Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con questi ragazzi in sede di intervista,
diamogli spazio anche nella recensione del cd! I Nostri sono già stati recensiti molto bene da diverse testate ed effettivamente dopo aver ascoltando il cd, posso unirmi anchio ai complimenti per la band.
Il Cd parte subito molto bene con una canzone intitolata Italy, dolente e “amareggiata”, che poi sono un pò le sensazioni che questa band trasmette; un pessimismo sonoro di fondo, tra malinconia e senso di disfatta.
A livello musicale, spesso aleggia l’impronta dei primi Marlene Kuntz e Afterhours, mixati a band come Spaceman 3 e Adorable. Si sente anche qualcosa che rimanda ai primi Placebo, quelli di Without you I’m nothing, anche se i Nostri sono decisamente più “pesanti” negli arrangiamenti…. non si tirano indietro, insomma!
Per esempio Modern Depression suona molto sostenuta, I’m Fool è arricchita da “gocce di chitarra liquida” e basso costante (e chi ama questo tipico stile mi ha già capito alla perfezione).
24 è poi una delle track che più mi ha colpito: lancinante e dolente, trasuda un senso di abbandono e scoramento totale; viene da pensare quasi all’istante ai Joy Division….. veramente una bellissma canzone!
Le vocals di Vincenzo Baruzzi sono sempre “vissute” e sincere, per niente artefatte o stucchevoli; In Goodnight è notevole l’idea dei “controcanti differiti”, una scelta che invito la band a riproporre più spesso anche in futuro per “vivacizzare” e rendere ancora più loro personale il loro approccio alla musica.
Anche Now I’m here è un altro bell’esempio di virtuosismo compositivo tinto di nero, come la già citata 24, perchè trasmette un senso molto profondo di malessere esistenziale.
Molto spesso la band riprende una certa spettralità tipicamente ottantiana data dal basso e batteria (i bravi Marco Luongo e Nicola Monti), alternata alla chitarra (sia Vincenzo che Luca Malatesta si occupano della chitarra) spesso innestata su strutture sostenute ed energiche
( basta ascoltare una track come You can’t stop me, che parte con un incipit “funebre” per poi essere vivacizzata da un ritmo molto più celere).
Impossible love e Wow sono invece più legate alla stagione dello Shoegaze anni ’90, con feedback stratificati ed ipnotici, molto dispersivi ed echeggianti, come cerchi concentrici (specialmente in Impossible love) più legati però agli Adorable, quindi “più hard rock” che non agli Slowdive o Lush, decisamente più “dolcini” e onirici.
Un cd notevole, e sicuramente la band dal vivo potrà dimostrare di avere grinta da vendere, e non solo musicale.
Bella anche la copertina, che presenta un’immagine “in prospettiva spettrale” quasi tra una navata di una cattedrale gotica in rovina e una fabbrica abbandonata….molto suggestiva.
L’artwork è stato curato da Valerio Baruzzi, mentre le foto della band sono opera di Michele Mantovani e Alice Caroli.
Lunaria
Post Punk
2011
The Doormen