Ci sono eventi storici che neanche il tempo può cancellare. Ci sono tragedie i cui fantasmi infestano ancora le memorie degli umani e ci sono luoghi che ancora portano i segni di quegli eventi maledetti figli dell’ingordigia e della superficialità umana. E’ assolutamente utopistico riuscire a dimenticare questi eventi ed è quasi utopistico cercare di tradurli in musica.
I Der Blaue Reiter presentano una vera e propria opera omnia con questo “Nuclear Sun†gettandosi a capofitto nella profonda gola della follia più totale del disastro di Chernobyl.
Incubi e detriti ,di uno sfocato anno 1986, tornano a rivivere nelle gelide atmosfere della musica catartica e catatonica del gruppo spagnolo che con questo terzo full-lenght dimostra di essere una band di assoluto carattere e di assoluto rilievo artistico.
Le dieci tracce racchiuse in quest’album rivelano dei preziosi indizi sui percorsi creativi che la band ha oltrepassato per arrivare fin qui fornendo anche qualche indicazione sui quelli possibili in visione futuristica. La visione colta della musica dei Der Blaue Reiter evidenzia l’assoluta capacità di passare in rassegna in maniera delicata e dignitosa fatti storici paradossali e lugubri attraverso una narrazione musicale moderna spesso incentrata sulla descrizione delle miserie di grandezza di una demoniaca umanità . Con questo disco , però , gli spagnoli affrontano ben altro che una miserabile visione pessimistica del mondo ma si trovano a doversi confrontare con i puri spiriti di bambini strappati alla terra da improbabili ed inspiegabili errori grazie ai quali , molto probabilmente , non sono potuti divenire neppure angeli.
L’introduzione , “Bambini di Chernobyl†, toglie il fiato e condensa le lacrime cancellando il presente . La voce operistica ,che sancisce l’introduzione al macabro mondo nucleare, canta sulle note di una delle canzone più famose della cultura popolare russa `Katjuscha ‘ che sfocia in un indescrivibile panico straziato da laceranti grida di bambino e da un sommesso pianoforte capace di cristallizzare anche la lacrime più infuocate.
Le minacce del quarto reattore si contrappongono all’innocenza ed ai tranquilli sospiri marini cullati da bianchi cori femminili.
La seconda traccia si apre con la scoperta del reattore distrutto attraverso suoni campionati di “walkie talkie†che annunciano l’imminente tempesta nucleare. La pittoresca cittadina Pripiath vive i suoi ultimi istanti di tranquillità ed i suoni marziali cominciano a tramutarsi in irrefrenabili e macabri spasmi capaci , in un solo attimo , di ridipingere l’area rarefatta attraverso colori e toni sinistri .
“1st of May†, il primo maggio , si apre con un improbabile ed esilarante inno russo a dimostrazione di come anche il più forte dei giganti può vivere la sua prima e forse ultima sconfitta. La marcia ,presente in questa traccia, è la dimostrazione dell’apertura dello squarcio , che non verrà mai più risanato, che getterà poi , in previsione futurista , il mondo verso i successivi ed inquietanti secoli bui.â€To Fallo f Light†è forse uno dei momenti topici del disco .
I Der Blaue Reiter descrivono interamente la luce , in questo caso nucleare , attraverso un tappeto sonoro magico , delicato ed avvolgente grazie a cristalline tastiere ed a angelici e speranzosi violini che divorano, almeno per un istante, la morbosità della morte che nascerà dalla stessa luce che un tempo era vita. Gli stessi violini , paradossalmente , li ritroviamo nella traccia seguente “Walking into the abyss†ma questa volta non descrivono speranza bensì riescono a descrivere il loro ultimo grido figlio della vita abbandonandosi nell’avvenente morte che dannerà la luce inchiodandola nell’abisso. “Nuclear Sun “ è la prima traccia della seconda ed ultima parte del disco.
Le tenebre trascinano l’atmosfera attraverso un corteo musicale funebre che annuncia l’arrivo dell’angelo vestito di nero e della crudele ed imminente sconfitta. Le perdite dei civili , la distruzione di un popolo , immagini quotidiane di vita semplice vengono dipinte musicalmente nella splendida traccia conclusiva “End Credits – In Memoriam “ che sembra riportare in vita quei dolci angeli strappati alla terra e sepolti dalle scorie. Il cielo di catrame e la luce sintetica tornano a risplendere nella pura pioggia e nel sole che torna vita. Come per l’inizio `Katjuscha ‘ conclude quest’opera regalandoci gli ultimi istanti dove i frammenti passati di tempo hanno avuto il valore dell’eternità per quelle povere anime della piccola ed ignara Pripiath. Un’opera lacerante nel vero senso della parola ma che descrive appieno tutto il delirio e tutte le paure di quei terribili e funesti momenti.
Come è successo per “Rome†,con il suo ultimo disco, anche i Der Blaue Reiter descrivono appieno , attraverso un folk deciso e coeso , un popolo , le usanze e le speranze che grazie alla pura e semplice follia umana sono state sepolte nel fango .. ma a loro sicuramente piace pensare che siano ancora vivi e che magari quella ridente cittadina russa di nome Pripiath sia rimasta incontaminata in qualche angolo oscuro del cielo.
Angel
Martial
2009
Der Blaue Reiter