Forse per i più attenti il nome Inertia non risulterà poi così nuovo . Sicuramente non risulterà nuovo per gli amanti ed i fanatici dell’ Ebm di matrice anglosassone visto che la band di cui stiamo parlando può considerarsi una veterana del genere con lunghissimi diciotto anni sulle spalle ed una carriera costellata da numerosi successi originali e molteplici cover di altrettanto grande successo come quelle ai Depeche Mode, T- Rex, Nick Cave, Falco, Duran Duran ed Elvis Presley giusto per citarne i primi che mi vengono in mente.
Non tutti sanno che il fondatore del progetto è un certo Reza Udhin , attuale tastierista dei Killing Joke , e che anche gli altri membri sono parte integrante di altri gruppi musicali come ad esempio Alexys B uno dei discepoli del progetto Electro Falco ed Andrew Lowlife degli Swarf. Dopo numerose peripezie e molteplici cambi di line-up la band con questo Deworlded sembrerebbe aver ritrovato una buona fetta della vena artistica espressa nei primi ottimi lavori.
Tre anni di stato embrionale tanti ce ne sono voluti per ascoltare primi sospiri della nuova creatura meccanica . Tre anni che , malgrado l’attesa, sembrerebbero aver donato una certa compattezza sia al sound , assolutamente carico ed incisivo e sia alle liriche , ricche di enfasi e mai fuori le righe . Proprio le azzeccate tematiche fanno da catalizzatore alle esplosive miscele attraverso testi viscerali che spaziano tra dilemmi esistenziali ed ampie critiche societarie.
Tra i pezzi migliori del disco cito sicuramente Repeat and follow dai ritmi incessanti ed invasivi , Alien dall’introduzione cinematografica e dai furbetti ritornelli di facilissima assimilazione e Round and Round‘ con la sua egregia composizione ritmica con apprezzabili innesti di distorsioni vocali di Alexy dapprima forti ed incisivi per poi abbandonarsi ad uno stato di inutilità e di abbandono soprattutto nella frustrante ripetizione di round and round we go.
Molto ben eseguita è la chiusura del disco affidata alla plastificata Capture incisiva ed atmosferica soprattutto nella sua parte finale.
Per concludere evidenzio come nonostante il tempo e nonostante la grande monotonia che sta infestando il genere elettronico in questi nefasti tempi musicali ci sia qualcuno in grado ancora di inventare qualcosa di buono. Le impalcature industriali di questo Deworlded dimostrano come non tutto forse risulta perduto e dimostra soprattutto come dalla semplicità e dalla pura passione può nascere uno splendido congegno , in questo caso musicale .