Un’ Electro fredda e distaccata, che non rinuncia all’impatto, (Cold Effect, molto alla Clan Of Xymox di Farewell, ulteriormente “vitaminizzati”) è quella proposta dalla band italiana Halo Effect.
L’ombra dei [:SITD:] si aggira un pò per tutto l’album, si veda la cura per gli arrangiamenti notturni e cupi (Burning Chrome, appesantita da un controcanto “evil”). Rispetto ai The Cruxshadows o Assemblage 23, gli Halo Effect calcano il piede maggiormente sull’aspetto “damned” dell’Electro, (ma non immaginatevi la cattiveria degli Hocico) tranne in Neon Metropolis che ricorda i Blank. Il suono è spesso strisciante e sferragliante (l’incipit di Pulsar o la strumentale Pathfinder, venata da una drammaticità alla Diary of Dreams), per poi perdersi in lontananza, suffragato da un ritornello melodico (Fiction) potenziato dal beat ossessivo.
Molti gli effetti “spaziali” (la voce femminile da androide in Spaceman) mentre Android -stranamente- vira su un tono quasi orientaleggiante, mantenendo il fascino robotico solo nelle vocals.Fighting Off e New Body Machine hanno una marzialità muscolare alla Nitzer Ebb (notevoli gli effetti “da lamiere” che incattiviscono Fighting Off, su toni “hocichiani”) e si presentano come delle track più ispirate (peccato per le vocals, un pò “easy” e “fuori tempo” di Fighting Off; forse in questo contesto avrebbero reso di più vocals distorte) insieme alla successiva Sector Beta (arricchita da effettistica da “androide” quali voce captate o differite e l’onnipresente sentore metallico, che la affossa in un effetto di desolazione da apocalisse cyber punk).Qualche effetto di lentezza e di noia nelle troppo easy Dying star e Total recall; chiude il cd The big Lie, un pò sottotono.
Halo Effect – Recoding
Reconding – 2012
Lunaria