Wilde: Siete una band ancora celata al pubblico nonostante la vostra ottima musica, state già pianificando dei metodi per promuovere il vostro materiale? Sono restio a credere che siate ancora privi di contratto discografico!
Dialis: Quando nel 2006 pubblicammo il nostro primo EP, c’era una certa convinzione che bastasse fare della buona musica perchà © qualcosa si muovesse nella nostra direzione. Diversamente, è stato subito palese che avremmo dovuto fare ancora molta strada da soli. L’obiettivo, inizialmente, era quello di farsi conoscere, per poi affrontare la pubblicazione di un album una volta trovato qualcuno che credesse in noi, l’album infine è arrivato, ma non è stato facile. Al di là di mezzi come MySpace o il sito ufficiale (in via di ultimazione), e delle possibili recensioni su riviste specializzate, al momento non abbiamo altre strade per promuovere la nostra musica. Avendo dovuto affrontare il duro lavoro di produrre da soli un album, non è stato possibile impegnarci in esibizioni dal vivo. I progetti sono tanti, ma non siamo nella condizione di fare passi falsi, quindi abbiamo cercato di concentrare gli sforzi quanto pià ¹ possibile.
Wilde: Come sono nati i Dialis?
Dialis: I Dialis sono stati un gruppo atipico sin dagli esordi. Iniziammo a fare musica come un duo, che poi divenne un trio. I primi tempi suonavamo in un paesino del basso Cilento, San Mauro la Bruca, nelle stanze di Radiomontemauro, una vecchia radio che oramai aveva chiuso i battenti, tra vecchi vinili e vecchie scrivanie. Nel tempo il gruppo ha attraversato non poche peripezie, che in un modo o nell’altro lo hanno portato sin qui. Un percorso che spesso ci ha messo a dura prova, ma che ha permesso alla nostra musica di maturare, proprio in virtà ¹ della necessità di guardare avanti. Forse è per questo che Precatio, pià ¹ che un album d’esordio, puà ² sembrare già un album maturo, ricco di molta esperienza.
Wilde: Parliamo un po’ della grafica del vostro album, a partire dal dipinto cristiano che funge da copertina, fino a giungere a quelle bellissime foto in bianco e nero presenti nel libretto. Dove le avete fatte?
Dialis: Il dipinto in copertina è un quadro riscoperto in una antica cappella del cimitero di Lapio, in Irpinia, di cui non abbiamo ancora scoperto l’autore. La scelta di un dipinto cristiano, non è stata una questione di credo; Precatio vuole trovare nel concetto cristiano di espiazione, lo spunto per comprendere il difficile equilibrio dell’artista in un percorso quasi sempre ostile. L’artista che quindi, al pari del credente, affronta quotidianamente la propria vita dovendo tracciare, creandolo, una percorso che lo pone in precario equilibrio tra la caducità della vita, e la volontà di condurre il proprio sguardo al di là della stessa. Con una importante divaricazione tra le due figure: il credente compie il proprio percorso di espiazione in una fede che, seppure messa duramente alla prova, comunque volge l’individuo alla promessa della vita eterna; l’artista deve invece confrontarsi quotidianamente con la certezza della fine, in quanto è solo l’arte che puà ² elevarsi dalla caducità delle cose, non l’individuo stesso. Le foto sono tutte state scattate tra Irpinia e Cilento, in un arco temporale relativamente ampio.
I luoghi principali sono: Cuccaro Vetere (cilento) , Montemiletto (irpinia), Taurasi (irpinia), Lapio (irpinia), Palinuro (cilento).
Wilde: Da quello che ho sentito nell’album, avete pià ¹ generi da cui traete ispirazione che a quanto pare vi hanno permesso di ottenere un suono con delle rifiniture davvero originali e piacevoli per l’ascoltatore. A questo punto mi piacerebbe conoscere anche gli artisti che sono stati alla base del vostro stile.
Dialis: Sà¬, la nostra musica non è mai stata indirizzata ad un unico genere; nel corso degli anni le nostre sonorità si sono combinate a tal punto da non rendere nessuna influenza del tutto predominate sulle altre. In un primo momento la nostra ispirazione traeva vigore da artisti come REM o Pink Floyd, poi con il tempo ci siamo indirizzati verso una musica pià ¹ cantautoriale, trovando come riferimenti autori quali Sting o Lou Reed. Contemporaneamente perà ², soprattutto in una fase pià ¹ recente, molte delle nostre ispirazioni ci hanno condotti verso la musica etnica, che ci ha riportati vicino casa. Diverso è il discorso per quanto concerne la componente gotica, in quanto si è trattato di una sorta di inclinazione naturale..
Wilde: Che visione avete dell’attuale scena gothic nel nostro paese e in generale? Secondo voi ci sono degli artisti che meritano?
Dialis: Parlare delle scena gothic italiana è cosa ardua, anche perchà © tra i pochi artisti con delle buone qualità , molti di loro sono maggiormente conosciuti ed apprezzati in altri paesi europei, ovviamente immagino non per libera scelta. Si puà ² parlare di artisti gotici italiani, ma non di scena gotica italiana, almeno non a pieno titolo. Per l’estero i problemi sono altri, in quanto la musica gotica soffre delle stesse difficoltà di cui è afflitta la buona musica in generale, ossia la mancanza di un vero riconoscimento. C’è davvero molta confusione, si continua a tracciare e a mettere paletti tra una presunta musica di massa e (soprattutto) una presunta musica alternativa, dove infine la buona musica diviene il terzo incomodo. Spesso la realtà musicale contemporanea appare una sorta di campo minato senza un principio o una combinazione in virtà ¹ della quale potersi muovere. La musica gotica soffre degli stessi problemi, forse con l’unico punto di forza che sta nella consapevolezza di una identità un attimo pià ¹ definita, ma anche qui c’è il rovescio della medaglia, in quanto spesso si rischia di cadere nel chiudersi in se stessi, negandosi la possibilità di crescere ed evolversi. Un genere musicale che resiste, volontariamente o meno, ad una contaminazione, rischia facilmente di estremizzarsi, ovviamente in senso negativo.
Wilde: Io sono molto preoccupato per la musica italiana attuale, perchà © in questi ultimi anni quando accendo la radio, mi ritrovo i soliti artisti con la solita canzonetta povera di contenuti musicali, dal testo banale e molto spesso privo di senso. Secondo me, il problema principale sta nell’italiano medio stesso, che preferisce ascoltare la musica di successo imposta via radio o televisione, piuttosto che considerare qualcosa di veramente ben fatto. Siamo diventati davvero cosଠstupidamente superficiali e ciechi?
Dialis: Ovviamente in una situazione cosଠcritica quale quella in cui ci troviamo, tracciare un’unica causa che spieghi esaustivamente tutto quanto, è praticamente impossibile. L’italiano medio è oggettivamente un superficiale consumatore di arte (musicale e non), è una sorta di vittima che poi si è fatto carnefice. Per lungo tempo l’industria musicale ha ragionato allo scopo di fare di ogni espressione musicale una fonte di guadagno, cosa che ha funzionato per un po’. Poi perà ² qualcosa è andato storto, i ruoli si sono invertiti, la commercializzazione del prodotto musicale ha portato molti individui a guardare alla musica come un bene di consumo, non come una forma d’arte da apprezzare e criticare. In una sorta di circolo vizioso, ora risulta difficile per una artista o per una casa discografica (piccola o grande che sia), proporre qualcosa di veramente innovativo: chi ci ha provato, spesso lo ha pagato a caro prezzo. Rieducare la massa puà ² sembrare un principio dittatoriale, ma in condizioni come quella in cui ci troviamo, credo che l’unica via d’uscita sia riportare il buon gusto lଠdove è stato estirpato. Rieducare molti alla buona musica non è cosa facile, ed il primo passo è, come sempre, il pià ¹ difficile. Puà ² ovviamente apparire inevitabile cadere nel pessimismo, ma anche questo sarebbe comunque un passo avanti per quanti si illudo ancora che le cose si risolvano magicamente da un giorno all’altro.
Wilde: Che visione avete delle mode elettroniche underground giovanili? Trovata commerciale farcita di make-up combinato a confusionari suoni digitali o musica innovativa e moderna, che serve da scisma tra l’ambiente dark del passato e quello contemporaneo?
Dialis: Lo scisma con il passato non c’è ancora stato, tutt’altro. L’elettronica in un primo momento è stato un passo illuminate per la musica dark, ma come tutto quanto che venga portato all’esasperazione, si sta rischiando di cadere in un vicolo cieco; il problema serio sta nell’amara constatazione che molti, in quel vicolo cieco, ci stanno bene. Bisogna a mio avviso prendere coscienza, una volta per tutte, che l’evoluzione di un genere musicale non passa solo e soltanto per l’estremizzazione di alcune sue componenti; in tali casi si puà ² parlare di diramazione o segmentazione del genere da cui originariamente si è presa ispirazione. Lo scisma tra passato e presente è tutt’altra cosa. Tracciare nuove direzioni presuppone la maturità di una messa in discussione dei propri principi fondanti, significa spogliarsi dei propri riferimenti per coltivare altri orizzonti. Una musica che vuole crescere, deve prima di tutto confrontarsi con cià ² che va al di là della propria comprensione. La musica per sorprendere deve prima di tutto sorprendersi. Una presa di coscienza che ancora oggi non ha trovato, purtroppo, molti proseliti.
Wilde: Torniamo a voi; quando comincerete a diffondere la vostra musica per i locali? Mi auguro di vedervi presto suonare dal vivo.
Dialis: Non sarà a breve. Il gruppo nell’anno in corso ha subito diversi contraccolpi, ed il tutto è coinciso con la realizzazione dell’album. Siamo arrivati a capire che ancora non è il momento di affrontare le problematiche di esibizioni dal vivo, ovviamente soprattutto a causa della mancanza di appoggi esterni. Fino a quando saremo costretti ad una scelta tra scrivere e produrre musica da un lato, e lavorare sulla possibilità di esibirci dal vivo dall’altro, sceglieremo sempre la prima. E’ ovvio che la cosa giusta sarebbe non trovarsi in una condizione simile, dove l’una cosa escluda l’altra, è una scelta difficile ma obbligata, almeno alle condizioni attuali.
Wilde: Lavori, progetti o collaborazioni per il futuro?
Dialis: Sà¬, e molti. Abbiamo già in cantiere un secondo album, a cui affiancare diversi progetti. La clausola pià ¹ pesante sta nella necessità di trovare un qualche appoggio; produrre Precatio è stato un passo rischioso, che spesso ci ha chiesto di sacrificare molto. Siamo pronti ad accollarci da soli la responsabilità di altri progetti, a cui perà ² si affianca la presa di coscienza della scarsità dei mezzi (soprattutto economici), assai necessari per la realizzazione di un tale obiettivo.
Wilde: L’ultimo spazio è riservato a voi, prego! Vi auguro anticipatamente una splendida carriera musicale!
Dialis: Grazie di cuore Luca. Soprattutto per l’enorme disponibilità che ci hai dimostrato. Incontrare persone che credono nella nostra musica è davvero bello. Se poi si tratta, come nel tuo caso, di qualcuno che sa ancora apprezzare la buona musica e l’arte in genere, bèh allora è pià ¹ di un semplice piacere. Mi auguro che la nostra strada sarà ancora lunga, e speriamo sinceramente di incontrarti in futuro. Per chiudere, ho creduto che la cosa migliore fosse riportare qui una riflessione tra quelle presenti nel libretto del nostro album.
Dato l’argomento, mi è sembrata pià ¹ che opportuna:
A volte la musica appare simile al lambire nella mente di una nenia,
come di un pianto di un neonato in una radura abitata da ombre
o in una fitta boscaglia dove il sole di mezzogiorno non giunge.
A volte esitante, a volte flebile, spesso disperata, non puà ² essa che sconvolgere
chi ha il peso di comprenderne il tumulto del sangue.
La musica prima di essere sentimento e follia è coscienza e memoria,
un istinto che nel farsi ragione quotidianamente conosce ed affronta
il volto e la voce delle proprie pulsioni e dei propri inganni.
Dopotutto se la poesia fosse angeli elevati al cielo o astri di inusitata bellezza,
la musica non ne sarebbe che la caduta, il tingersi di sangue e di terra
di quelle mani, di quegli sguardi
assetati d’impeto