PUNK DEATHROCK IS NOT DEAD
“The Higher Unknown” è il secondo album in studio dei Sacred Legion, band di Fabiano Gagliano. Sotto il nome d’arte “Loren”, è stato il chitarrista degli storici Chants of Maldoror , band con cui DarkItalia è fiera di aver collaborato per la stampa in vinile di “Ritual Death”, la demo pubblicata nel ’97 solo su cassetta (potete ancora acquistarne una copia a questo indirizzo ndr.).
Il disco contiene nove tracce che fondono riff in stile hard rock anni settanta e puro deathrock come non si sentiva da anni; una carica di cui avevamo bisogno in una sottocultura dark non più interessata alla lotta alla conformità, al contrario caratterizzata da basi musicali spesso ripetitive, che dovrebbero essere una fuga dalla monotonia della vita, ma che poi finiscono per far parte di tale piattezza.
Mi vengono in mente i loro colleghi di etichetta – la Bat Cave Productions – gli Shrouds, band deathrock americana, con il loro provocativo motto “I hate darkwave”.
Ritornando ai nostrani, non c’era da aspettarsi altro da loro e ovviamente da Fabiano, una delle personalità più influenti del genere; insieme agli ex compagni di band, infatti, ha contribuito a gettarne le fondamenta nel nostro paese. Genere in questo caso riconoscibile in particolare dalla voce e dal modo in cui essa è usata, capace di trasportarci sulla strada la quale ci conduce alla figura deathrock forse più importante: Roger Alan Painter, alias Rozz Williams.

E’ però un richiamo non forzato ed evidente, un omaggio onesto. Perché i Sacred hanno creato un mondo tutto loro e questo disco è un ulteriore piacevole invito ad addentrarci al suo interno e a scoprire ciò che esso nasconde, nient’altro che l’intento di quest’articolo.
Trattasi quindi di un mondo fatto di esoterismo, poesia e arte in tutte le sue forme; di oscurità e bellezza che ne deriva, per quei pochi in grado di coglierla. Persino quella che risiede nel “grande ignoto”. Questo a partire dall’artista a cui è dedicato il disco, il pittore alchimista Lamberto Bracaglia, e dalla sua copertina: un dipinto di Fabiano, chiamato “Siamo Spiriti Azzurri e Stelle”, il quale raffigura una donna, Elisa Desoire, in quello che sembrerebbe uno sguardo distante, quasi irraggiungibile. Forse addirittura incapace di vedere la luce, “you cannot see the very light inside”, come si sente nella prima traccia, “These Wounds Never Heal” in collaborazione con l’icona, pluriartista, ex Radio Werewolf, Zeena Shreck, voce di questo straziante ma allo stesso tempo intrigante, seducente brano di apertura.
Ma le collaborazioni degne di nota non sono finite qui: proseguendo, infatti, le backing vocals appartengono ad Adolphe, storica voce dei Chants of Maldoror. Il nome stavolta è “Assassin Times” da “Voici les temps des Assassins”, riga di chiusura dell’ultima Illumination del poeta francese Arthur Rimbaud; personaggio trasgressivo ed anticonformista e di sicuro non d’ispirazione solo per il pezzo in questione, poiché tali tratti traspaiono in ogni parola e melodia.
A proposito di parole, “merciless words / from merciless men” sono probabilmente quelle che danno più di tutte l’idea del significato della traccia, del bisogno di evasione da una realtà spietata.
La numero sei, “(Crawl) Into The Fire” è la terza che vede la presenza di un risaputo collega: Matteo Bracaglia, ex cantante degli Spiritual Bats. E’ lui adesso a fare da “voce di accompagnamento”, più che adatta e mai sovrastante, in questo viaggio attraverso il fuoco; elemento che ritroviamo al principio dell’opera in “Two Devils Standing” (“they’re both on fire”) un altro brano altrettanto potente e dalle sonorità un po’ seventies, così come “And Darkness Came”. “Stepping On Lilies” è una di quelle che più si contraddistinguono, grazie al suo ritmo più lento nella prima parte e più veloce nella seconda; grazie al suo testo introspettivo, che riflette una particolare visione della morte: And we’re all waiting for the hourglass / To come and smash / Upon our dreams – E stiamo tutti aspettando che la clessidra / venga ad infrangere / i nostri sogni.
In conclusione, un mondo così ricco di sonorità prodotte da mani esperte ma al contempo nuove; di letteratura, arte e bellezza, ma anche di dolore e della rabbia che ne scaturisce. Un luogo immaginario, quello dei Sacred Legion, creato su misura, dove anime affini possono rifugiarsi. Al contrario di altri, quest’ultimo rappresenta davvero una fuga dalla realtà monotona, dal senso di vuoto di cui molti ormai siamo vittime. Ciò avviene attraverso la sua varietà di contenuti e gli spunti che essi donano, per il suo grande livello artistico.
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