DYSTOPIAN SOCIETY – OVERTURNED REALITY:
IL RACCONTO DI UNA SOCIETÀ SOTTOSOPRA
Dystopian Society è un progetto di stampo “dark post-punk” – così definito dalla band, ma oserei dire anche punk/deathrock – nostrano, nato a Firenze alla fine del 2010.
Il loro album “Overturned Reality” pur avendo visto la luce – o forse le tenebre – il 15 settembre 2015, risulta fresco e moderno, addirittura persino futuristico e profetico.
Il viaggio in questa realtà comincia con “Intro”. La traccia fa pensare una comunicazione di stato, ad un film distopico; se non fosse che quel film è quello che stiamo vivendo. Dopo la comunicazione, sentiamo una musichetta inquietante che ci trasporta in un’atmosfera perfetta per addentrarci nel nostro viaggio musicale, sociale e sicuramente emotivo.
Il secondo pezzo “The Buzzer” (Il Cicalino) parte con un allarme, come suggerisce il suo nome.
Prosegue poi con un ritmo incalzante e appropriato per i temi trattati: codici militari, voci distorte, cospirazioni, attacchi nucleari, nuova guerra fredda.
“Altars” (Altari), invece, comincia con un verso non molto promettente e speranzoso:
“I see the end of this world is coming today / You’ll raise our beating hearts to the shimmering sky / The sun will shine on our corpses in decay”.
“Vedo la fine del mondo arrivare oggi / Alzerete i nostri cuori pulsanti nel cielo scintillante / Il sole splenderà sui nostri cadaveri in decomposizione”
Quest’ultimo, però, comunica perfettamente i sentimenti che la band vuole trasmetterci con questo suo lavoro: tristezza, rabbia e frustrazione; la difficoltà nell’immaginare un futuro in un mondo che fa tutto per negarcelo. Sentimenti apparentemente negativi che però nascondono altro, come il desiderio di un mondo migliore e la sete di giustizia.
“Our blood will curse all your altars / In this unholy forest we walk free / Lost creatures from an endless-captive past / We will be back to slay your progeny”
“Il nostro sangue maledirà i vostri altari / In questa foresta empia camminiamo liberi / creature perse provenienti da un passato infinito e prigioniero / torneremo per uccidere la tua progenie”
Analizzando più nel dettaglio, non manca la rabbia nei confronti delle istituzioni.
In particolare, qui leggiamo una ovvia critica nei confronti dell’istituzione della Chiesa che tanto benevola non è, soprattutto se essa nega la possibilità di esprimersi…
Infatti, quel “in this unholy forest we walk free” ci fa capire come, al contrario, in un luogo che per gli altri è considerato blasfemo, si possa essere liberi dalle catene.
In un certo senso qui un po’ di speranza c’è. Il messaggio potrebbe essere di non abbattersi se si ha difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo, di non sforzarsi a “rientrare” in ciò che non ci appartiene, piuttosto essere aperti all’anticonvenzionalità, perché è proprio nel “diverso” che potremmo trovare noi stessi.
Andando avanti troviamo “Violations” (Violazioni). Personalmente è uno dei miei pezzi preferiti, nonché uno dei più rappresentativi di tutto l’album. E’ un urlo incazzato, un tentativo di affermazione della propria voce. E’ pretendere di essere ascoltati, di volere di più. Non solo come singoli, ma anche come collettività.
“Listen to the silent cry / Listen to the world that dies Don’t choose to wait for next / Violation, violation “
“ Bodies deformation / Nature violation There’s no place to hide / Radiations fill the sky“
“Ascoltate il pianto silenzioso / Ascoltate il mondo che muore Non scegliete di aspettare la prossima / Violazione, violazione”
“Deformazione dei corpi / violazione della natura Non c’è posto dove nascondersi / le radiazioni riempiono il cielo”
Come scritto nel titolo dell’articolo, il testo di questo brano può sembrare solo un racconto distopico, qualcosa che potremmo trovare nella letteratura, o nel cinema… In realtà tutto ciò è molto più vicino a noi di quanto pensiamo.
Il pezzo, quindi, è un forte invito a chi ha in mano il destino del mondo a prenderne atto.
In particolare, “bodies deformation / nature violation” colpisce molto.
Ci porta a riflettere su quanto stiamo danneggiando la natura con la nostra presenza e la nostra presunzione. Siamo arrivati persino a modificarla. Un esempio sono gli animali non umani che vengono geneticamente modificati per profitto.
Siamo finalmente arrivati a metà dell’album e del nostro percorso. Trattasi di “Overturned Reality” (Realtà Capovolta), la title-track. I DS stavolta ci presentano il nostro nuovo “futuro” (welcome all to the brand new future): uno dove l’inganno diventa reale, dove i “ruoli” sono sempre gli stessi, dove sei destinato a perdere.
Il ritornello incalza con “everything is upside down” (è tutto sottosopra) molto probabilmente per il male che sovrasta il bene.
Nel verso successivo, continuano a descriverci ciò che ci aspetta: un futuro dove ti fanno credere a quello che dicono, dove si paga per una “falsa libertà”, dove si è felici di obbedire.
Se in “Altars” parlano del mondo che sta per finire, o come scritto in precedenza, della difficoltà di pensare al futuro in modo speranzoso, come se non esistesse nulla, qui invece ci mettono di fronte ad un’altra eventualità. Quella di avere un futuro, sì, ma non alle nostre condizioni. Una critica sociale che rispetta a pieno le aspettative di questo lavoro.
“Discarded” (Scartato) fa intendere che in quel futuro presentato, in realtà, non rimarrà molto. Soprattutto umanamente.
Qui più che un urlo incazzato, troviamo più un sentimento di rassegnazione, infatti anche il ritmo si fa molto più lento e cupo.
Questo stato d’animo viene riassunto molto bene nel ritornello:
“There is nothing left / Feeding on emptiness Discarded and wasted / There is nothing left Wounded hearts, dirty hands Discarded and wasted / Again“
“Non è rimasto niente / ci nutriamo del vuoto Scartati e sprecati / non è rimasto niente Cuori feriti, mani sporche Scartati e feriti / di nuovo“
Siamo quasi giunti al termine. Le tracce numero 7 e 8, “The City’s Breath” (Il respiro della città) e “Resist” (Resisti) sono una perfetta rappresentazione dell’alternarsi dello sconforto e della rivendicazione presenti in questo disco, della lotta interna causata dalla coesistenza di questi due stati d’animo, come abbiamo potuto intuire fino ad ora.
La prima è la descrizione spettrale e in classico stile gotico di una città con “vicoli tetri, edifici infestati”. Una città in declino, con nessuna via di fuga (“There’s no escape“).
I suoi abitanti però, sono sì figli marci della miseria, ma allo stesso tempo rivendicano la redenzione (“Rotten children of misery / Reclaiming redemption“).
Il secondo pezzo citato è una chiara opposizione al capitalismo e alle condizioni di lavoro della
classe operaia.
“Another day in a hell like this / Psychotic monkeys in search of bliss Ambition slaves mass production / Empty feelings in a chain reaction“
“Un altro giorno in questo inferno / scimmie psicotiche in cerca di felicità L’ambizione schiavizza la produzione di massa / sentimenti vuoti in una reazione a catena”
Ancora una volta, ci dicono che siamo vincolati a credere alle loro fottute bugie (“Bound to believe their fucking lies“). Stavolta però, la situazione prende una piega diversa.
Il testo ci comunica che la verità risiede nella nostra resistenza (“You know the truth is inside your resistance“). Un briciolo di speranza, di luce nel buio, forse c’è anche qui.
Inoltre è presente una critica al consumismo, fatta con un brillante gioco di parole.
“A clearance sale of ideals / Where coherence is not a big deal Swamped by their greediness / Swallowed by their confidence“
“una svendita di ideali / dove la coerenza non è un grosso problema (intesa come offerta) inondati dall’avidità / inghiottiti dalla fiducia in se stessi“
Concludiamo con “No Deliverance” (Nessuna Liberazione).
Il mood cambia ancora una volta. Temi ricorrenti come vuoto, sogni infranti, ma anche racconti dimenticati di pace e amore (“Forgotten tales of love and peace“) ci fanno pensare nuovamente come quella rabbia, quel grido incazzato celino molto altro.
La lotta tra quei due stati d’animo si fa risentire. Ma chi vincerà?
Dopo quest’analisi, direi che Overturned Reality è decisamente un album che merita più notorietà, sia sotto l’aspetto musicale che per la varietà dei temi trattati; per tutti gli spunti di riflessione che è in grado di regalare. Perché può farci sentire “capiti” mentre cerchiamo di trovare la nostra strada nel buio, ma contemporaneamente, può farci vedere una luce.
Overturned Reality by Dystopian Society