Già a partire da Saltarello i Nostri ci introducono nel loro mondo medievale e arcano.
Questo cd racchiude al meglio tutta l’essenza dei Dead Can Dance:
L’oscurità abissale (virata spesso sui toni etnici dati dalle percussioni come in Bird) innanzittutto di Anywhere Out of the World, Ullyses, dell'”ottantiana” Spirit,
l’atmosfera mistica, esoterica e sciamanica (Song of Sophia), che si fa sospesa e immobile in Cantara, In the Kingdom of the Blind The One-Eyed are Kings, The Writing on My Father’s Hand, Fortune Presents Gifts Not According to the Book, che lasciano il passo a un senso di profonda sacralità inviolata (Enigma of the Absolute, Severance), dove spesso è solo la voce a comunicare trascendenza e passionalità (le stupende Wilderness, The Host of Seraphim e The Song of the Sybil ) con la voce della Singer che raggiunge vette insuperate e insuperabili di leggiadria eterica e talento, come se fosse un astro lucente e cristallino che dirada le nebbie e le foschie.
Un cd che pur essendo una sorta di best of racchiude il meglio del meglio della Danza dei Morti, un gruppo che ha varcato il confine che circoscrive oscurità e trascendenza, la luce dai lidi umbratili spesso associati a questo tipo di musica….. I Dead Can Dance rimangono un archetipo che ha fatto del crepuscolo e dell’alba di secoli lontani il loro stendardo.
Lunaria
Darkwave
1998
Dead Can Dance