Graditissimo ritorno quello degli spagnoli Culture Kultur, che pubblicano un nuovo album a cinque anni di distanza da "Reborn", che si collocò in terza posizione nella DAC Charts (classifica alternativa tedesca). Lo stile della band rimane sulla scia dei precedenti lavori, ovvero electro pop con cadenze oscure e ballate eleganti e coinvolgenti. Le undici canzoni che compongono "Spirit" offrono atmosfere godibili, ritmiche tipiche del genere e linea vocale avvolgente, ma a differenza di "Reflex" e "Reborn" il nuovo album è privo di quella carica emotiva ed energica che ci si doveva aspettare dai CK, ovvero mancano le canzoni che devono trainare l'album, quelle che hanno il compito di catturare l'ascoltatore, insomma le classiche hits da club; dopo due grandi dischi e cinque anni di silenzio mi aspettavo l'album della consacrazione definitiva, che li avrebbe collocati nell'olimpo del genere. Questo non vuol dire che la band abbia fatto un passo indietro, ma da l'idea di non aver fatto neanche un passo in avanti. Le prime due canzoni "Sieged" e "Blind Man" magistralmente accompagnano l'ascoltatore dentro il disco, dando prova di eccellente electro pop, marchiato nel tipico stile della band, a conferma che loro ci sanno fare. Segue "Love Will Tears Us Apart", che probabilmente farà storcere il naso a molti, ma la ritengo interessante per due motivi: per la sobrietà nell'eseguirla ed averla personalizzata nel loro stile. Non sarà la cover del secolo, ma nel contesto del genere electro pop ci può stare dentro molto bene, è ascoltabile, non è una pacchianata, fatta con stile, poi ognuno può trarre il suo giudizio. Sotto tono "Dead Second" rispetto alle prime tre, per via di un pathos un po' troppo tranquillo, e una linea vocale che domina la musica in molte parti della canzone. "Drum Machine" invece è una elegantissima ballata electro pop, che riesce a farsi apprezzare grazie al suo beat ammaliante e le linee di synth che perfettamente si amalgamo, sicuramente una delle migliori di questo album. "Unforgiven", "Toxic Pulse" e "Never Again" sono delle buone canzoni, ma tutte e tre le trovo un po' ripetitive; ascoltate di seguito finiscono per non convincere pienamente, magari prese singolarmente sono molto piacevoli. "Silence" invece mi sorprende, ricordandomi moltissimo i Diorama, sia per la musica che per la voce, con quelle atmosfere emozionanti che avvolgono in pensieri struggenti; una bella sorpresa da parte dei CK, che si cimentano in uno stile un po' differente dal loro. Le conclusive "My Voice" e "I Found You" hanno una carica più lenta rispetto alle altre dell'album, ma offrono situazioni calme e riflessive, un intreccio di emozioni ben orchestrate che riescono ad entrarci dentro. In conclusione l'album è buono, mancano solo quegli episodi che avrebbero potuti consacrarli definitivamente, dopo due ottimi album come "Reflex" e "Reborn".
Culture Kultur – Spirit