Jill è ossessionata dalla sua nuova compagna di stanza Jennifer, bellissima e sexy. Nonostante gli sforzi di Jill di diventare come Jennifer sottoponendosi a diete massacranti, la ragazza capisce che c’è un solo modo per avvicinarsi all’amica, e cioè distruggerla…
Debutto nel lungometraggio per il regista americano Patrick Kennelly con questo horror drama indipendente che sorprende per la sua innovativa estetica e per come affronta l’esplorazione di una mente alla deriva. Utilizzando come punto di partenza la denuncia verso una società ipocrita che pretende la perfezione fisica della donna, il film analizza in modo specifico il rapporto delle protagoniste con il cibo.
Due donne, due amiche che convivono; una, Jill, è timida, complessata per il suo fisico, senza lavoro e ha problemi a rapportarsi con gli altri. E’ inoltre consumata dalla gelosia nei confronti dell’altra, Jennifer, sexy modella di successo, sfrontata, egoista, sessualmente disinibita, promiscua e soprattutto noncurante dei suoi sentimenti.
E’ la storia di un’ossessione e di una follia che cresce e che matura fra le quattro mura del loro appartamento, teatro di una discesa nell’inferno più nero sia a livello psicologico che fisico. Il rapporto malato di Jill con il cibo permette al regista di affondare con ferocia nell’abisso della mente umana e ad esplorare tutto ciò che una persona arriva a fare per sopravvivere e a quali meccanismi di autolesionismo perversi, malsani e infinitamente dolorosi è disposta a sottomettersi.
Ciò che colpisce enormemente in Excess Flesh poi è la contrapposizione tra una fotografia patinata e satura di colori accesi di grande appeal a livello visivo e il disagio fisico provocato da quello che succede all’interno dell’appartamento, dove letteralmente il cibo assume un ruolo fondamentale e disturbante tra le due protagoniste, vero e proprio catalizzatore e motivo del contendere che farà deflagrare il loro rapporto. Di pari passo con il deteriorarsi della condizione mentale di Jill ci sarà un progressivo disfacimento anche del luogo dove si svolge l’azione, perfettamente sfruttato da Kennelly in ogni suo angolo, in un crescendo di tensione claustrofobica e sudiciume. Non mancano anche le scene gore, ben calibrate, pregne di violenza e cattiveria.
Sul piano tecnico, la regia è dinamica e moderna, e risulta funzionale inoltre l’uso della slow motion e dello split screen, volti a sottolineare emotivamente determinate scene chiave, oltre all’utilizzo di una musica elettronica martellante e accattivante (curata da Jonathan Snipes), che funge da eco invadente e stordente alla follia della protagonista.
Comunque in Excess Flesh non siamo dalle parti di Inserzione pericolosa/Single White Female (Barbet Schroeder, 1992), non è una semplice storia di gelosia e ossessione fra coinquiline; le implicazioni di ciò di cui siamo testimoni sono più sottili e profonde, quasi inimmaginabili, tenendo in serbo più di una sorpresa.
Vale la pena sottolineare la magistrale bravura delle due attrici (Bethany Orr che interpreta la folle Jill e Mary Loveless nella parte della perversa Jennifer), trasfigurate nel corpo e nella mente, che danno vita ad una prova immane e a due ruoli femminili eccezionali. A parte un altro paio di personaggi secondari, sono le sole in scena per tutto il film e tengono avvinghiato lo spettatore con gli occhi fissi sullo schermo attimo dopo attimo, in un misto di malessere, disgusto e fascino irresistibile, e dal quale sarà impossibile distogliere lo sguardo fino alla fine.