” E’ l’attesissimo ritorno degli Orchestral Manoeuvres in the Dark, per i più conosciuti con l’abbreviazione di OMD , che ci regalarono storici pezzi del synthpop come “Enola Gay” ed “Elettricity” (citando i più “commercialmente conosciuti”).
Gli OMD sono tornati, nella loro formazione originale,con l’intento di far rivivere la musica degli anni ’80 ai giorni d’oggi, con un album contenente 13 nuovi pezzi, anticipato da lunga data dal lancio del singolo “Sister Mary Says”, probabilmente l’unico pezzo dell’album ad essere in puro stile OMD, richiamando in tutto e per tutto il motivetto già conosciuto di Enola Gay.
Mi trovo purtroppo a dover dire che questo album ha deluso le aspettative e l’attesa da amante del gruppo. E’ un disco piacevole, orecchiabile, e pieno della loro tipica melodia ma che da però l’idea di essere costruito a tavolino per celebrare un ritorno commerciale e, forse, per digitalizzare dei pezzi lasciati in un cassetto 20 anni fa.
Le sonorità dell’album sono OMD, ma si ha la sensazione di ascoltare una compilation di malinconica nostalgia che cerca di imporre un ritorno degli anni ’80, a partire dal titolo. Sono sempre gli OMD, ma non mostrano una ritrovata scintilla creativa, bensì ne confermano lo spegnimento. Il mio primo ascolto di “Pulse”, la decima traccia,ad esempio, mi fece correre al pc credendo ci fosse un problema nella registrazione. Pensai “ma sono i Backstreet Boys???”.
Non so se consigliare o meno “History Of Modern”, è un album che si ascolta con piacere e magari si canticchia immediatamente ma, per i cultori degli anni ’80 e per chi vede gli OMD come un punto cardine del genere e dell’epoca, potrebbe essere uno schiaffo, più che altro una delusione dopo una lunga attesa. Non è un brutto disco. Semplicemente è un disco fuori luogo, che sarebbe potuto essere prodotto per una band emergente a loro ispirata, ma non da e per loro. Sono gli OMD, ma purtroppo si sono spenti.
Omd – History Of Modern