I californiani Cervello Elettronico hanno progettato qualcosa di differente rispetto a quello a cui ci hanno abituato. Il sound precedente pescava da diversi stili che andavano dalla musica elettronica sequenziata al rhythmic noise, mentre su Anima Meccanica abbiamo un suono maggiormente pensato e strutturato chiamato anche IDM.
L’album è minimalista e oscuro, a tratti forse sin troppo ripetitivo quasi ad arrivare all’ossessione. Una delle tracce che meglio funzionano è “Bad Ground” grazie alla sua maggiore vivacità che diluisce la complessità della proposta di David. Nelle altre canzoni, però, i Cervello elettronico sembrano quasi che vogliano trasmettere sensazioni negative molto vicine al disagio o all’angoscia, rimarcata dal brano “Impact” dove fanno capolino sinistri vetri frantumati come a suggerire una surreale irruzione atta a minare la già instabile aura dell’ascoltatore.
La durata media dell’album di certo non aiuta a comprendere tutte le complicate sfumature di questo sound, cosa che tende inesorabilmente a stancare e a rilegare Anima Meccanica in un angolo tetro della nostra Discografia. Adrian potrà sicuramente ripartire da alcuni buoni spunti presenti in questo lavoro e tentare maggior fortuna in futuro.