Se “Wings of Joy” era intriso di spettri vaganti in giardini diroccati e una triste bambina fragile che li accompagnava con ninnananne fragili, “Future songs” sembra virare non più su sentori d’inquietudine, ma sulla consapevolezza totale dell’ansia, in forma più sottile.
Già l’opener, pacata e liquida, ci riporta agli stessi Cranes dei ’90s -la stessa voce di Alison, così fragile…- quando l’ondata grunge aveva cancellato il sound Dark Wave, mentre i Nostri, imperterriti, andavano avanti per la loro strada basata su atmosfere liquide e oscure.
In questo cd mancano però le divagazioni sulfuree insostenibili di “Thursday”, “Starblood”, “Wish” di “Wings..” dagli echi necromani.
“Submarine” ripropone il tema e il timbro “ninnananna dark” tipico dei Nostri, con la vocina da bimba psicotica su note ritmiche che si susseguono, così come in “Flutesongs” (impreniata d’ atmosfera alla “Disintegration” dei Cure: che i nostri Cranes, siano gli eredi di quel sound?) mentre la tristissima “Sunrise” inizia su suoni oscillanti e dilatati e note acustiche desolanti, con echi laceranti di tristezza, lacrime e sangue, ma sempre introversi.
“Don’t wake me up” è ispirata a certa aritmia Trip Hop, rallentata, asincrona, e con vocals sussurranti, un vero viaggio mentale nell’ansia, tangibile ma immotivata, mentre “Driving in the sun” è eccessivamente easy (qua e là ci si rifà ai Cocteau Twins del periodo “Milk and kisses”), forse la song meno incisiva dell’ album.
“Fragile” è molto Placebo-style (periodo “Placebo” di ” Hang on to your IQ” e “Lady of the flowers”) ed effettivamente ci regala un senso di fragilità e precarietà .
è comunque un pezzo un pò atipico dei Cranes così come “Even when”, eccessivamente stucchevole, e “Eight” è solo un’intermezzo memore dell’antica iconoclastia di song come “Starblood” anche se in questo contesto è a spoposito.
“Everything for” cita in pieno le armonie liquide di “Disintegration”: peccato sia strumentale!
Chiude il cd “The maker of heavenly trousers” altra ballata che si dissolve tra echi e riverberi Shoegaze (alla Slowdive di “Catch the breeze”) e vocals insolitamente tranquille.
Cd pregevole, anche se lo strascico sulfureo degli esordi, e quel senso di soffocamento nichilista tipico dei primi Cranes, si è sublimato in melodie all’apparenza più easy e cantautoriali.
Lunaria
Darkwave
2001
Cranes