Nell’Italia degli anni 80 erano molte le band di indubbio valore che si formarono sotto l’influenza del post-punk e della new wave di matrice anglosassone. Ogni regione aveva una propria scena; gruppi che purtroppo, nonostante la qualità artistica rilevante, non riuscirono ad esplodere (tranne che per quelle due/tre realtà di cui tutti siamo a conoscenza) sciogliendosi dopo solo un 45 giri od una tape di debutto.
A Milano c’erano gli Other Side ed i Jeunesse D’Ivorie: complessi che hanno avuto breve vita, ma rimasti nel cuore di molti affezionati di quell’epoca, ma anche frutto della curiosità di molti giovani ascoltatori innamorati di tali sonorità, che in tempi recenti hanno svolto un’attività di ricerca atta a colmare la propria fame di interesse verso cio’ che è stata la nostra penisola in quegli anni. Soprattutto i Jeunesse d’Ivoire sono stati selezionati per apparire su numerose compilation tra il 2010 ed il 2013, segno che il desiderio di conoscere/scoprire è tanto.
Oggi vi parlerò degli IVORIES, formatisi alla fine del 2010, eredi dei due gruppi chiave della New Wave milanese citati poc’anzi, ovvero gli Other Side e i Jeunesse d’Ivoire. Patrizia Tranchina (voce) Danilo Carnevale (chitarra, elettronica) e Francesco Sindaco (basso, sostituito solo di recente da Lele Bassi) dopo aver prodotto il primo EP “In Between” nel 2013, ed un live album nel 2014, danno alle stampe il loro primo full length, “Light Years” che vede la luce nel gennaio del 2017 su etichetta Minimal Frenzy in coproduzione con Swiss Dark Nights.
Musicalmente parlando i nostri riprendono lo stile della new wave dell’epoca d’oro aggiornandolo con le sonorità moderne dei giorni nostri; proprio per questo, l’album ha un’attitudine molto “Rock”.
Le chitarre sono sempre in evidenza, ed il ritmo complessivo dei vari brani si mantiene perlopiù su tempi sostenuti ed incalzanti (A Million Things are Hung to the Sky, Clock Backwards,Micro-Shock) ma non mancano ovviamente momenti piu’ riflessivi ed intensi, come la conclusiva “Novemberine”, coadiuvata da un buon lavoro di basso e, peraltro, una delle migliori tracce del lotto.
Patrizia è una cantante dotata di una carica espressiva notevole, e ci dona una performance di tutto rispetto, fornendo alle varie canzoni quel qualcosa in più nell’amalgama sonora del disco.
Un ritorno con i fiocchi quindi, per un trio che non ha mai smesso di credere nelle proprio capacità.