Rapita da un maniaco, una giovane coppia si ritrova imprigionata in un isolato stabile e alla totale mercé del folle. Questi è avido di assaporare la loro voglia di sopravvivere e li porterà in una dimensione di dolore e sadismo inimmaginabili.
Violentissimo e brutalissimo “gorno” (gore-porno) scritto e diretto da Kôji Shiraishi (Suiyô puremia: sekai saikyô J horâ SP Nihon no kowai yoru / Dark Tales of Japan, 2001), che si spinge ben al di là dei limiti – quasi pudibondi, verrebbe da dire – esplorati da film come Hostel, 2005 di Eli Roth; trascinando a forza lo spettatore in una dimensione dove la rappresentazione della tortura si apparenta alla pulsione erotica: la dimensione psicologica del terribile maniaco protagonista.
Al di là della competenza tecnica – innegabile – di Shiraishi, la riuscita e l’efficacia disturbante del film si deve soprattutto ai trucchi eccellenti, curati da Piêru Suda (Tomie: Re-Birth, 2001 di Takashi Shmizu), in grado di distribuire a piene mani violentissimi calci allo stomaco dello spettatore; e alla bravura dei tre interpreti che danno vita a questo terribile gioco al massacro: Tsugumi Nagasawa (Saikyô heiki joshikôsei: Rika – zonbi hantâ vs saikyô zonbi Gurorian / High School Girl Rika: Zombie Hunter 2008 di Ken’ichi Fujiwara) e Hiroaki Kawatsure (Kuchisake-onna / Carved, 2007 dello stesso Kôji Shiraishi) nel ruolo della giocane coppia; e, soprattutto, il raggelante Shigeo Ôsako alla sua fin’ora unica prova interpretativa.
Rispetto ai corrispettivi occidentali, il film travalica le sue esigenze commerciali, arricchendo il tono d’introspezione che, soprattutto nella cultura nipponica, appare pienamente percepibile, dando quanto meno la sensazione di voler andare oltre al voyeurismo sado-masochistico dello spettatore più basso; e viene, a pellicola ultimata, da domandarsi cosa sarebbe potuto essere un soggetto del genere nelle mani di un maestro come Takashi Miike.
Ad ogni modo, con tutte le avvertenze del caso (il film non è per nulla adatto a persone sensibili o normalmente impressionabili – alle quali se ne sconsiglia vivamente la visione), è un interessante horror, dai sottotemi affascinanti e mondato da ogni minima autocensura e insensato pietismo verso lo spettatore.
Va anche, purtroppo, segnalato, in un finale inutilmente comico ed eccessivo quanto del tutto scombinato e avulso dalle precedenti parti, il suo unico vero neo, tanto grave e irritante da mortificare sensibilmente il risultato conclusivo.
Gorutesuku / Grotesque (2009, Koji Shiraishi)
