1978: L’Uomo aveva messo piede sulla Luna ormai da 9anni, e i Kraftwerk inserivano elementi “lunari-spaziali” in questo cd, giustamente il più noto e celebrato del gruppo. La Fantascienza sognava scenari di Andoridi, Cyborgs e viaggi spaziali, connubi Uomo-macchina, progresso e utopie, metropoli tecnologiche….. rappresentati sonoricamente proprio dalla musica del gruppo: The Robots è arricchita da vocals robotiche e stranianti, una costante anche per Spacelab, così come Metropolis o The Man Machine sono caratterizzati da un suono freddo e algido, synthetico, (ma spesso virato sulla malinconia, come in Spacelab).
I suoni sono costantemente smaterializzati, astratti, e tessono trame sognanti e vellutate, progressive ( per esempio l’intro di The Man Machine, che cresce in intensità). Spesso si dice che i Kraftwerk negassero il corpo, la fisicità, l’impatto e l’energia strettamente materica, a favore della perfezione (gelida e replicabile all’infinito) della macchina; eppure una song come Metropolis possiede una forte visceralità decadente, anche se il tutto viene sempre (questo sì) celato/calato in un contesto “controllato e synthetico, quasi da laboratorio” (e in tal senso, l’acme lo si raggiunge con la title track, una sorta di manifesto estetico, in fondo…).
Ma la band non punta solo al minimalismo, sebbene la musica sia fluida e costantemente scevra da orpelli, non è asettica, come dimostra la danzabile ed umbratile The Model (mio pezzo preferito del cd, e non mi stupirei di vederlo coverizzato dai Blutengel…. è un ottimo esempio di seduzione elettronica fluttuante ed onirica). Nell’insieme, si ha la sensazione che la musica della band fluttui, “non si adagi mai” e rimanga sempre un pò “incosistente”, senza gravità e “vaporosa”, priva di pesantezza o d’impatto, sempre sfuggente e non statica, più accostabile a l’effetto di luci al neon che si accendono o spengono sinuosamente, in lontananza.
Ascoltare oggi questo cd, con tutto ciò che abbiamo visto/sentito nell’Elettronica a 360 gradi, è la dimostrazione che “i germi alieni kraftwerkiani” sono dilagati in modo conscio o inconscio, influenzando tutto ciò che sarebbe venuto da lì a poco… Clan of Xymox, Eisenfunk, V2A, Covenant, Blutengel, Gridlock … tutti figli dei Kraftwerk! Un Cd che giustamente negli anni ha acquisito lo status di “pietra miliare”, consigliato quindi per capire la base da cui è derivata tutta l’elettronica che ascoltiamo nel 2012.
Kraftwerk – The man machine
Lunaria