Diamo la parola a questo Autore, Ercole de Angelis, dedito ad una letteratura storica, poetica e realista.
1) Ciao e benvenuto sul nostro sito! Presentati ai nostri lettori!
Ciao a te e a tutti i tuoi lettori, voglio innanzitutto ringraziarti per il tempo che mi hai dedicato e per l’opportunità che mi dai di parlare dei miei libri. Cosa posso dire di me? Mi sono accostato tardi alla scrittura, ma scrivere mi ha ridato l’entusiasmo logorato da una vita dedicata al lavoro e alla famiglia. Scrivere mi ha dato l’opportunità di raccontare delle storie che da sempre avevo dentro, di esprimere sentimenti ed emozioni che da anni languivano dentro di me. Sono anche un cantautore dilettante e trovo numerose affinità tra lo scrivere e il cantare le proprie musiche e i propri testi, sono entrambe cose che coinvolgono profondamente l’anima. E, permettimi di aggiungerlo, i tempi attuali hanno uno struggente bisogno di anima, l’anima vera che risiede nel profondo di ognuno di noi e che si sta atrofizzando immersa nel grigiore della nostra decadente società abituata a non stupirsi più di nulla. Comunque, di professione faccio il programmatore e vivo a Castro dei Volsci, un piccolo borgo medioevale non molto distante da Roma.
2) Oltre a “Seven deaths, sette strane storie”, hai scritto anche “Il sacro fuoco della regina”, “Il segreto di Ambise” (entrambi romanzi storici, il primo ambientato nel 1200 a.C, che vede come protagonista la Regina Camilla, condottiera dei Volsci, il secondo ambientato nel 1165, nell’epoca dei Cavalieri Templari) “Mio padre, io e la morte”, una raccolta di poesie, in dialetto Castrese. Vuoi farci un breve curriculum delle tue opere? L’ispirazione che ti ha portato a scriverli, il concept su cui vertono, e anche il bisogno di dedicarti alla poesia dialettale…
Cercherò di essere sintetico e breve, ma di certo non basterebbero un buon numero di pagine per spiegare in maniera esaustiva i perchè dei miei libri. Vivo in un borgo medievale ai confini tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie dove la storia si respira in ogni vicolo. Ho sempre immaginato che, se le pietre del mio paese avessero potuto raccontare ciò che avevano visto, avrebbero narrato storie di gente comune. Personaggi coinvolti loro malgrado dalla storia, quella vera. Persone che nel momento del bisogno si sarebbero mostrate nella loro vera essenza: nobili eroi ed eroine nell’animo, rimasti però sconosciuti, perchè la storia scritta dai vincitori non ha pietà e memoria per i vinti. Ecco, io ho voluto dare voce a queste pietre parlando, nei mie primi due romanzi, di eroi e di valori ormai oggi dimenticati, come amore, coraggio, onore, amicizia, sacrificio, rispetto della parola data. Nel libro di poesie ho voluto rendere omaggio a mio padre che era un gran poeta di altri tempi che non ha avuto il coraggio e il tempo di pubblicare le proprie poesie. Ho affiancato quindi le mie poetiche riflessioni sulla morte alle rime di mio padre, facendo, nel contempo, un’operazione, a mio giudizio altamente culturale. Mi spiego, il dialetto sta scomparendo da tutta l’Italia e con esso la storia e la culture locali, omologate nel calderone di un piattume linguistico generale. Ho quindi sperimentato l’abbinamento delle poesie in dialetto scritto, tutte di mio padre, con la messa on-line su internet della versione letta, pronunciata in dialetto, essendo alcuni suoni mal rappresentati dai simboli dell’alfabeto italiano. Ho creduto con questo di lasciare una traccia indelebile del passato che rischia di perdersi per sempre con le nuove generazioni cresciute all’ombra della televisione. Per ultimo, ho scritto “Seven deaths” libro concepito come una sfida a me stesso. Nei suoi racconti ho cercato di mostrarmi scrittore maturo, cioè scrittore capace di narrare al di fuori del proprio vissuto, sia in termini linguistici che di stile. Ecco, quindi, le ragioni che mi hanno spinto a pubblicare una raccolta di racconti, pittosto che un romanzo, scritti con un linguaggio che usualmente non è mio. Ognuno di essi contiene un aspetto diverso della narrazione e una difficoltà narrativa differente.
3) Ho cercato di recensire “Seven deaths, sette strane storie”; a mio parere i racconti più interessanti sono “Hoka-hey: oggi è un buon giorno per morire!” dove riporti un monologo di Cavallo Pazzo, ucciso con una baionetta il 5 settembre del 1877, “Rosabella”, che vira sull’umorismo nero, e “Di tasse si muore”, dove poni l’attenzione sulla vicenda, purtroppo “cronaca dei giorni nostri” degli imprenditori, che, a causa della crisi, e di uno Stato parassita, presi dalla disperazione, si uccidono o compiono atti insani. Direi che hai analizzato tre “modi di morire”: nel primo, una morte quasi eroica, a confine tra mito e leggenda, nel secondo una morte davvero insensata, quasi grottesca e da “Teatro dell’Assurdo”, nel terzo caso, invece, una vicenda realista.
Come è ovvio che sia, ogni racconto ha i suoi perchè, ma hai colto l’essenza del libro nascosta nel brano di Hoka hey che hai riportato, e ,in effetti, la pofezia di Cavallo Pazzo riassume il mio pensiero:
“Ma profetizzo: chi con la terra mercanteggia no, non andrà lontano. E a me, Cavallo Pazzo, capo dei Sioux non resta che una scelta: Hoka-hey, oggi è un buon giorno per morire!”
Ti assicuro, a volte mi sento fuori da questa società, come Cavallo Pazzo.
4) Qualche giorno fa una persona, disperata, ha tentato di fare una strage in Parlamento. Penso che questo sia l’ultimo dei moltissimi eventi che stanno insanguinando l’Italia, dove sono le persone comuni, o magari anche oneste!, a pagare le conseguenze della crisi economica, mentre i nostri “politici” si danno a festini e festicciole, dissipando spesso i soldi pubblici, in modo infame e vergognoso, senza muovere un dito per “cercare di uscire da questa crisi”. Anche il Lazio è stato di recente al centro di polemiche al riguardo. Vuoi tentare di fare un collegamento tra questo evento -che porta davvero a riflettere sulla situazione italiana- e il tuo racconto “Di tasse si muore”, visto che la tematica è sempre quella dello “Stato vampiro”?
Non c’è bisogno di fare alcuno sforzo per collegare i fatti. Essendo un imprenditore Io ho, purtroppo, immaginato uno scenario altamente probabile. Trovo estremamente irrazionale il suicidio, se io dovessi soccombere per colpe di altri, vorrei farlo combattendo, e ho immaginato che qualche persona colpita dai recenti disagi la pensasse come me. Lo stato cosidetto moderno senza un’etica che trascenda e superi la legge scritta, senza quei valori individuali che ho prima citato, non può altro che diventare un mostro oppressore. Se, nel mio agire, io non pensassi a far coincidere il mio interesse con il bene comune, a lungo termine distruggerò il sistema e ovviamente me stesso, facendone parte. Questo, secondo me, è quello che sta accadendo oggi.
5) In “Hoka-hey: oggi è un buon giorno per morire!” scrivi: “Ho visto morire di stenti le nostre donne i vecchi e i bambini. Che triste questo giorno, seduto su di un carro, incatenato come una bestia. L’uomo bianco la chiama civiltà, ma non conosce onore. Inganno è il suo vero nome e una pietra gialla ha messo al posto del suo cuore. Ci ha ucciso mille volte spezzando il nostro orgoglio con la forza del cannone e con l’inganno del serpente. La locusta è madre della sua razza.”. è emblematico che associ la nostra civiltà occidentale (che si è spesso macchiata di crimini, supportati spesso anche idealisticamente, purtroppo, da Pensatori e Filosofi!) alla locusta. Le locuste distruggono tutto ciò che toccano, in fondo. è così che vedi il progresso occidentale?
Purtroppo sì, te lo riassumo in poche parole: prendiamo il PIL, il prodotto interno lordo, per quanto potrà crescere? Potra crescere all’infinito? Un modello che inneggia alla crescita infinita suscitando desideri inutili pur di espandere e sostenere il mercato, consumando inutilmente risorse, non potrà andare molto lontano.
6) Visto che la tua raccolta di racconti aveva al centro la morte, vista come in una sorta di carosello macabro, nei suoi tanti aspetti, ho associato il tuo romanzo a una canzone che ha come tema proprio “la vita macabra”, a confine con la morte. “This is the macabre life” degli Astrovamps. Che ne pensi?
Riguardo al testo che tu hai suggerito estrapolerei questi due versi, potrei anche riconoscermi un poco in essi…
We don’t care much about pretty little things
A dark life lived well has nothing to do with hell
Ma riguardo alla musica, mbe, io vengo dalla generazione dei Deep Purple, degli Yes, dei Genesis, dei Pink Floid e, mi dispiace, non c’è paragone!
7) Hai qualche altro progetto? A cosa ti stai dedicando?
Ho parecchi progetti aperti, sono un disordinato di natura, e assecondo questo mio disordine anche nella scrittura. Ho in mente svariati progetti. Uno molto ambizioso: una raccolta di racconti e novelle che vuole narrare questa Italia attuale, smarrita e decadente, dal pundo di vista della gente comune, con una serie di protagonisti anti-eroi. Di questo progetto ne facevano originariamente parte “giorni qualunque” e “Di tasse si muore”, il titolo della collana sarà : “Racconti italiani del terzo millennio”. Ho ancora due racconti lunghi in cantiere per questa collana. Nel frattempo sto scrivendo una novella fantasy sul tema del solito ipotetico post-guerra nucleare, è un racconto per adolescenti e lo vorrei dedicare a Jules Verne. Il suo libro, “L’isola misteriosa” ,mi ha sempre affascinato, e la sua lettura mi ha indirizzato verso gli studi tecnico-scientifici. Sto sperimentando anche la scrittura erotica, genere che trovo difficilissimo; non è semplice mantenere alta la carica erotica senza scadere nel banale o nel volgare. Ho in mente, ancora, di scrivere il seguito “del Segreto di Ambrise” (Spero che tu lo abbia letto). Nel frattempo sarò costretto a lavorare dieci ore al giorno e oltre per campare me e famiglia lavorando al 50% con lo stato da te definito, giustamente, vampiro.
Lunaria, ti ringrazio di nuovo per lo spazio e il tempo concessomi, spero di avere altre tue recensioni, sempre sincere, dettagliate e puntuali, sugli altri mie libri dei quali ti farò omaggio. Un caloroso saluto e un grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguirci fin qui.