HateSex è un progetto fondato nel 2003 da Benn Ra chitarrista dei Diva Destruction ma famoso anche per aver suonato con band storiche divenute culto come Scarlet’s Remains e Frank The Baptist.
A Savage Cabaret, She Said è ¨ il secondo full lenght per il progetto . Esce dopo un ep promozionale di quattro tracce incluse anche una cover dei Slayer , il disco d’ esordio dal titolo Unwant uscito nel 2005 per la Dark Dimensions che gli fruttò un anno più tardi la partecipazione e la consacrazione al Wave Gothic Treffen riscuotendo un discreto successo sia dai critici sia dal pubblico.
In compagnia della sua banshee Krisanna Marie, Benn ci propone undici tracce condite da un intro ed un outro , un buon mix di gothic rock e batcave vecchia maniera , A differenza dei predecessori infatti la matrice più ruvida e cupa prende il sopravvento ricalcando in parte le sonorità espresse nei Diva Destruction mettendo da parte i suoni elettronici e malinconici . Rimandi ai Diva anche se frequenti non sembrano essere dei veri e propri oli catalizzatori per far funzionare il cuore pulsante degli Hatesex che questa volta puntano tutto sulle chitarre e rilanciano sul binomio voce-chitarra.
A dire il vero nonostante i costanti sforzi Marie non riesce ad imprimere forza alle canzoni. Il sottofondo musicale è troppo cupo e sconnesso dalla sua voce . Risultano vani i tentativi di aggrapparsi con le unghie alle note lunghe risultando purtroppo spesso lagnosa ed assolutamente scollata dal manto musicale del disco.
La dissonanza è facilmente rintracciabile nelle tracce A Rose Without Eyes, ed in The Necrokiss Of Melancholy, dove il cantato ha un effetto marcatamente straniante . Throe II è un rimando ai Dead Can Dance anche se non del tutto riuscito mentre Darling Divanora richiama i Depeche Mode. Non mancano anche riferimenti più spumeggianti vicini al malinconico pop ottantino come accade Wanderlust.
Sicuramente A Savage Cabaret, She Said non è un album innovativo ne tantomeno è un album che fa gridare al miracolo. Benn Ra si limita ad incastrare tasselli di vario genere nel suo mosaico musicale incollandoli semplicemente con tagli e rapide sferzate di chitarra. Decisamente troppo poco per un bravo chitarrista come lui.