Gelo e notte , fuoco ed antiche storie ,passato e lugubri abbagli sono alcuni degli ingredienti che compongono il nuovo di Douglas Pierce in arte Death in June. Un disco che giunge come un notturno canto , come una fiaba che si stringe intorno al fuoco ed ai ricordi appassiti di usanze e di storie appartenute a popoli ormai ricoperti di una folta coltre polverosa .
Il sapore di questo Peaceful of snow sà di nordico e riabbraccia in toto le brumose atmosfere britanniche scrollandosi finalmente di dosso la riarsa polvere australiana che da un po’ di tempo aveva sicuramente ottenebrato la mente dell’austero menestrello. Un ritorno all’antico con un tocco di assoluta novità per Douglas.
Innanzitutto nel complesso strumentale e lirico del disco ricompare come una banshee che ha finalmente ritrovato la via per la dannazione il suo essere un aperto sodomita con il gusto dell’esoterico . Esoterismo che torna in ogni traccia del disco annodandosi negli iconici vocalizzi di Pierce resi ancor più cupi dalla minimale atmosfera musicale totalmente affidata al sommesso pianoforte del pianista croato Miro Snejdr lasciando così incredibilmente da parte la sua tanto amata chitarra acustica.
La vera novità della nuova fatica di stampo Death in June è proprio quella di poggiare nell’ombra la chitarra per far spazio ad un malinconico e frustrante pianoforte che diviene così l’unica luce del regno delle strane e vaghe creature che popolano l’assurdo teatro dell’artista britannico . Ombra e luce si scontrano nelle lente ed esoteriche ritmiche del disco cadendo spesso in tumuli di noia ed incertezza non trovando pace neppure nelle pulite e melodiche lacrime di pianoforte del bravissimo Miro .
La maestria del musicista è sicuramente riconducibile alla scelta del tema centrale concentrato sull’aspetto simbolico di Vukovar , città croata che ha sofferto in modo significativo durante la guerra civile ed ha agito come un punto cardine per il raggiungimento dell’indipendenza. Proprio per questo il pianista si sente direttamente tirato in ballo riuscendo ad enfatizzare al massimo le sue malinconiche note di pianoforte.
Il romanticismo europeo e la malinconia si riversano principalmente nella title track ed in “Maverick Chamber “ densa di sapori orientali ed infestata da romantici lamenti che evidenziano una certa affinità con le musiche di Marc Almond ed Othon. Da sottolineare anche le morbide sfumature di “A nausea†e la tetra “Fire Feast†che richiama in parte le nebbiose atmosfere acustiche dei Coil di “ All the pretty Little Horsesâ€.
Il resto del disco riprende molto da Rule Of Thirds soprattutto nella sua spartana e minimale produzione cadendo purtroppo in spazi claustrofobici densi di noia e di abbandono. Sicuramente un buon disco che cancella gli ultimi passi falsi di Pierce ricucendo ed avvicinandosi ai tempi dell’apprezzabile Take Care And Control. . Un disco che sicuramente non apparirà immediato ma che secondo me si lascerà apprezzare con il tempo e con la notte.
Angel
Darkwave
2010
Death in June