“C’è poco da dire o da fare, Bowie è stato, è e sempre sarà La Musica, almeno quella che fa parte della mia generazione (e non solo); non c’è momento storico musicale degno di tale nome, in cui Lui non sia presente. Ci ha insegnato che il mettersi in discussione, cambiare, crescere, fa parte del percorso di un artista ma anche di ogni uomo. Ma oggi soprattutto ci ha insegnato che nulla rimane per sempre, Lui che comunque rimarrà immortale, oggi ci ha dato un chiaro ed inequivocabile messaggio: da qui ce ne andiamo tutti, ma solo chi ha regalato bellezza al mondo, non se ne andrà mai.”
(Black Ossian)
“Ciao David . La tua musica è stata una fedele compagna della mia vita. Hai placato le mie lacrime , acceso il mio buio , dipinto i miei sorrisi e nascosto i miei delitti Hai sedato i miei demoni e protetto i miei angeli Sei stato colonna sonora per il film della mia vita Ora sei malinconia dei miei ricordi , forza e resistenza del presente e speranza nel futuro . Continuerai ad essere colonna sonora del film che sto girando , quello più importante , il capolavoro che tutti noi speriamo di portate a termine .. quello della nostra vita. Sarai sempre con me perché in me tu non morirai mai.”
(Angel)
“Il mio incontro ravvicinato del terzo tipo con l’Alieno avvenne a quindici anni con il suo episodio più glam, “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”, ma l’innamoramento scattò visceralmente con la cosiddetta “trilogia berlinese” e, nella fattispecie, con “Low”. Alcuni lo indicano come il disco più sofferto di Bowie, non perché sia permeato di una tristezza inesorabile, ma perché in quel periodo il Duca Bianco lottava strenuamente e con enormi difficoltà contro la sua dipendenza dalla cocaina. “Always Crashing in the Same Car” è uno dei brani più autentici mai scritti dall’Uomo che cadde sulla Terra. Usando come pretesto un “incidente” reale – Bowie, alla guida della sua Mercedes, lancia ripetutamente l’auto contro quella di uno spacciatore che era stato abbastanza furbo da fregarlo – il Nostro scrive una riflessione ermetica e disarmante sul compiere sempre gli stessi errori, impreziosita dal “Synthi AKS” di Brian Eno e dalla produzione del fedelissimo Tony Visconti. È difficilissimo, se non impossibile, indicare un “brano preferito” dell’immenso e multiforme universo musicale di Bowie, ma questa è la canzone che più sento vicina alla mia formazione, per la sua semplicità, per la sua straziante e impenetrabile autenticità. Oggi la Terra piange uno dei suoi giganti più grandi, quello che più di tutti ci ha insegnato che le regole hanno sempre bisogno di essere riscritte e che l’ha fatto in maniera altrettanto grande, in barba a tutti i limiti fisici del caso, con “The Next Day” e con ★, la stella nera che oggi, più di costituire un epitaffio, si conferma come l’ennesimo capolavoro. Long Live, Lazarus!”
(Gregor Samsa)
“Avevo 15 anni, avevo appena comprato Mechanical Animals dei Marilyn Manson e distrattamente lasciai l’involucro cartonato sul tavolo del salotto. Mia madre prese in mano il disco e mi disse: “e chi è questo fantoccio che copia David Bowie?!” Io risposi “David chi?”.. Mi porto nella sua camera e mi diede una cassetta, Il primo pezzo che ascoltai fu Ashes to Ashes. Ascoltatelo ora, e ditemi se non è magnifico.”
(Andy Harsh)
“Ciao, grande amico di tutti noi…
Grazie, senza la tua ARTE, non avremmo mai potuto ascoltare un 99% di quello che ascoltiamo oggi…
UNICO per sempre.
R.I.P.”
(Stefano Magni)
“Da piccola avevo una tremenda paura di David, quegli occhi dal colore diverso, quei lineamenti alieni mi mettevano soggezione.
Forse avevo già capito tutto inconsciamente..non era di questo mondo, era diverso, non poteva essere e non era come noi; fu proprio la paura di quello sguardo, di quei lineamenti così marcati, di quel sorriso quasi sardonico che mi spinse ad avvicinarmi a lui; la paura si tramutò poi da ragazzina in amore puro, in totale stima e devozione: la sua musica e la sua presenza mi hanno accompagnata da sempre, e sempre così sarà. Era un punto fisso della mia esistenza, ogni volta che ascoltavo un suo brano, pensavo: “per fortuna che David c’è”, mi sentivo sicura della sua presenza: l’eccitazione per il nuovo album mi faceva pensare che il suo non essere “umano” potesse includere anche l’immortalità…
David mi ha aperto le porte della musica, oltre che quelle della mente, è stato un babbo, un amico un “confidente”, mi ha fatto sognare, mi ha dato ispirazione, mi ha fatto conoscere bands ed ha influenzato bands che poi per me sono diventate fondamentali, se oggi sono quella che sono è anche grazie a lui!
Ancora nella mia mente penso che sia tutta messa in scena per la promozione di “Blackstar”. E mi piace pensare che sia così, mi piace pensare che David sia ancora un punto fermo vivente. E’ così.
Grazie di tutto Starman, have a safe journey! ★
Il brano che ho scelto è Modern Love, non sarà il suo periodo migliore, ma per me è un brano importante perchè rimane emblematico il video che mi fece definitivamente innamorare da lui da bambina, qui non avevo più paura, qui era DIO!”
(MissLucifer)
“La sensazione di vuoto e la tristezza che ho sentito appena appresa la notizia della dipartita mi ha spiazzato molto, non pensavo di sentirmi in questo modo per un lutto del genere, che non sia di un conoscente/amico per intenderci.
Di tutti gli artisti ascoltati dalla mia infanzia fino ad ora è stato senz’altro il più longevo e duraturo, non ho mai accantonato i suoi ascolti come invece è avvenuto per tutti gli altri.
Mi ritengo fortunato ad essermi imbattuto in lui, ad apprezzarlo sempre di più.
Ci ha lasciato un’eredità grandissima, in questi giorni ho avuto modo di rispolverare dischi che avevo tralasciato o ascoltato di sfuggita ed ogni lavoro ha una potenza spropositata.
Non ho ancora avuto il coraggio di ascoltare l’ultimo lavoro apparte i due singoli quindi propongo una delle canzoni che ho più ascoltato in questi ultimi giorni, una delle mie preferite.”
(Luca VonReichstadt)