C’è davvero bisogno di scrivere una recensione per l’ultimo nato in casa The Frozen Autumn? O forse sin dal momento della sua uscita (a ben sei anni dal precedente “Is Anybody There?” e appena uno dall’ep “Rallentears” edito solo in vinile) una forza decisa ed invisibile si muoverà da sola verso il prodotto come telecomandata da una forza misteriosa?
C’è davvero bisogno di tessere ancora lodi per la loro “frozen-wave”?
La risposta è si, perché il gruppo dimostra di saper invecchiare bene, e come fa il vino buono lascia dietro un sapore sempre più gradevole perché l’esperienza si fa sentire tutta lungo dieci brani uno più bello dell’altro (ad ognuno i suoi, i miei sono “Sidereal Solitude” e “Breathtaking Beauty”), dieci brani che vanno a comporre il “solito” mosaico freddo (alimentato ottimamente dalla copertina) e viscerale, dove le due voci trovano lo scenario ideale per incantare alla loro classica e suadente maniera.
“Chirality” è una garanzia, “Chirality” è come quando si torna a casa da un lungo viaggio con addosso la consapevolezza che dentro si troveranno sempre le stesse persone care ad aspettarti a braccia aperte.
Il nuovo album è un rinnovato tuffo negli anni 80, ma allo stesso tempo riesce ad essere attualissimo, il merito va senz’altro ad una produzione che cerca di “scongelare” il solito ghiaccio espresso nel songwriting. Tastiere cristalline creano melodie da ricordare a lungo, a partire dalla prima “Before The Storm” i ragazzi non sbagliano più niente, l’ispirazione è palpabile così come quel sottile velo nebbioso che si forma ben presto per accoglierci nelle solite misteriose, malinconiche, romantiche melodie.
Froxeanne è perfetta nella liquida “Sideral Solitude” evocatrice di scenari completamente inesplorati mentre il solito Diego si prende il palcoscenico nella title track, vero e proprio manifesto di come si possa suonare retrò senza apparire “vecchi” ancora oggi.
“Breathtaking Beauty” culla dolcemente e dilania l’anima durante un refrain che per me è già storia. Rarefatta ed eterea “So Brave”, spaccato ipnotico d’atmosfera che ci porta a metà disco già completamente appagati. Il ritmo torna ad incalzare con la misteriosa “The Exile” che torna ad affondare radici salde nelle care e vecchie influenze anni 80 mentre “Victory” smuove dolcemente ed armoniosamente il corpo verso la più misteriosa delle danze. Diego torna a dipingere versi d’assoluta bellezza nella lucentezza di “Rallentears” prima di abbandonarci nella pura malinconia di “In The Golden Air” (dove l'”insidiosa” Froxeanne delizia la platea fornendo allo stesso tempo apatia ed intensità). “The Last Train” ci riporta a casa dopo il tortuoso viaggio tramite influssi elettrici e una strana tristezza respirabile dietro ogni singolo secondo.
“Chirality” è l’atto di forza di una delle nostre più rigogliose forze, evitarlo sarebbe imperdonabile, sia per noi e le nostre emozioni, sia per lo sforzo creativo svolto dai The Frozen Autumn. Prova di sicurezza e ricerca per un miglioramento che rimane fedele al proprio marchio.
Nothing,Never,Nowhere
Darkwave
2011
The Frozen Autumn