Splendide e dolenti note gelide fanno da altare a una voce cristallina e algida, lussuosa come velluto nero.
Non siamo lontani dalla malinconia dei Mephisto Walz, come nell’opener gotica “Word of promise” con tanto di organo liturgico che dimostra come una concezione sinfonica “decadente” non l’hanno certo inventata i Nightwish.
“A prodigal son” vede il più classico battito lugubre Death Rock con le vocals spettrali e paranoiche.
Da notare come il monicker della band renda alla perfezione l’estetica musicale: un (eterno) riposo in bianco dato dalla voce “lirica” e angelica della bella singer, capace di trasformarsi in sussurri spiritati così come in “dama del cigno” .
“Crimson fall” anticipa poi i Faith and the Muse: l’atmosfera è mistica, arcana, esoterica, mentre nella successiva “Achantus” è il Death Rock che ammanta il sound dei Nostri, sempre accompagnato dalla voce cristallina.
La disturbante ed eclettica “Già torna” con chitarre noisy ed effetti di organo, e “Lying in a soft place” dall’incedere lento e asfissiante, insieme a “A fixed place of heaven” denota un Death Rock di ascendenza Christian Death (anche le vocals, sono più decise) sembra quasi accennare ad un gusto del macabro contrapposto ai cori celestiali.
Un pezzo come “Want” anticipa tutto il Gothic metal alla Tristania e Theatre of Tragedy che da lì a poco avrebbe oscurato il panorama Dark e Shoegaze.
Che i Nostri Riposo in Bianco ne siano stati i precursori?
L’orientaleggiante “Everlasting peace” e “Santonin Kiss” sono un rimando ai Dead Can Dance più misterici.
In quest’album ci trovate Inferno e Paradiso, ben simboleggiati dalla musica dei Requiem in White.
Scusate la polemica…ma quand’è che ristampano il vinile e le cassette in un cd facilmente reperibile??
Voto: 8
Lunaria
Darkwave
1990
Requiem in White