Dopo Twilight del 1993, i Corpus Delicti incisero Sylphes: già l’opener “Patient” carica di decadenza e con uno spettrale controcanto femminile, e un refrain catchy ha tutte le carte in regola per essere considerata una cult track, con splendidi riff lamentosi e drammatici (come solo il Death Rock sa fare!) ben sostenuti dalla batteria.
“The lake” cupa, tragica, funesta, è una litania funebre e gelida; ha un carattere molto teatrale e le vocals sono profonde, cariche di echi che ci fanno palpitare.
“…Of all desperationis” christiandeathiana al punto giusto, non sfigurerebbe nella colonna sonora di un fil dell’orrore; molto validi anche i giochi verbali alternati tra toni bassi e toni acutiallucinati.
“Saraband“, ritmica, su riff casellati e impietriti, si nutre di vocals quasi abbattute e affrante.
“Noxious” porta il Death Rock alla perfezione formale espressiva, elevandolo con riff dilatati e trascinati; un pezzo molto Virgin Prunes. “The smile of grace” torbidamente ammantata in veste ambient…quasi stessimo assistendo al canto di un’anima dannata nei corridoi di un manicomio.
Un pezzo veramente denso di anima gotica ferita e sanguinante che, diciamo la verità, ormai si è un po’ persa nelle uscite recenti…
“Circle” è psicotica, nervosa, con vocals stridule: pezzo al 100% psycho Death Rock. “Dusk of hallows” è più pacata, molto Sisters of Mercy e acquista tragicità solo verso il finale.
“Red“, atipica, con battiti aritmici e chitarre stridule su un basso costantemente in primo piano insieme alle vocals.
“Private slaughter” è quasi “circle” part 2 portata allo spasimo e alla cacofonia nichilista. “The awqkening“, umbratile, forse troppo sfiancante.
Chiude il cd “Sylphes“, arcana melodia che già anticipa i lavori di Sopor Aeternus (!) che fa cadere un drappo funebre su questo cd.