Negli splendidi scenari – forse perfino troppo turistici – delle montagne innevate della Norvegia, vivono (si fa per dire) un bel numero di zombi nazisti che fanno strage di chiunque gli capiti a tiro. Un gruppo di studenti di medicina si trova nella casa montana di una di loro per trascorrervi le vacanze pasquali. Mal gliene incoglie.
Girato da un gruppo di giovani e agguerriti cineasti locali, il film ha svariati pregi; non ultima una profonda ironia che attraversa l’intero progetto. Dal punto di vista tecnico – con l’eccezione di alcuni errori di continuità (neve che cade a “random”) – ha un’eccellente confezione, grazie alla splendida fotografia dell’australiano Matthew Weston, al serrato montaggio e alla verve registica di Wirkola; il quale fa una scelta particolarmente rischiosa quando opta per una “mise-en scene en plain jour”.
D’altro canto gli effetti sono davvero eccellenti e il film vira allo splatter sempre più estremo (con l’ironia di un Raimi dei tempi che furono), regalando uno shock dopo l’altro.
Il finale – prevedibile, ma non così scontato – è la prova lampante della bontà di un progetto messo in piedi con cognizione di causa, intelligenza e rispettosa passione del genere.
Due parole sugli interpreti, giusto per dire che sono assai migliori di quello che ci si potrebbe immaginare; probabilmente anche grazie al buon lavoro di tratteggio effettuato sui personaggi (anche se qualche caduta nello stereotipo del “juvenile-horror” traspare come nella scena della scopata sul cesso): convincenti e convinti, rendono credibile la vicenda abbastanza campata in aria – su tutti viene da menzionare Ørjan Gamst nel ruolo del mefistofelico comandante SS.
Nel complesso è un film che ha il suo fascino oscuro nella solitudine di un paesaggio abbastanza remoto, dove tutto potrebbe accadere; e regala una continua serie di efferatezze visive, a volte disgustose, altre ironicamente iperboliche. In ogni caso un pregevole esempio di “splatter-movie”.