15) e, dal numero 16 in poi, alternativamente da Tito Marchioro e dallo “StudiOriga” (Adriana Lobello, Renzo Savi, Manlio Truscia e Edoardo Morricone).
Come per la serie di Jacula, tutti i numeri di “Lucifera” vennero pubblicati con successo in edizioni francesi, svizzere e tedesche da Elvifrance / Elvipress, e sono anche stati ristampati (con copertine diverse) due volte in Italia: come “Lucifera Collezione” nel 1977 e come “Lucifera” nel 1992 .
Per varie (e potrei dire ovvie, per chi mi conosce) ragioni, questa serie è una delle mie preferite in assoluto, e Lucifera è di gran lunga il mio personaggio preferito tra le varie contro-eroine dei fumetti italiani; sono sempre stato attratto da personaggi femminili attraenti e con una forte personalità, e da alcune precise caratteristiche fisiche: mescolate questi elementi con l’orrore, il sesso e il soprannaturale, e potrete attrarre la mia attenzione come una mosca sullo zucchero!
Ho sempre immaginato di poter vedere un film di qualche tipo dedicato alla nostra feroce Lucifera, sia che fosse realizzato negli anni ‘70, magari con il ruolo principale interpretato da Caroline Munro (una delle mie attrici preferite di quel periodo), sia come prodotto di tempi più recenti, con il pedale spinto su scene di sesso completo, e con la Diavola interpretata da Karma Rosenberg, una star del cinema per adulti (ormai non più attiva).
Sfortunatamente, nessuno ha mai deciso di realizzare questo sogno e rendermi un uomo felice. Almeno fino ad ora!
CAMBIAMENTI
Mentre la situazione sociale e politica in Italia iniziava a farsi sempre più caotica, con la vita di tutti i giorni segnata dal proliferare delle proteste studentesche da una parte, e dall’aumentare di cruenti attacchi terroristici dall’altra (come la tristemente famosa Strage di Piazza Fontana, in cui un gruppo di estremisti di destra fece esplodere una bomba all’interno di una banca a Milano, causando 17 morti e 88 feriti), questi fumetti sconci e oltraggiosi iniziarono rapidamente a diventare popolari dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli anni Settanta, raggiungendo vendite record di oltre centomila copie per numero. Prova della loro crescente popolarità anche al di fuori del mondo dei fumetti fu la realizzazione di un film su Isabella, (“Isabella, Duchessa dei Diavoli”), diretto da Bruno Corbucci nel 1969, con l’attrice svizzera Brigitte Skay che offriva le sue generose nudità nel ruolo principale.
Ma tutte le cose buone sono purtroppo destinate a finire: dopo alcune divergenze creative infatti, nel 1972 Renzo Barbieri cedette a Cavedon tutti i diritti editoriali e tutti i personaggi della ErreGi; quest’ultimo quindi modificò il nome della casa editrice in “EDIPERIODICI“, continuando si a pubblicare i titoli già esistenti, ma contemporaneamente creando nuovi personaggi con l’aiuto di un rinnovato team creativo: “COSMINE” (1973/1974) e “ZORDON” (1974/1977) esplorarono il mondo della fantascienza, seppur non senza una spruzzata di erotismo, mentre “TERROR BLU” (1976/1994), “STORIE NERE” (1977/1982) e “STORIE NERE GIGANTE” (1978/1996) erano testate ancora una volta focalizzate su tematiche horror e del mistero.
Con l’avvento degli anni Ottanta però, le nuove serie edite da Bonelli – e decisamente meno estreme – come “Dylan Dog” e “Martyn Mystère“, furono le “nuove sensazioni” nel campo horror / fantasy / soprannaturale italiano, attraendo centinaia di nuovi lettori, grazie anche a una innegabilmente maggiore qualità delle storie e ad una più oculata cura sia nei disegni che negli script (senza tralasciare carta e qualità di stampa migliori, in generale); ciò fece si che un gran numero di nuovi titoli della Ediperiodici di Cavedon si concentrasse solo sullo humor di basso livello e sul divertimento derivato da battute a sfondo sessuale e da situazioni imbarazzanti, cadendo spesso nella pornografia più becera, fino all’inevitabile disastro commerciale degli anni Novanta.
…ma cosa successe a Renzo Barbieri?
Dopo la separazione nel 1972, il Nostro fondò altre case editrici sulla stessa linea delle sue fortunate precedenti esperienze, con l’obiettivo di inondare, da un punto di vista commerciale, il mercato dei fumetti per adulti; queste edizioni, pur avendo la stessa veste grafica, presero di volta in volta il nome di “EDIFUMETTO”, “EDIZIONI LO SQUALO” (con una silhouette di squalo come logo editoriale), “EDIZIONI GEIS”, e perfino l’eloquente “RENZO BARBIERI EDITORE”. Dal momento che i diritti delle serie precedenti rimasero tutti nelle mani di Cavedon, Barbieri ebbe la necessità di iniziare tutto da capo, con nuove serie e nuovi personaggi. In tutta sincerità, alcune di esse trovavano giustificata la propria esistenza solo ragionando in termini di puri intenti commerciali, ed erano basate in generale su nudità più o meno spinte, su situazioni erotiche più o meno umoristiche, e più in generale segnate da una certa bassa qualità e ripetitività; altre furono invece decisamente più meditate, e sono ormai a divenute leggendarie, come le più illustri progenitrici: “ZORA LA VAMPIRA“, “SUKIA“, “BELZEBA“, “YRA” , “ULULA“, “CIMITERIA” e “NAGA LA MAGA” sono i titoli di cui mi accingo a parlare.
ZORA
Il primo numero di questa famosa serie uscì nel Settembre del 1972, presentandoci le origini di questa bionda e (ovviamente) avvenente vampira, che era niente altro dal punto di vista creativo che una versione aggiornata di Jacula.
Zora (ispirata nel look – come sostenuto da molti critici e fans – dalla bella e affascinante attrice francese Catherine Deneuve) vive le sue avventure in un ‘800 puramente immaginario, ed è la figlia del professor Pabst, un serio studioso del vampirismo che, nelle sue ricerche, trova il cadavere del famoso Conte Dracula e cerca di trasferirlo dalla Transilvania a Londra. Dopo aver riportato in vita il Conte con un bacio, la ragazza viene morsa da quest’ultimo, diventando quindi una vampira; ma, grazie all’uso di una pozione magica, la ragazza vampirizzata può camminare e vivere anche alla luce del giorno, vivendo in questo modo le sue numerose avventure nella lotta contro il malvagio Conte.
Queste storie sono largamente popolate dalle ormai solite icone horror, ovvero da un vasto assortimento di mostri, lupi mannari, fantasmi, demoni di varia origine, e persino Satana stesso, ma una nota speciale va spesa in favore del personaggio di FRAU MURDER, una iconica sexy-vampira dai capelli corvini che è (guarda caso) l’amante di Zora, la quale da casuale comprimario diventerà presto una vera co-protagonista di questa serie.
Quella di “Zora la Vampira” è stata la più longeva tra le serie ideate da Barbieri dopo la separazione da Cavedon, ed è composta da ben 288 numeri, suddivisi in 5 serie annuali pubblicate con nomi editoriali diversi, ricominciando ogni volta dal numero 1 ad ogni cambio di nome: la prima (appena 6 numeri) da Settembre a Dicembre del 1972; la seconda (23 numeri) da Gennaio a Dicembre del 1973; la terza (ancora 23 numeri) da Gennaio a Dicembre del 1974; la quarta (167 numeri) da Gennaio 1975 a Luglio 1981; e l’ultima, la quinta (68 numeri), che va da Luglio 1981 a Settembre 1985.
A questa già lunghissima lista di numeri regolari, vanno aggiunti otto speciali: il primo è del Novembre 1972 ed è intitolato “Oroscopo Demoniaco 1973“: non si tratta di un fumetto, bensì di una narrazione in prosa con le previsioni astrologiche per l’anno a venire (il 1973, appunto); gli speciali a fumetti sono invece “La Peste Nera“, del Settembre 1973, “Natale di sangue“, del Febbraio 1975, “La Casa degli Orrori“, del Luglio 1980, “Festa di Sangue”, del Luglio 1981, “Sopraffatta dai Mostri” (un team-up, ovvero un incontro tra protagonisti di serie diverse, con NECRON, personaggio horror per adulti disegnato da Magnus) del Settembre 1983, “La Sorella del Mostro“, del Luglio 1984 e “Vietato Rubare Cadaveri“, del Giugno 1985.
Una grande quantità di ristampe, anche in “edizione speciale“, è stata realizzata più o meno fino all’inizio degli anni 2000, in vari formati e varie qualità di riproduzione.
Tutte le storie della serie sono state scritte da Renzo Barbieri, presto raggiunto da Giuseppe Pederiali (che si firmava con il nome di Rubino Ventura), e disegnate da Birago Balzano (inchiostrato da Saverio Micheloni), Giovanni Romanini e Giuseppe Montanari. Le fantastiche copertine sono tra le più famose e iconiche di questo genere e riproducono i dipinti di Alessandro Biffignandi, Emanuele Taglietti e Roberto Molino.
CIMITERIA
Il secondo titolo che nacque dalla mente fertile di Barbieri fu CIMITERIA, che esordì nel Maggio del 1977, e si trattava di una serie un po’ più estrema, tinta di necrofilia, tradizionalmente ancora una volta ambientata nel passato: i primi anni del 1900, questa volta.
In un piccolo villaggio inglese vive un gobbo chiamato Quasimodo (ovviamente un omaggio al personaggio del romanzo di Victor Hugo, “Notre Dame De Paris“), il cui aspetto lo rende costantemente oggetto di derisione da parte degli abitanti. Il suo crescente disgusto per l’umanità lo spinge alla solitudine, e gli fa preferire la compagnia dei morti; in particolare, essendo (guarda caso!) il custode del cimitero, Quasimodo ama intrattenersi (anche in senso biblico) con i cadaveri di giovani donne morte da poco. Durante una delle sue “azioni notturne”, scopre il corpo di una ragazza bionda incredibilmente bella, che decide di chiamare “Cimiteria“, sognando quanto sarebbe bello se esistesse una possibilità di riportarla in vita. L’occasione perfetta arriva quando un mago fuggiasco si rifugia nel cimitero per sfuggire alla rabbia di una folla inferocita; cogliendo l’occasione al volo, Quasimodo chiede al mago di realizzare il suo sogno perverso, e quest’ultimo, commosso dalla profondità dei sentimenti del gobbo e mosso a compassione, compie un rito di magia nera (con varie… ehm… inserzioni di oggetti magici) per riportare Cimiteria nel mondo dei viventi. Ovviamente, il rito si rivela efficace, e la bionda zombie torna a camminare su questa terra.
La storia prosegue con il consueto marchio di fabbrica “sesso e orrore” (più spesso pornografia, oserei dire) per ben 119 numeri della serie regolare, fino all’ultimo numero, uscito nel Giugno 1984, con l’aggiunta di cinque speciali: “Il Seme dell’Impiccato” del Giugno 1980, “L’invasatore di Mostri”, del Marzo 1983, “La Figlia dello Stregone”, del Giugno 1983, e “Il Monastero degli Orrori”, del Luglio 1984.
Tutte le storie sono scritte da Renzo Barbieri e disegnate da Carlo Panerai e dai vari disegnatori che lavoravano sotto il nome di “Studio Dino Leonetti“, mentre le copertine sono dipinte dalle abili mani di Emanuele Taglietti, Alessando Biffignandi e Germano Bonazzi.
SUKIA
Sukia è, assieme a Jacula e Zora, un altro titolo a tematica vampirica inventato da Barbieri, ed è forse il più famoso di questa “seconda ondata”, grazie anche alle meravigliose copertine dipinte da Emanuele Taglietti.
Tutte le storie e i testi della serie sono scritti come sempre da Renzo Barbieri, con disegni di Nicola Del Principe, Eugenio Benni, Nestore Del Boccio e Flavio Bozzoli.
Come già successo con Jacula, i tratti somatici del personaggio furono ispirati graficamente da un’attrice allora molto popolare, l’italiana Ornella Muti.
Protagonista di questo fumetto è Sukia Dragomic, nientemeno che la figlia del conte Dracul l’Impalatore; ma Sukia è molto più malvagia del suo famoso papà, e lo dimostra al mondo uccidendolo improvvisamente (ufficialmente, per sfuggire alla sua crudeltà) e facendo seguire la stessa sorte anche a sua sorella, per poi dedicarsi rapidamente a tutti i tipi di sadismo, fino a quando non viene catturata, imprigionata e sepolta viva dietro una parete. Il suo corpo perfettamente conservato viene quindi ritrovato nel 1724 e un contatto accidentale con del sangue la riporta in vita.
Come ogni rispettabile vampiro, Sukia è praticamente immortale e vive le sue avventure (spesso sessuali, ovviamente) nella New York degli anni ’70, conducendo una vita apparentemente normale; è fidanzata con un giornalista di nome Alfred Bildiger, ma, quando questi scopre accidentalmente la sua vera identità, lei lo morde e poi lo uccide. Durante la serie Sukia viaggia per il mondo, sempre accompagnata da un aiutante effeminato e libertino di nome Gary (una vera macchietta, con tutti i clichè tipici che si affibbiano agli omosessuali – una roba per cui oggi la serie chiuderebbe dopo due settimane), ma è inseguita da Bill Thomas, un amico di Bildiger e giornalista a sua volta, determinato a scoprire la verità sulla misteriosa scomparsa del suo amico Alfred e a rivelare al mondo la vera identità di Sukia. Ovviamente, Bill è anche segretamente innamorato della bellissima vampira.
L’intera serie “Sukia” è durata complessivamente 153 numeri, dal Giugno 1978 al Marzo 1986, iniziando ancora una volta dal numero 1 ad ogni cambio di ragione sociale della casa editoriale, e conta come consuetudine anche cinque numeri speciali estivi: “Il Diavolo Corre ad Indianapolis”, del Luglio 1979, “La Mummia Vampira”, del Luglio 1980, “Il Costruttore di Cadaveri”, del Luglio 1981, “Vampir Baby”, del Luglio 1984, e “Il Cannibale d’Oro”, del Luglio 1985.
La serie è stata pubblicata con successo anche in Germania, Francia e America Latina e ristampata in vari formati e in diverse occasioni.
GLI ALTRI TITOLI
Arrivati a questo punto della storia, i miei lettori saranno sicuramente giunti ad una conclusione: tutti i personaggi creati e pubblicati per “Edifumetto” / “Edizioni Lo Squalo” / “Edizioni Geis” o qualunque sia il nome che Barbieri amasse usare in quel momento, erano belle ragazze, variamente legate al mondo della fantasia e dell’occulto, ma parecchio disponibili e disinibite quando si trattava di spogliarsi e fare sesso per ragioni puramente materiali.
Gli altri titoli usciti tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta non fanno alcuna differenza: “NAGA LA MAGA“, “YRA” (entrambe collane che presentano i bellissimi disegni di Leone Frollo) e “BELZEBA“, sono tutte serie create dallo stesso clichè, e presentano a turno: una strega spericolata che usa molto di più il sesso che non gli incantesimi (Naga), una vendicativa ragazza vampira (Yra) e una diavolessa ermafrodita con i lineamenti di una bella bionda (Belzeba).
Nonostante la presenza di momenti assolutamente godibili e disegni di alta qualità (soprattutto quando disegnate con il consueto tratto elegante da Leone Frollo), tutte queste serie ebbero una vita breve, al punto che raramente la numerazione superò le trenta uscite.
Una menzione speciale va però fatta per la licantropesca serie “ULULA”, composta di 36 numeri, usciti dal Gennaio 1981 al Settembre 1984, più due speciali estivi, del Giugno 1983 e del Giugno 1984. In questi fumetti è raccontata la storia della fotomodella di successo Ulla Von Hagen, una bella ragazza che nasconde un terribile segreto: dopo aver ricevuto una trasfusione di sangue da un lupo mannaro, alla luce della luna piena si trasforma in un famelico licantropo! Ulla è sempre in compagnia del suo disinvolto amico gay Joe (…ci risiamo…), che è anche l’unica persona a conoscere il suo orribile segreto.
Nonostante sia un “classico” (ammesso che questo termine possa essere usato in questo ambito) sexy-horror per adulti, in “Ulula” l’elemento esplicito erotico o pornografico è ridotto al minimo; non fraintendetemi: Ulla è spesso nuda o comunque molto poco vestita quando è raffigurata nelle sue forme umane (forme molto generose, a dire il vero), ma le trame create da Stefano Berti non sono la solita ricerca di un espediente banale per portare il personaggio semplicemente da un rapporto sessuale soprannaturale ad un altro.
Anche i disegni di Giovanni Romanini, già allievo e assistente di Magnus (che ha chiaramente influenzato il suo stile) sono, da un punto di vista qualitativo, al di sopra della media della maggior parte delle altre pubblicazioni dello stesso genere, mentre le copertine presentano ancora una volta gli splendidi dipinti di Emanuele Taglietti.
UNA SPECIE DI RESURREZIONE
Alla fine di questa lunga avventura, e per tutti i completisti compulsivi annidati là fuori, va segnalato che in questo periodo in Italia stiamo assistendo ad una sorta di rinascita dei sexy fumetti tascabili, con l’uscita di diverse nuove storie realizzate con la licenza degli eredi Barbieri e Cavedon, e pubblicate con il nome di VINTAGEROTIKA.
L’intero progetto è stato concepito come un vero e proprio “labour of love” nel 2015 dalla mente di Luca “Laca” Montagliani, un fan di vecchia data dei sexy fumetti italiani, e iniziato con un crowdfunding finalizzato alla realizzazione di sette albi spillati di 40 pagine ciascuno (un libretto per ogni personaggio, oltre a un numero dedicato ad una speciale pin-up gallery); gli albetti sono stampati su carta di alta qualità e presentano disegni e copertine realizzati da artisti italiani molto bravi e interessanti, sia contemporanei, come Adriano De Vincentiis, Andrea Bulgarelli, Franco Saudelli, Moreno Burattini, Alex Horley (aka Alessandro Orlandelli), ed altri, ma anche coinvolgendo alcuni dei creatori e collaboratori originali, come Giovanni Romanini, Nestore Del Boccio ed Emanuele Taglietti (per le copertine).
I sei titoli già realizzati sono: Zora, Jacula, Lucifera, Cimiteria, Sukia, Belzeba, Ulula e Yra (oltre al numero dedicato alla galleria di pin-up, ovviamente), mentre è stata annunciata un’altra carrellata (con pubblicazione prevista tra il 2019 e il 2021) con Naga, Oltretomba, un secondo numero di Belzeba (una storia scritta da Steve Sylvester dei Death SS), un secondo numero di Ulula, un nuovo numero di Zora, ma anche Wallenstein e alcuni titoli non horror (Biancaneve, Fata Turchina, La Poliziotta).
A questa già lunga lista, Montagliani ha anche aggiunto un nuovissimo personaggio di sua creazione: “SUSPIRIA DEL REGNO OSCURO”, con testi scritti da lui e disegni di Andrea Bulgarelli.
Secondo una precisa intenzione dell’autore, “Suspiria” vuole essere non solo un omaggio ai vecchi tempi, ma soprattutto una versione più matura e colta dei sexy horror tascabili, o, citando direttamente l’autore, “un’indagine sui mostri che emergono dal nostro inconscio”.
Tutti i prodotti Vintagerotika, sia quelli più recenti che le prime uscite, sono disponibili fino ad esaurimento sul sito lacadelavega.wixsite.com/annexia/home in cui potrete trovare anche gli annunci per le novità e i vari aggiornamenti.