Che dire? Achilles In the Eurozone, ultima fatica di Andy Hayward (in arte Andi Sex gang), pare attraversare con lentezza e malinconia tutte le fasi (belle o brutte che siano) della sua carriera da musicista che oramai ha superato i 30 anni di attività. Vi ricordate i violini di Sebastiane? (vi sfido a non averla sentita almeno una volta nella vita), o pezzi come Cannibal Queen o il piglio “punkettone” di Mauritia Mayer? Ecco, non si può dire di ritrovare pezzi di quella caratura, ma alla fine dei conti non è nemmeno così tanto male in verità.
Il disco, fatto di 14 tracce e con una grafica che non fa presagire nulla di buono, si trascina con ballate caratteristiche dei vecchi Sex Gang Children, un ascolto distratto potrà far pensare che si assomiglino un po’ tutte quante, la voce meno espressiva e teatrale di un tempo non ammalia e affascina più così tanto (come accadeva in You don’t know me Now, caratteristico brano che è comparso nella colonna sonora di Phenomena di Dario Argento), i ritmi sono sensibilmente più blandi e la voce filtrata come fosse uscita da una vecchia radio Telefunken anni 60 canta nenie crepuscolari, con toni molto più romantici di quel che si potrebbe pensare. Passano quindi Flesh, Syrian Plain, Silverman Cometh dove la chitarra pare acquistare un po’ più di tono, fino ad arrivare a Black Madonna, uno tra i brani più belli dell’intero album, dove le atmosfere si fanno più intense, con un basso ipnotizzante nei passaggi delle strofe evidenziato da una ritmica di batteria cadenzata a dovere e una chitarra che con un accendi e spegni tra puliti e distorti acidi ne valorizza i momenti. Peccato che tutto questo sfumi subito con un brano come Greeks in Casablanca che pare uscito fuori da una commedia messicana con Tequila, Mariachi e cactus stereotipati all’orizzonte.
Grossi sussulti poi non ce ne sono, aldilà di Divinely Nero che oltre ad essere l’unico brano su Youtube, sembra esser stata mixata e registrata con un altro setup vista la voce molto più fuori e un suonato più nitido, che pare uscito dalla caverna in cui per quasi 50 minuti sembra esser intrappolato questo Achilles In the Eurozone.
Come detto in principio, non sembra che questo disco porterà vigore e slancio a una carriera che penso abbia dato tutto quello che si poteva chiedere a un progetto che si è contraddistinto negli anni 80 come promotore del genere Batcave, ma di sicuro è molto più credibile e apprezzabile di altre reunion che hanno tirato fuori dischi in confronto a questo raccapriccianti.
Rimaniamo pure nella nostra grotta, la musica è quella giusta.