I Kyrie tornano con “Lo splendore del mattino che viene”, un lavoro poliedrico che sposa l’anima cantautoriale un pò spleen e neofolk ( la title track ne è un esempio lampante, pur restando molto “happy” e rilassata rispetto alle altre tracce, per esempio “L’oro inverso”) ai toni più cupi e introspettivi, sublimati però in riflessi adamantini e lucenti, perchè la band non si compiace mai di indugiare nè liricamente nè musicalmente su una cupezza (auto)distruttiva fine a se stessa; anzi, si nota che la musica dei Kyrie sfiora appena il lato oscuro per poi risalire verso la luce.
“Dopo 20 anni”, “L’aeronauta” (canzone a dir poco perfetta, che ci riporta alla perfezione estetica Dark Wave e non sfigurerebbe a confronto di una “Other Voices”, “Charlotte sometimes” o “The drowning man”) “Il sagrato di San Lorenzo”, “Il dominio delle frequenze” sono ottime rivisitazioni dei Cure periodo “Seventeen seconds” e “Faith”: la stessa atmosfera bianco-grigia, quasi una sorta di “gioiosa malinconia”.
Fluidità, Leggerezza, una consistenza soffice e nevosa, più che liquida, il tutto sempre teso tra parti più riflessive alternate a parti di “ripresa” (“Informazioni sparse”) mentre “Il luogo da cui parli” fluttua su un substrato sfaldato e “fantasmico” lontano che si perde in cerchi concentrici “mesmerizzati”; l’effetto è di sopore ed ipnosi, e potrebbe essere un ulteriore sperimentazione su cui tornare prossimamente.
Chiude il cd “Ildegarda di Bingen” dal sapore medioevale e tragico.
Gran bel pezzo, che dimostra la vena personale e creativa della band che “non ha paura” di prendere ispirazione da molteplici fonti, andando oltre ai soliti clichè “di scena”, in questo caso riproponendo una song dal sapore “gotico-gregoriano”.
Le vocals sono sempre delicate ed autunnali, un pò da “bambino fragile e sperduto”, che suscita tenerezza e un vago sapore di “infanzia perduta”
(peccato però non aver sfruttato l’occasione dell’inserimento di qualche canto femminile in “Ildegarda di Bingen”! ) e rendono molte di queste “ballate” quasi delle ninne nanne (“Casa”)
spesso virate proprio su auree fiabesche (a lieto fine..?) come in “Il soldatino di stagno” (altro esempio della grande ispirazione creativa a 360 gradi su diversi temi!).
Una grande sensibilità emozionale, accarezzata da quiete e tepore, più che la disperazione senza fondo: ci troviamo di fronte a suoni di rimembranze, viaggi, estati, amori perduti
che riaffiorano tra i solchi di molecole di malinconia grigia, ma in un batter d’occhi, ci troviamo a scrutare all’orizzonte (di noi stessi) i primi raggi del sole del mattino “che viene”.
Rammarico (ma non contrizione) del tempo che inesorabilmente scorre, in una serena accettazione di ciò che chiamiamo vita.
Una band a cui offrire la possibilità di suonare, suonare, suonare, consigliati soprattutto a serate tematiche, reading di poesie (“Il passo che ascende” o “Luce d’acqua” sono perfette in tal senso come colonna sonora per celebrare, per esempio, “un poeta delle piccole cose” come Pascoli o Betocchi). Anzi, suggerisco alla band di cimentarsi nella riproposizione di qualche testo poetico, perchè questi ragazzi hanno le giuste potenzialità per coniugare la loro musica alla nostra tradizione poetica “più fragile e spleen” del ‘900.
potete trovare l’album a questo indirizzo
http://itunes.apple.com/ca/album/lo-splendore-del-mattino-che/id534757920
Lunaria
Darkwave
2012
Kyrie