Nuovo album per il progetto solista di Roberto Del Vecchio (Les Jumeaux Discordants / Gothica) sotto il nome di “The Last Hour” dopo l’omonimo debutto del 2008 per Other Voices Records.
Le dieci tracce che compongono il lotto, distribuito da Seventh Crow Records -cd- e The White Room Netlabel -versione digitale- ci regalano una post-cold darkwave cupa e suggestiva introdotta molto bene dalla glaciale “Heartbeat”.
Le successive due tracce sono indubbiamente gli episodi migliori del disco. In “Everything Fades Away” i sintetizzatori creano suggestioni raffinate, malinconiche e decadenti, che introducono a loro volta l’eleganza velata di malinconia della terza traccia: “Falling Away (unico brano composto da Carlo Baldini, co-produttore del disco assieme all’autore Del Vecchio).
La strumentale “Deep Blue Space” e la lenta ed etera “Oblivion”, lasciano spazio ad un sentito omaggio di Del Vecchio ad uno dei gruppi più importanti, e purtroppo non abbastanza celebrati, in assoluto di tutta la New Wave: The Sound. La rilettura di “Winning” in chiave elettronica, con un basso pulsante fedelissimo alla linea originale, costituisce lo spartiacque adatto per introdurre le ultime tre canzoni. Del Vecchio cambia le carte messe fino ad ora in tavola e, rimanendo sempre fedele alla strada intrapresa, arricchisce il suono dei synth con soluzioni delicate ma di grande impatto: la chitarra acustica della lenta ed atmosferica “Utopia”, le armonizzazioni della delicata “Nowhere” e il suono stile videogioco 80’s della conclusiva “Alpha & Omega”, conferiscono al disco quel tocco audace che lo rende maggiormente intrigante.
Tutte le canzoni sono cantate da Del Vecchio che interpreta i brani mantenendosi su toni cupi in linea con il genere espresso e che in più parti mi ha fatto ricordare “Exit Gate” unico -purtroppo- prodotto discografico dato alle stampe dai connazionali Pleasure And Pain.