La bellezza dell’Industrial, genere sottovalutato e poco toccato dalla nostra realtà nostrana, è l’incredibile gamma di suoni e combinazioni melodiche che gli artisti possono prendere e manipolare a loro piacimento.
La creatività del suono è immensa e il limite è solo nella fantasia della persona.
I Vitrea rientrano perfettamente nella nicchia dei fuoriclasse: usciti quest’anno con l’EP, Debris, composto da 7 pezzi di cui una una splendida cover dei Tears for Fears, mentre risale allo scorso anno Songs of Glass, già recensito su queste pagine. Il loro sound è curato alla perfezione e le melodie sono una mescolanza ben dosata di elettronica, shoegaze, arpeggi delicatissimi di chitarra e industrial.
Si arriva perfino a sfiorare quasi un sound islandese alla Bjork in Debris, accostandosi alla voce femminile di Silvia Di Natale.
La maggior parte dei pezzi inseriti, è stata remixata da altri artisti della corrente: ad esempio da Moreno Padoan, Artcore Machine, che ribalta [S]MP [S]MP donandole quei suoni sporchi, aggressivi, voci ipnotiche e chitarre distorte così difficili da seguire ma così instancabili. Oppure Walls of Glass, affidata a Candida Kandjiski che plasma il pezzo in un baratro ipnotico di suoni riverberati, sincopati e selvaggi.
Come detto prima, è presente anche una cover dei Tears for Fears – Shout – modellata su misura della loro linea musicale, con le voci lentissime e trascinate quasi alla Marilyn Manson.
Insomma, un tripudio dei sensi.
Essendo io amante sviscerata del genere, non posso che abbassare le mani sulla tastiera e premere play a ripetizione davanti ad EP così ben studiato, portandomi ad ascoltarlo più e più volte senza un minimo di attrito tra traccia a traccia.
Interessante anche la scelta dell’artwork di copertina, ricorda molto il Fragile dei Nine Inch Nails.
Voto 8 e li seguirò con immensa attenzione.
Vitrea – Debris EP (2016)
8/10
Total Score