La musica degli Officers vive di battiti pulsanti sfigurati nello stridore elettronico e dall’impatto adrenalitico con la parte più rock che qualche volta prevale (Disarm) alternata a parti più narcotiche e liquide .
Le vocals sono sempre stralunate e sciamaniche, spesso poco più che un sussurro (sentire The competition winner, al riguardo);
Qualche volta a tratti vengono in mente band come Crystal Method/Isis/Pain (epurati però dalla pesantezza metallica) e soprattutto le Switchblade Symphony nelle parti più sperimentali e oniriche (All the Ghosts away) anche se probabilmente nelle parti più soffuse potrebbero forse annoiare chi ricerca sempre e solo strutture d’impatto (qualche volta la voce assume un tono vagamente nasale).
In particolare in All The Ghost away prevale il sopore, per una track che porta ai limiti la sperimentazione rindonante. L’effetto è quasi ipnotico.
La successiva Afraid of your love vira novamente su un dinamismo (è una delle track migliori)scongiurando l’effetto “catalessi”; di gran effetto le vocals differite.
Anche Say it again mixa impatto rock con torpore atmosferico e quasi psicotico (da sentire il ritornello efficace)
Mosquito
è pura sperimentazione (l’intro che ricalca elettronicamente il ronzio di una mosca!) sempre accompagnato da vocals serrate e ripetute e parti di narcosi sfregiate da qualche sinapsi elettronica momentanea e stridula. Come Afraid of your love, anche Mosquito è una delle track più interessanti.
Soul Saviour (Mutations)
possiede un’aura cyber che si muta lentamente in note tristi e minimali, un pò come se la band avesse voluto rendere l’idea di esseri robotici che si destano dalla loro freddezza metallica alla ricerca dell’anima. Un’ idea interessante, nell’alternarsi tra le parti fredde e industriali e il continuo sussurrare disperatamente “Soul Saviour”.
Another long year
si lascia andare nuovamente alla sfiancante narcosi, per un pezzo che conserva un effetto “quasi shoegaze electro” (molto gelido tra l’altro) ma che va “preso un pò con le dovute cautele”.
Band interessante, abbastanza di confine: può darsi che riescano a piacere trasversalmente oltrepassando gli ormai logori steccati di genere, (perchè si sente pienamente che la band è sempre alla ricerca continua di sperimentazione, e non si lascia ingabbiare, basta appunto confrontare Another long year con Mosquito) ma che proprio per questo potrebbero venir “snobbati” da chi ama i generi “duri e puri” e vede di malocchio una proposta musicale che sappia miscelare (anche con bravura) stili e generi differenti.
Officers – On the Twelve Thrones
Electro , Synth-Pop
Lunaria