“Der Himmel über Berlin”: partendo da un nome che ci risuona nei timpani evocando qualcosa di “angelico“, la band di Trieste vuole ottenere tutt’altro, invece. Con “Memories never fade”, loro album d’esordio, corposo e interessante, i tre musicisti ci fanno presto intuire una concreta base di partenza, in bilico perfetto tra passato e presente e in una giusta amalgama tra new wave, dark e virtuosismi drum-chitarra-basso, il tutto espresso in una prospettiva lirica e pulsante.
Scorrendo le 11 tracce del disco (prodotto da Swiss Dark Night, etichetta underground svizzera che sostiene in modo specifico le wave-bands), non possiamo non notare l’influenza che alcuni “numi tutelari” hanno avuto sulla formazione del gruppo triestino (dai Joy Division al primo Nick Cave, dai Sisters of Mercy ai Bauhaus), ma il tutto viene interpretato in un’ottica più autocontrollata e distesa, quasi sinfonica.
L’elemento portante del CD resta, di certo, il suono ben armonizzato che proviene dai tre strumenti (Davide Simeon alla chitarra, Paolo Rossi alla batteria e Stefano Bradaschia al basso) che, vigorosi e vibranti, non fanno percepire la poca presenza della voce (di Rossi) come una pecca. Al contrario: nei pochi passaggi “cantati”, infatti, la voce crea un’atmosfera onirica ed allo stesso tempo impetuosa, quasi primordiale. E quell’effetto primitivo rimanda a umide mura di qualche locale sotterraneo con fumose luci blu ultraviolette che accompagnano una danza selvaggia, libera in un tempo sospeso che potrebbe essere tanto il 1983 quanto il 2013, poco importa.
AD MAIORA, ragazzi!
Gaetano Cuomo
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Post Punk
2012
Der Himmel über Berlin