Dark Ambient liquida e riflessiva, oniricamente sognante, che si stende con la leggerezza di veli impalpabili: si sentano Elah I, Elah II, pervase (soprattutto la seconda) da un’inquietudine siderea e boreale, dall’effetto quasi “a sommersione” nelle profondità abissali.L’effetto narcotico e soporifero prosegue anche per Elah III e Elah IV, che ripetono fragenti circolari, ipnotici. Elah VI invece ha un retrogusto più oscuro e vagamente “classico” (molto in lontananza, però). Con Mirraelim, Ugah Kaah e Maghvantarah si cambia completamente registro: sono delle “marcette” retrò dal fascino quasi da “mad lullaby”; c’è da dire che però sono composte in modo molto elementare e “freak” (Maghvantarah è composta esclusivamente da “bip” che ricordano i suoni dei videogames anni ’80…). Il difetto principale di questo album (almeno per le prime sei tracce) è l’eccessiva omogeneità di suono; se non si è alla ricerca di suoni volutamente ipnotici, alla lunga, può stancare. Le canzoni si assomigliano un pò tutte, e anzi, tendono a fluire in continuità, quasi fosse un’unica traccia (anche se le song non hanno una durata eccessiva). è difficile capire dove inizia l’una e finisce l’altra, se non si osserva lo scorrere delle tracce. Riguardo alle ultime tre tracce, sono esperimenti sonori che trovano un pò il tempo che trovano…
Un cd quindi per appassionati di Dark Ambient liquida e monocorde (uno/due suoni ripetuti continuamente, senza particolari modulazioni, anche se come detto la musica è fluida e “non si inceppa”) o per chi ama certe stravaganze sonore.Penso che volutamente si volesse realizzare un cd particolarmente insistito su modulazioni soporifiche/letargiche. C’è da dire che però sotto questo punto di vista, Desiderii Marginis o Atrium Carceri sono più significativi e talentuosi, anche se è probabile che chi apprezzi queste band possa a sua volta apprezzare anche questo Elah. Siamo lontani di suoni epici o barocchi, industriali, o terrorizzanti che caratterizzano band come Raison d’Etre o Archon Satani.
Un cd che a mio parere non aggiunge nulla di nuovo al Dark Ambient, e rischia di perdersi nell’oblio. Piuttosto credo che band come Lapis Niger, con il loro originale approccio da Dark Ambient orientaleggiante da “Mille e una notte tra dune e oasi del deserto” siano più meritevoli di attenzione.
Lunaria
Ambient
2012
Dvar