Nuovo disco per i Rukkanor e nuova esplorazione sensoriale. Si può dire tutto su “Deccarah” ma non che sia un lavoro banale e mal strutturato. I Rukkanor riescono difatti a miscelare componenti abbastanza distanti fra loro come martial/industrial, elettronica, world music e ritualità. Il sound per mio gusto è forse troppo sintetico e “poco caldo”, ma è solo un mio appunto che da altri può non essere ravvisato.
A stupire è la fluidità con la quale si passa -anche all’interno del singolo brano- da momenti epici/marziali ad altri di stampo orientale o neoclassico. “Deccarah” è tutto così, un tortuoso percorso che ci porta davanti a climi differenti fra misticismo puro (a tratti ricordano i Dead Can Dance più orientaleggianti o gli Arcana più epici) e rigide partiture che lasciano ben poco al respiro.
Ci vuole esperienza, ci vuole molta voglia di fare per dare alla luce un lavoro del genere, penso che questo disco possa ambire ad un pubblico se non vasto almeno vario, musica che si distende a macchia d’olio per colpire qui e là e senza apparente criterio i più “sprovveduti” ascoltatori, quelli che amano ancora lasciarsi stupire pur restando fermi su ciò che più piace.
Intraprendere il percorso mostrato da “Deccarah” è come gettarsi nella pura e intrigante avventura, è come tuffarsi in qualche film fatto di immagini mozzafiato per restare rapiti dall’unione dei due fattori (visivo e acustico, li definisco “dischi da viaggio”, ideali per osservare ciò che ci circonda).
Si parte da “Before The Dawn” e si arriva a “A New Dawn”, in mezzo ci sta il giorno se volete, oppure la dilatazione di quei “infiniti” minuti che precedono il miracolo dell’alba. Soffuse ed eteree tastiere guidano ogni pezzo con giudizio lasciando ora spazio alle percussioni, ora ad un lirismo gregoriano che può ricordare un gruppo come gli Era.
La title track è epica e marziale, “Warrior Of God” è a modo suo etnica, i Rukkanor non sbagliano un solo brano ma il meglio lo danno (secondo mio gusto) nel quartetto formato da “In War We Trust” (catalizzante), “Song Of The Damned” (serpeggiante ritualismo), “Vir Triumphalis” (per la quale la parola “epico” non basta) e “Crusader” (tra Dead Can Dance e canto gregoriano).
Rimane solo da dire…”Buon Viaggio”.
Nothing,Never,Nowhere
Martial
2012
Rukkanor