Torna dipinto dai raffinati “Blade Lovers” di Saturno Buttò l'”erotic neofolk” degli Spiritual Front di Simone Salvatori.
Un “Amour Braque“, un amore balordo e folle che si trascina tra i vicoli oscuri e i bassifondi del desiderio, alla ricerca della redenzione degli abissi carnali, di una catarsi che ha il sapore del piacere e del dolore. Un edonismo del finito, profondamente umano, che trasporta nel suo regno i suoni e le influenze delle danze popolari, di un blues intellettuale, l’eleganza del “dark folk”.
L’amore punisce e fa sanguinare nella delicata e sensuale “Tenderness through violence“, l’appello ad un perdono (“forgive me, make me bleed“) che si manifesta trafiggendo la colpa nel corpo dell’amato.
La scanzonata e ritmata “Disaffection” traduce un’impossibilità (“I’ll never be able to love“) dettata dalla schiavitù degli istinti corporei, fino all’introspezione di “The Abyss of Heaven“, un ritorno agli apici delle sponde oscure del neofolk.
Splendida la serenata dei dannati di “Children of the Black Light“, con quell’erotismo prettamente “dark”che costituisce il leitmotiv dell’intero album.
“Amour braque” porta in scena la dicotomia ed il conflitto tra l’amore romantico e la sete carnale, tra la purezza del sentimento e l’istinto proprio alla natura umana.
Una voluttà che si esprime nel dolore (“Pain is love“), nella paura del proprio desiderio (“Beauty of Decay“) e nella devozione ad esso (“Devoted to you“). Il conclusivo “I’m still destined to you” di “Vladimir Central” ci lascia con un finale aperto e per certi versi enigmatico, così come il desiderio si traduce nella tensione inquieta che non giunge mai a quieto possesso.
Gli Spiritual Front portano al culmine gli spunti dell’indimenticabile “Armageddon Gigolò“, dipingendo un uomo diviso tra le esigenze dell’istinto e l’ideale dell’amore monogamo, un tentativo di espiazione che trova il proprio conforto nelle dolci ferite del corpo.