Frank Zito è un uomo dalla psiche fortemente disturbata, che elimina sistematicamente giovani e belle donne, mutilandole per adornare i manichini con cui riempie il suo appartamento. Mentre ne seguiamo lo sprofondamento nel delirio, una giovane donna entra nella sua esistenza, dando vita a un apparente idillio. Finirà come tutte le altre. In un epilogo assolutamente delirante, Frank, convinto di essere vittima dei suoi manichini inspiegabilmente animatisi, infierirà su sé stesso fino a uccidersi.
Ex regista di porno film, William Lustig (Maniac Cop / Maniac cop – Poliziotto sadico, 1988) è letteralmente esploso con questo repulsivo, truculento e depressivo filmaccio, facendo fruttare al meglio ogni dollaro del magro budget a disposizione.
Oscura e malata, è una pellicola che molto deve agli effetti del mago Tom Savini (Friday the 13th /Venerdì 13, 1980 di Sean Cunningham) e all’allucinata prova di Joe Spinell (che, dopo l’esordio non accreditato in The Godfather / Il padrino, 1972 di Francis Ford Coppola, ha spesso indossato una divisa in film come Cruising / idem, 1980 di William Friedkin, The Ninth Configuration / La nona configurazione, 1980 di William Peter Blatty o Taxi Driver / idem, 1976 di Martin Scorsese) – autore anche della deviatissima sceneggiatura.
Le atmosfere malsane sono particolarmente evidenziate dall’eccellente fotografia di Robert Lindsay (operatore per The Prowler / Rosemary’s killer, 1981 di Joseph Zito) e dalle avvolgenti composizioni di Jay Chattaway (Silver Bullet / Unico indizio la luna piena, 1985 di Dan Attias); risultando in una visione tesa e opprimente, che non può mancare di rimanere impressa nella memoria dello spettatore, e fornendo un’ottima anticipazione di quel capolavoro che sarà Henry: Portrait of a Serial Killer / Henry – Pioggia di sangue, 1986 di John McNaughton), che malgrado la nette differenze narrative – qua surreali, là gelidamente documentaristiche – sfruttano una visione gelida e ruvida dell’immagine per descrivere la follia omicida dei loro malati protagonisti.
Da menzionare la fulgida avvenenza di Caroline Munro (Captain Kronos – Vampire Hunter, 1974 di Brian Clemens), che è un perfetto contraltare alla laida presenza di Spinell/Zito.