1) Ciao Ragazzi e benvenuti su Darkitalia!
Iniziamo dalle presentazioni e da una breve bio…!
Piero – Ciao, ci siamo formati nel settembre ’93. Nel ’95 abbiamo prodotto il nostro primo demo cd registrato con un 8 piste a cassette: “Da lontanoâ€. Nel ’96 il secondo lavoro: “Biennale†e nel ’97, sempre inciso con un 8 tracce a cassette: “In ricordo di Edith Beharâ€. Abbiamo partecipato a diverse compilation con alcuni brani dei vari demos. Ci piace ricordare la piu’ riuscita ovvero la compilation “the fridge vol 1° con il brano “La colpaâ€. Nel 2000 ci siamo un po’ evoluti tecnologicamente ed abbiamo inciso “Le inutili divagazioni di un aeronauta†registrato con un 16 tracce digitale e sempre autoprodotto. Poi nel 2004, co-prodotti dalla PMA records di Urbino, è nato il primo lavoro ufficiale: “Le meccaniche del quintoâ€. Oggi sta per uscire “Lo splendore del mattino che viene†secondo lavoro ufficiale, prodotto dal sottoscritto (N.D.R. Piero Sciortino) per Jost Multimedia. In questi anni abbiamo suonato parecchio dal vivo, soprattutto nel nord Italia ma con alcune date nelle Marche, la regione della PMA che ci produsse l’album, concerti che ricordiamo ancora per l’accoglienza a Napoli al neapolis festival e a Roma.
2) Kyrie: il vostro monicker ha una rilevanza sacra; per esteso, nel significato liturgico, è “Signore, abbi pietà “;
come mai lo avete scelto, e come va inteso, con una valenza legata a una purificazione,
un’espiazione, una redenzione, magari proprio attraverso la composizione/ascolto della vostra musica?
Piero – Se Kyrie lo associ al termine Eleison allora significa “Signore pieta’ â€. Da sola, Kyrie e’ una pura invocazione; sta infatti per Signore. Lo abbiamo scelto per il suono che aveva la parola e che allora ci piaceva e, non per ultimo, anche per il significato, almeno per me. Quasi sempre forma e sostanza viaggiano assieme. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda rispondo che non abbiamo nessuna velleita’ di stimolare espiazioni, redenzioni. Men che meno ascoltando o componendo la nostra musica che resta un prodotto di bottega artigianale. Cio’ che resta importante è il tentare di trovare un modo fertile ed interessante, quando e se riesce, di dire con note e parole qualcosa che sappia comunicare un pensiero, un’immagine. L’unica certezza è il desiderio di condividere comunque bellezza per come riusciamo e per come la intendiamo.
3) Prima di addentrarci in “Lo splendore del mattino che viene”, parliamo delle vostre canzoni postate su Youtube: “Decadenze”, “La comparsa”, “Lipsia 1933″….
Piero – “La comparsa†è la prima in ordine cronologico delle tre da te citate. Oggi la registrazione mi pare debole. Risulta molto piu’ coinvolgente e potente dal vivo. Per molto tempo l’abbiamo suonata come ultimo pezzo in scaletta con un lungo assolo di chitarra nel finale in cui letteralmente ci lasciavamo andare a quel che veniva sera per sera.
“Decadenze†sulla cui base elettronica e su un ritmo ostinato e ripetitivo ho cercato di tratteggiare alcuni elementi del periodo fine ‘800 – primi del ‘900 europei con un’incursione nell’autobiografico.
“Lipsia 1933†è stata influenzata dagli anni ’30 in Germania. Lessi alcuni libri sulla scomparsa di Ettore Majorana, uno dei fisici teorici piu’ intelligenti che l’Italia e il mondo abbiano mai avuto. Un’intelligenza superiore. Mi piaceva lo stacco tra i libri che venivano bruciati in piazza a Lipsia dai nazisti, libri che venivano considerati pericolosi,insidiosi e gli incontri tra Ettore Majorana e Werner Heisemberg uno dei piu’ importanti fisici tedeschi del tempo, uno dei padri della meccanica quantistica e padre del principio di indeterminazione. Si trovavano giocare a scacchi e a parlare di fisica e di filosofia in una palestra mentre fuori il mondo stava letteralmente impazzendo. Majorana a quel tempo comincio’ ad interessarsi sempre piu’ alla filosofia e forse al misticismo e tralascio’ lo studio della fisica probabilmente per il senso di colpa dovuto al fatto che si stava per dare inizio al periodo di studio e sperimentazione della bomba atomica in cui non volle piu’ essere coinvolto. Forse è morto in un monastero, forse suicida in mare, forse termino’ la sua vita come un homeless a Catania. Non si seppe mai precisamente la fine che fece. Come disse Fermi: “ Se Ettore, con la sua intelligenza, ha deciso di far perdere le sue tracce, nessuno lo trovera’ mai’â€. E fu cosi’. “Lipsia 1933†e’ una delle mie canzoni preferite.
4) “Lo splendore del mattino che viene” è il vostro nuovo lavoro.
Quindici canzoni interamente cantate in italiano: volete parlarci o citarci qualche stralcio dei testi?
Si direbbe che preferite trattare temi legati all’intimità , tante piccole storie che acquistano un diverso spessore interpretativo a seconda del vissuto personale di chi vi ascolta e riflette sulle vostre parole…
Piero – A ripensarci ora, dopo che tutto e’ ormai compiuto e terminato si’, ci sono alcune storie che mi piace possano acquistare un piccolo valore per chi ha tempo di ascoltarle. Mi piace l’idea che qualcuno in questo mare in burrasca, dove centinaia, migliaia di sollecitazioni tentano di farsi strada in noi, di catturare compulsivamente la nostra attenzione, sempre piu’ bulimici di cose che prima ingeriamo e poi rigettiamo senza conservarne che una pallida impressione, trovi un piccolo spazio, un po’ di tempo per le nostre canzoni. Fossero anche solo dieci persone, ne saremmo orgogliosi. I famosi venticinque lettori di Manzoni insomma. Il nostro album io l’ascolterei sdraiato su di un divano un po’ come se stessi leggendo un piccolo libro di quindici brevi racconti musicati.
Dario – Io lo ascolterei all’aria aperta, in collina, sdraiato all’ombra di un grande albero, sfogliando e leggendo il libretto del cd. Per questo motivo lo riempiamo di immagini, per dar modo di poter scoprire qualcosa, anche con gli occhi.
5) Quale canzone a vostro parere rappresenta una possibile hit, o esprime al meglio il vostro sound attuale con tutte le particolarità e le potenzialità che vi impegnate a sviluppare per “lasciare il segno”? Per esempio, trovo che “Aereonauta” sia una di quelle canzoni che i Cure non sanno pi๠scrivere da anni, ed è bello vedere che una band italiana riesca a ripescare con maestria l’eredità del passato “rivestendola” con una propria impronta stilistica!
Piero – Ognuna delle canzoni inserite nell’album rappresenta un raggio della ruota, una frequenza, un umore, un aspetto della nostra musica. Non riesco ad intravedere nessuna hit. La tal cosa è lontana dal nostro obiettivo che è piu’ nell’idea di dare forma ad un organismo piuttosto che ad una parte. Spessissimo poi, le canzoni che io preferisco sono per gli altri meno significative o al contrario. Ognuno ha un po’ le sue com’e’ giusto d’altronde. Ogni tanto siamo d’accordo, ogni tanto no. Trovo interessante che associ “L’aeronauta†ai Cure. Non ci avevo pensato minimamente. E’ per la linea di basso?
Dario – “Il tenace soldatino di stagno” mi sembra una buona ballata, cosଠcome potrebbe esserlo “Il sagrato di San Lorenzo”. Poi appunto ognuno potrà scegliere, come spesso accade, la propria canzone preferita.
6) Se vi dicessi che vi accosterei a band come Placebo, Kardia, Death in June, i Cure del periodo “Seventeen Seconds” e “Faith”, i Klimt 1918…? Mentre ascoltavo il vostro cd, mi venivano in mente proprio queste band.
Avete anche una forte componente “cantautoriale”, soprattutto per lo stile vocale, sempre intimista, flemmatico e un pಠmalinconico. Voi personalmente come “etichettereste” il vostro stile? E pi๠in generale, cosa amate ascoltare?
Piero – Di questi che hai nominato conosco davvero solo i Cure. Dei Placebo mi piacciono molto alcune canzoni, quelle piu’ energiche. Davvero buone. Un loro album intero non l’ho mai ascoltato. Dei Death in June conosco un paio di pezzi ma non ho nessun loro cd, Kardia e Klimt non li conosco e vista la tua sollecitazione andro’ ad indagare. Da parecchi anni, direi almeno da quindici, ascolto soprattutto musica classica. Mi piace anche indagare nelle vite dei grandi compositori, leggere le loro biografie; carpirne limiti, manie ed eccellenza. Nel pop i preferiti su tutti sono Beatles e Battiato. In seconda fascia i gruppi storici inglesi degli anni 70 e i cure e i joy division per gli ’80. Poco anni ’90. Non mi piace la musica americana a parte qualcosa di Dylan e l’ultimissimo di Patti Smith che ho ascoltato in anteprima in radio ed è un capolavoro. Molto altro ci sarebbe da dire: De Andre’, Battisti, C.S.I, Cranes, Slowdive, i Ride, In fondo non riesco a fare una distinzione tra i generi. Alla sera ad esempio mi piace ascoltare Miles Davis o John Coltrane ( adoro entrambi) che di mattina non riesco a sentire. Di mattina ascolto molta classica, in macchina o a casa. Pomeriggio dove il mio bioritmo si abbassa un po’ tendo a dare uno shock motorio che so’ con i Deep Purple, con qualcosa di piu’ fisico. Mentre ti rispondo sto ascoltando le canzoni di Gershwin cantate da Ella Fitgerald. Per quanto riguarda il mio cantare: è un cantato poco studiato con nessuna tecnica e con poca estensione. Mi è utile per cantare le note associate ai testi che scrivo. L’aggettivo flemmatico che hai usato nella domanda mi piace molto. Di certo non amo i cantanti che impreziosiscono con virtuosismi piu’ o meno stucchevoli le loro interpretazioni. Elisa, in Italia, e’ una fuoriclasse che sa unire tecnica innata e interpretazione. Mi piacciono molto anche Carmen Consoli, Cristina Dona’, Nada.
Dario – Anch’io non conosco i Kardia e i Klimt. L’accostamento ai Cure ce lo portiamo dietro dal 95 anche se ormai mi sembra che le nostre canzoni si siano distaccate da quelle sonorità . Innegabile dire che certe atmosfere ce le abbiamo dentro e possano riemergere in alcuni frangenti: “L’aeronauta” sicuramente puಠesserne un esempio.
7) Sembrate rifuggire da qualsiasi eccesso iperbolico o “spettacolarizzazione pomposa” per concentrarvi sull’essenzialità del suono, delle parole…
Intimità , spleen, pudore e ritrosia, fragilità : pensate che possano essere questi gli elementi simbolici a corollario della vostra ricerca artistica personale?
Piero – Intimita’ senz’altro, spleen direi proprio di no. Forse,se dovessi cercare un minimo comun denominatore tra le varie canzoni, il termine giusto sarebbe “ricercaâ€. Ricerca di un orientamento, di un’attenzione verso le cose e verso se stessi, di un’osservazione di cio’ che si muove dentro e fuori di me. Nessuno spleen esistenziale. Anzi, al contrario, un desiderio ed aspirazione verso qualcosa di bello,luminoso, nascosto e spesso dimenticato in noi e fuori di noi che renda alla vita un senso. Un senso che indichi una destinazione. Un’aspirazione nell’edificare qualcosa di nuovo e giusto dal punto di partenza che noi siamo. L’uomo credo sia un prodotto non finito, un esperimento che sta a noi completare. Ognuno per se’. Le nostre manie, i nostri capricci, le nostre emozioni negative, le nostre banalita’ e miserie quotidiane, il nostro spleen, sono, per cosi’ dire, il punto di partenza per costruire altro. Il pezzo di legno da cui far emergere dapprima il burattino e poi, dopo alcune avventure, il bambino che, come dice Collodi alla fine del libro alla fine si sveglia finalmente alla vita reale.
8) Parlateci dell’artwork.
Qualcosa di simile a un bicchiere dalla consistenza “molle”, dagli angoli superiori che si disfano in un contorno sfocato, un barlume di luce fievole in primo piano, un blu oceanico totale…
lo trovo quasi surrealista. E’ per caso un riferimento a un “alcolismo esistenziale”, a una dipendenza da qualcosa che permette di assuefarsi alla vita, al carico di angoscia e tensione correlato,
per sopravvivere fino a vedere “lo splendore del mattino che verrà “?
Infatti, trovo il titolo inneggiante a una volontà di persistenza, di resistenza eroica e silenziosa, quasi zen, durante la notte, simbolicamente il periodo in cui ciascuno di noi è “faccia a faccia” con i propri demoni interiori, le proprie fobie, “l’ombra”…fino a vedere “lo splendore del mattino” che incombe all’orizzonte, appunto, un mattino “che viene”.
Un nuovo giorno, una nuova sconfitta alla morte.
Tra l’altro, in “Luce d’acqua” affermate: “il cielo schiarisce”;
sembra che siate attenti a mettere in evidenza gli aspetti luminosi, il divenire dell’esistenza, piuttosto che dare rilevanza a una mestizia universale e opprimente…
Piero – Il bicchiere ed il contesto blu potrebbero rappresentare un mondo in un Universo in cui è contenuta una luce che sta sorgendo. E’ stata l’immagine che piu’ di ogni altra sapesse rappresentare quello che volevo dire con il titolo. “Lo splendore del mattino che viene†è un mattino che puo’ sorgere nel cielo ed in ogni uomo. Dobbiamo sforzarci a togliere le tende alle finestre delle nostre emozioni, dei nostri pensieri per scoprire che forse l’alba sta gia’ nascendo ma siamo noi a non poterla vedere. L’ombra c’è e bisogna conoscerla non bearsi in essa, ne’ compiacersene. Sta a noi dare spazio, dare tempo, dare ascolto. Siamo noi ad essere distratti al mattino che arriva. Siamo piu’ spesso concentrati su cio’ che nella vita non funziona, non va, non e’ come vorremmo. Siamo concentrati spesso sul non-bisogna invece ricercare e lavorare per. Ci si deve sforzare, bisogna lavorare per qualcosa che è gia’ qui per noi e che siamo noi a non poter vedere perche’ troppo pigri, troppo disorientati, troppo alterati, troppo impegnati a fare altro. E intanto la vita passa e assieme a lei anche noi passiamo. Non oppressione quindi ma emancipazione dal negativo utilizzando la bellezza che abita ovunque. Questo non porta a negare un ricordo, una riflessione sul tempo che va. Anzi. Possiamo utilizzare tutto questo con la consapevolezza che abbiamo un tempo e lo dobbiamo adoperare, noi possiamo e quindi dobbiamo sforzarci,almeno per quel che riusciamo e possiamo, ad intendere e a decodificare segni diversi, insoliti, nuovi, rispetto a cio’ cui siamo abituati automaticamente.
Dario – In quell’immagine ci vedevo due cose: da una parte mi piaceva l’idea di una luce, la luce, che possa essere trovata in ogni cosa, in ogni oggetto che è nella nostra vita; dall’altra un bicchere di vetro ha anche lo scopo di proteggere e conservare questa stessa luce, come facevano i cavernicoli con il fuoco: troppo importante per farlo spegnere.
9) Interessante “Il soldatino di stagno”. Ricordo la fiaba, e l’ho sempre trovata emblematica; tanto pi๠che in quel contesto, sono proprio i giocattoli (per estensione, oggetti privi di anima) a credere e a morire per amore.
Anche in “Il dominio delle frequenze” fate un riferimento ad “Alice nel paese delle meraviglie”.
Vorrei chiedervi se siete ispirati proprio dalla fiabe o dalla favole, magari ascoltate nella vostra infanzia; di recente ho proprio visto un film, “Biancaneve nella foresta nera” che rileggeva in chiave “orrorifica” la celebre fiaba;
Qualsiasi fiaba con l’aggiunta di elementi quali la perdita dell’innocenza, del candore, e soprattutto, nessun lieto fine, come spesso lo è la vita, puಠtrasformarsi in un “horror”; Trovo che un film come “In compagnia dei lupi” renda bene questo concetto.
Piero – Nel “soldatino di stagno†e’ raccontata la storia di un giocattolo che grazie all’amore per la ballerina comincia a muoversi, ad agire. Si anima. Prende vita, supera gli ostacoli e poi si fonde assieme all’oggetto del suo amore, la ballerina appunto, nel fuoco che ogni cosa sa plasmare e in cui tutto torna. Un fuoco che fa perdere il particolare, la personalita’, il soldatino, la ballerina, e che sa unire, sa fondere assieme cio’ che appariva separato. Un fuoco che ci porti ad essere tutti in tutto. Non ultimo, quando scrissi la canzone il ricordo di me bambino che con amici in una roggia di paese, un piccolo fiumiciattolo, facevamo navigare alcuni soldatini dipinti da noi su barche di legno. Ogni tanto faccio una cinquantina di km e vado a rivedere quel posto che e’ rimasto esattamente come allora. Vicino c’e’ una ferrovia. Passavamo cosi’ le nostre giornate: ruscello, ascoltare l’arrivo del treno, ruscello, poi biciclette e a casa per il meritato riposo.
10) Perchè avete dedicato una canzone a Ildegarda di Bingen? Siete per caso affascinati da quelle suore, mistiche, religiose, figure femminili sempre tese tra “pazzia/delirio”, estasi, trascendenza?
Piero – Ildegarda di Bingen è stata una donna notevolissima ed eccellente nella Germania medievale. Una monaca, musicista, filosofa, erborista, mistica. Una donna eccellente con una volonta’ sviluppata e messa al servizio dell’arte, della contemplazione, dell’intelligenza, della consapevolezza e del sacro. Sono personalmente attratto dal misticismo. Senz’altro. Non solo quello cristiano, ma di tutte e sei le tradizioni principali che il pianeta ha conosciuto. In particolare amo la cultura cinese che trovo di insuperabile poesia. Conosci il tao te ching? Il misticismo ovvero la ricerca di un contatto elevato, rappresenta per me quanto di piu’ alto e nobile un uomo possa desiderare; vale a dire lavorare per accedere ad un contatto con intelligenze piu’ grandi. Ildegarda di Bingen, Teresa d’Avila, Simone Weil sono donne che in questo ambito hanno rappresentato con assoluta evidenza: eccellenza, profondita’, maestria, intelligenza, sensibilita’.
11) A quali film vi piacerebbe donare la vostra musica?
Piero – Personalmente amo moltissimo il cinema. E’ spesso fonte di ispirazione per me. Mi piacciono molte cose e mi piace molto il cinema italiano in genere. Da Ozpetek, Giordana, Amelio fino ai piu’ giovani, che so, Fellini. Il piu’ giovane di tutti. mi piacerebbe partecipare con un nostro brano ad un film. Restiamo in attesa di proposte. Siamo aperti a quasi tutto.
Dario – Sarebbe magnifico collaborare o anche solo dare una canzone per un film, non solo come fattore promozionale che questa cosa darebbe al gruppo, ma anche come orgoglio personale. Io non avrei una particolare preferenza di registi, dipenderebbe dal film. Ecco… eviterei i cine-panettone.
12) Con chi vi piacerebbe collaborare, in Italia? Io vi accosterei ai Kardia, un’altra band che tenta una visione personale e poliedrica su un substrato oscuro.
E a livello di band straniere?
Piero – Per quanto riguarda le collaborazioni se dovessi scegliere una persona certamente sarebbe Franco Battiato. poi Nada.
13) Avete qualche data,evento a cui parteciperete o che organizzerete? Trovo la vostra musica pi๠adatta a piccoli eventi, magari a reading di poesie, piuttosto che a eventi “troppo festaioli”….
Piero – Infatti. Ultimamente non abbiamo in agenda concerti. Per il futuro staremo a vedere. Il gruppo si sta un po’ rimescolando. Suonare dal vivo e’ stato sempre, in diversi contesti, dal piccolo club, al festival, alle manifestazioni piu’ disparate, alle feste di piazza, un’occasione per esserci e per provare a fare un buon lavoro. Suonare resta un allenamento non solo musicale ma umano direi. Riuscire a coinvolgere chi e’ presente, catturandone attenzione, interesse o curiosita’ e’ una cosa magnifica.
Dario – Nella situazione in cui ci troviamo adesso, non mi vedo pi๠a suonare su di un palco di una discoteca come pre-serata. Prediligerei piuttosto delle location piccole, pi๠intime. Ci manca davvero tanto suonare a contatto con il pubblico.
14) Concludete a vostro piacimento l’intervista…!
Piero – Un consiglio di lettura: “ frammenti di un insegnamento sconosciuto†di P.D. Ouspensky. Otto anni alla scuola di Gurdjieff. Uno dei rarissimi libri in grado di darci il la per una nuova e piu’ matura visione delle cose, della vita, della gente e di noi stessi. Grazie.
Dario – Per il momento il cd potrà essere acquistato solo su iTunes a questo link: http://itunes.apple.com/ca/album/lo-splendore-del-mattino-che/id534757920 in seguito anche su altri store digitali. Prossimamente realizzeremo anche un vero e proprio formato cd, per chi vorrà averne una copia, con tanto di libretto da leggere…
Grazie a te e a tutti quelli che avranno la voglia e l’interesse di ascoltarci ancora. Un abbraccio.