Dopo un primo Ep, “How To Overcome The Ego Mind”, che aveva riscosso timidi consensi, i Fractal Reverb pubblicano a un anno dal loro esordio il primo album “Songs to Overcome the Ego Mind“, un concept da 15 brani che traccia un percorso da “una dimensione prettamente estroversa” per arrivare ad una “introversa”, trovando così “un equilibrio definito”. Un concetto assolutamente interessante, che avrebbe potuto portare a un percorso che purtroppo nel disco non pare sia arrivato. Tralasciando la condivisibile voglia di mettere nel primo lavoro quante più idee si possano avere, credo che la quantità a scapito della qualità non venga sempre premiata. Sono dell’idea che la prima cosa da fare in un disco d’esordio sia centrare l’obbiettivo, catturare chi ti ascolta, dare un’impronta originale al proprio sound e lasciarsi contaminare dalle influenze musicali; ma sopratutto essere coerenti con se stessi. Tutte cose che qui mancano. Innanzitutto un disco da 1 ora e 20 è sicuramente audace, sopratutto quando lo si riempie di intro e outro, quando un brano da 8 minuti potrebbe benissimo durarne la metà, o quando si sente che in realtà i pezzi son stati fin troppo trascinati. Non sono certo dell’idea che tutte le canzoni debbano avere una durata radiofonica sotto i 4 minuti, ma quando più della metà dei pezzi supera i 5 minuti allora forse c’è qualcosa che deve essere necessariamente sistemato. Il sound dei Fractal Reverb ripercorre tutte le fasi del grunge, da pezzi che si possono tranquillamente associare a un sound in stile L7 (Dystonic wave), a qualcosa di meno duro come the Jains (Spleen), da sonorità nostrane verdeniane (20 January 2013), fino ad arrivare al tecnicismo dei Pearl Jam (Fall in Leavers). Idee carine, ben eseguite, ma bisognerebbe limare, limare e ancora limare per avere un prodotto convincente. Bella l’estensione vocale di Carolina Locatelli, sicuramente una voce in orbita Paramore che, ahimé, viene forse lasciata troppo sola e poco sostenuta da una ritmica un po’ sempre uguale a se stessa. Indubbiamente mi aspettavo chitarre più rarefatte, oscurate e sporcate da lunghi riverberi, piuttosto che sature di crunch e molto più dry del dovuto in quanto a spazialità sonora. Sono dell’idea che i Fractal Reverb avranno molto più grinta e piglio dal vivo, cosa che forse in un disco è difficile da riprodurre, ma non per questo bisogna arrendersi. Coraggio ragazzi.
Fractal Reverb – Songs to Overcome the Ego Mind
