Herbert West è un giovane ricercatore che, dopo l’uccisione del suo mentore – il dottor Gruber – in Svizzera, rientra negli Stati Uniti per completare gli studi presso la Miskatonic University di Arkham. Il suo atteggiamento cinico e sfrontato è mal visto dai suoi insegnanti, il bieco opportunista Hill e l’ingenuo quanto retrogrado decano Helsey: ma, coinvolgendo un giovane studente di ottime speranze, Daniel Cain, Herbert riesce a rivitalizzare un cadavere usando un siero reagente di sua esclusiva elaborazione. Purtroppo per i due scienziati, sia Megan, la giovane fidanzata di Daniel, che suo padre – niente meno che il decano Halsey – decidono di porre fine agli atroci esperimenti di rianimazione dei cadaveri. A questo punto, entra in gioco il malefico Hill; e l’epilogo si rivelerà un tripudio di smembramenti e gayser di sangue dal quale ben pochi si salveranno.
Notevole quasi-esordio registico di Stuart Gordon (che aveva in precedenza diretto il televisivo Bleacher Bums, 1979; resoconto di una partita di baseball vissuta nella parte più infima degli spalti), che segna uno dei vertici – e anche uno dei punti di non ritorno – dello “splatter”. È curioso come Gordon calchi la mano sulle nefandezze nel rileggere un lavoro di uno scrittore che, di converso, è più portato al suggerimento dell’orrore che non alla sua effettiva messa in mostra; ancorché, in questo senso, il racconto Herbert West, Re-Animator – racconto che HPL ha sempre dichiarato di non amare particolarmente – sia uno di quegli spartitraffico letterari tra la scrittura più astratta del fantastico d’inizio secolo e quella più materialista che invaderà negli anni ’70 e ’80 (a partire dallo stesso Stephen King) il genere in questione.
Appare quindi corretta la riscrittura filmica operata già in fase di sceneggiatura dallo stesso Gordon e dai suoi due collaboratori – Dennis Paoli (Body Snatchers / Ultracorpi – L’invasione continua, 1993 di Abel Ferrara) e William Norris (poi eclissatosi dal cinema) – costruendo una trama che colpisca a fondo lo spettatore, spedendolo quasi da subito, all’interno di una camera mortuaria più simile a un mattatoio che a un laboratorio di ricerche scientifiche. Gordon, pigia a fondo sull’acceleratore tanto del ritmo – le scene sono rapide e si susseguono in modo assolutamente incalzante – quanto della macelleria, immergendola però in un atmosfera di nera ironia che la rende più facilmente tollerabile; dando vita a un piccolo caposaldo del cinema dell’orrore.
Lo aiutano in questo sia gli ottimi effetti degli specialisti Anthony Doublin (The Blob / Il fluido che uccide, 1988 di Chuck Russell), John Naulin (Maniac Cop / Maniac cop – Poliziotto sadico, 1988 di William Lustig) e John Carl Buechler (Freddy’s Dead – The Final Nightmare / Nightmare 6 – La fine, 1991 di Rachel Talalay) che le accurate atmosfere musicali realizzate da Richard Band (The Caller / La morte avrà i suoi occhi, 1987 di Arthur Allan Seidelman). Ma anche l’ottimo lavoro di un cast – Jeffrey Combs (FeardotCom / Paura punto Com, 2002 di William Malone), David Gale (The First Power / Pentagram – Il pentacolo, 1990 di Douglas Grossman) e Barbara Crampton (Puppetmaster / Puppetmaster – Il burattinaio, 1989 di David Schmoeller) su tutti – costretto a confrontarsi con frequenti abluzioni nel sangue finto. Il produttore esordiente Brian Yuzna prenderà in mano poi la serie, realizzando due sequel (rispettivamente nel 1990 e nel 2003) incrementandone gli aspetti ridanciani e mantenendo inalterato il livello di “gore”; mentre Gordon replicherà, sempre con più o meno la stessa equipe e per la Empire Pictures di Charles e Albert Band, con From Beyond / Terrore dall’ignoto l’anno successivo.