Per ascoltare questo “The Fountain†le porte della memoria e del passato devono essere ben chiuse . Siamo lontani anni luce , infatti , dagli antichi fasti di “Crocodiles†, “What Are You Going To Do With Your Life” ed “Ocean Rain†, veri e propri epicentri malinconici e fuorvianti ed assolute “perle nere†custodite gelosamente nelle tetre collezioni degli amanti della musica a tinte oscure. Siamo distanti da quella malinconia figlia degli ottantini anni , quando gli “Echo†erano nel pieno di un travaglio emotivo ma soprattutto erano dei pittori di mondi fatti da rumori ed armonie , celebrazioni espressive poste sempre sull’orlo del disfacimento.
Il rispetto delle tradizioni e soprattutto del loro trade mark in questo undicesimo disco viene totalmente a mancare. La componente post punk degli esordi ,classica in alcuni dischi e rivoluzionaria in altri , risulta infatti praticamente svanita in questo “The Fountain “ dove la musica lascia spazio ad un collettivo totalmente diverso e mutato rispetto al passato. Possiamo parlare di una certa maturazione in chiave stilistica ed una presa visione dell’epoca futurista ma dobbiamo evidenziare come la musica degli Echo sia assolutamente progredita verso nuovi orizzonti e totalmente mutata nelle più nascoste viscere dell’anima.
Il cambio di line up e la dipartita dello storico bassista Les Pattinson , risultano essere alcune delle cause di forza maggiore del repentino cambio della musica dei “nostri†alla quale va aggiunta anche la presenza di Chris Martin, chitarrista e cantante nonché leader dei Coldplay. Proprio la presenza di quest’ultimo influisce ,e non poco, alla mutazione artistica targata Echo and the bunnymen che abbandonano totalmente i ferri del loro ormai consolidato mestiere , quello ovvero di un post punk colmo di lirismo e di pathos , per intraprendere il sentiero di un nuovissimo progetto dall’anima prettamente più rock.
A cambiare , inoltre , l’intero mondo musicale dal nome Echo and the bunnymen risulta anche essere la produzione , in questo caso affidata all’ermergente John McLaughlin , produttore ed autore di band di stile esclusivamente pop tra le quali spiccano Busted e Westlife tra tutte.
Quel che ne esce fuori è un lavoro facilmente inquadrabile , a grandi linee , all’interno degli stilemi della musica convenzionale assolutamente priva di originalità ed assolutamente imbarazzante in alcuni frangenti. Nelle sonorità ,infatti , sembra disperdersi totalmente anche il carattere evocativo che da sempre caratterizzava la musica degli inglesi ed anche il binomio simbolico/cupo sembra perdere totalmente la sua consistenza estetica non trovando quasi mai una perfetta aderenza alle sonorità espresse in questo platter.
Penetrando all’interno dell’anima di questo “The Fountain†resta sicuramente difficile definire delle tracce cardini di questo disco . Le progressioni più o meno stratificate si muovono attraverso contesti “più caldi “ rispetto agli scenari ai quali gli Echo ci avevano fin troppo bene abituati. La musica che si muove in queste dieci tracce vive attraverso alternanze stilistiche , strumentali e narrative e si dipana totalmente tra momenti algidi ed altri momenti assolutamente apatici. La vena rock ( si avete letto bene rock! ) stabilisce un nuovo punto di contatto e ridipinge totalmente l’anima degli inglesi ma sembra , anch’essa , non incidere quasi mai per tutta la durata del disco.
“Think I’ll Need It Too” , tra l’altro singolo di lancio ed opener track di questo “The Fountain†, mette in risalto , sin da subito , la nuova anima degli inglesi . Semplice ed a tratti banale la traccia punta forte solamente sul suo orecchiabile ritornello concentrando il tutto nel superficiale aspetto ed impatto commerciale. A dire il vero , personalmente parlando , la traccia in questione sembra una forzatura di “Stormy Weather” , opener track del precendete disco uscito quattro anni fa dal titolo “Siberia†. Risulta , tra l’altro , molto forte , come spiegavo precedentemente , l’impatto musicale dato dalla presenza di Chris Martin. Facili rifacimenti, infatti, sono rintracciabili soprattutto nei riff di chitarra e nelle chiavi ritmiche che riportano alla mente “Forgotten Fieldsâ€
Gli stessi caratteri musicali sono percorribili anche nelle seguenti tracce come per esempio “Life Of 1,000 Crimes” , che mantiene integre le banali impalcature stilistiche sulle quali l’intero disco è costruito o nell’anonima ed apatica “Everlasting Neverendless”. Nella traccia dalla quale il disco prende il titolo “ The Fountain “ , che vede come ospite Chris Martin , la situazione migliora solamente in chiave “musicaleâ€, ovvero attraverso arrangiamenti più solidi e più fluidi restando , comunque , ben fuori dai canoni stilistici degli Echo and the bunnymen. “The Idolness Of Gods” , traccia conclusiva del disco , nasconde nel suo interno un piccolo frammento evocativo soprattutto nel songwriting e nell’atmosfera trascinata a lacrime dal sommesso pianoforte di Will Sergeant , fin qui , a dire il vero , pressoché non pervenuto.
Tirando le somme “The Fountainâ€,segna un nuova nascita degli Echo and The Bunnymen . Lo stesso “Ian McCulloch†definisce il cd come un disco “d’esordio†di una band che chiude quasi totalmente gli occhi al passato e che si lancia a capofitto verso l’incognita del futuro . Nonostante la totale rivoluzione del sound e nonostante l’azzardato tentativo di riemergere attraverso l’uso di musica convenzionale ed il quasi totale abbandono alle “mode sonore†il disco non riesce a decollare. L’unica nota positiva , se proprio dovessi trovarne una , è che la band nonostante i vari cambi di line up , causati da eventi anche tragici , dimostra , quantomeno , di avere ancora la forza di provarci .
Angel
New Wave
2009
Echo and the bunnymen