Altra gradita sorpresa italiana nella scena musicale oscura: Neon Synthesis. Il progetto nasce a Brescia nel 2004 dalle ceneri di vari gruppi a cui appartenevano, realizzando subito un promo con tre canzoni intitolato “Promo 004”, a seguire un album autoprodotto dal titolo “Our empty rooms”, uscito nel 2006. Accasatisi presso la label Killerpool, esce il loro album di debutto ufficiale:”Alchemy of rebirth”. Registrato al Subsound Studios a Roma, sotto la supervisione di Vincent Love dei Dope stars Inc., nelle vesti di produttore e ingegnere del suono, e produzione finale affidata a Vincent Sorg. L’artwork è stato creato dall’artista Seth Siro Anton. Il disco è anche ben distribuito sia in Europa che in America e Giappone.
La musica proposta dai bresciani è una mistura tra ritmi melodici e aggressivi, linea vocale sia sognante che violenta, dancefloor beats e linee di synth tanto care ai Deathstars. Ecco il primo paragone che viene in mente; la musica proposta dai Neon Synthesis si riallaccia proprio al genere messo in auge dagli svedesi Deathstars, e oserei dire che questo disco supera di gran lunga gli ultimi proposti dai Deathstars. L’album presenta ben dieci canzoni da ascoltare tutte dall’inizio alla fine. “Nihil” e “Visions from above” ci fanno capire quale siano le chiare intenzioni del gruppo, riff industrial metal accattivanti, linee vocali che si differenziano più volte all’interno della stessa canzone, synth onnipresente e ben amalgato.
“Betrayal” è un’ottima traccia che unisce rabbia, attraverso dei riff molto taglienti e linea di voce molto cattiva, e intermezzi wave/synth seducenti, dando alla canzone molto dinamismo. “Solitude+Fear” mi sorprende in quanto molto diversa dalle altre, con un’attitudine molto più gothic, alla Seraphim Shock per intenderci, una piccola ballata da pomeriggio autunnale. Il disco è davvero ottimo, visto le ultime cose deludenti prodotti dai Deathstars, questo è una ventata di freschezza