Il duo norvegese aka The Girl and The Robot sicuramente non possiede una elevata e districata storia musicale . Poche notizie e perlopiù frammentarie ci giungono dall'estremo nord europeo e da un paio di singoli stritolati da synth che pompano a più non posso , una serie di concerti ed un Grammy Award conquistato proprio nell'anno corrente grazie al singolo Royksopp , inserito tra l'altro nella classifica delle top 100 tracks nella Pitchfork Media.
Se da un lato la musica espressa dal duo rimane decisamente prevedibile e densa di connotati molto riconoscibili ed assai derivativi dall'altro sono i contenuti e l'atmosfera a donarci discrete novità. Il sottobosco elettronico di questo The Beauty of decay ci appare come un'odissea emozionale incentrata principalmente nell'oscura missione di ricercare il calore , la passione e l'amore all'interno di un contesto devastato , denso di detriti e deviato da incubi perpetui.
La ragazza , intesa come purezza , danza a fianco a fianco con un robot, impacciato dal cuore ossidato ed intrinsecamente glaciale . La purezza filtra nei tumuli gelati e meccanici dell'arruginita macchina industriale riuscendo a penetrare fino all'interno delle oscure segrete del suo morto cuore .La musica , cristallina , calda come primi bagliori di luce di un giorno estivo si contrappone in modo pressoché perfetto al gelo della eccessiva superficialità della società . La contrapposizione di caldi bagliori retrò e freddi trambusti urbani rende la musica compatta ed assolutamente emozionale in una sorta di incantesimo retrò-futurista che diviene a poco a poco il vero motore artistico di questo platter.
Il brano di apertura ci lascia intendere che i riferimenti musicali sono spesso derivativi , in questo caso èfortissima l'influenza dei Ladytron ma ciò nonostante il sound si dimostra assolutamente pulito e definito. Il ritornello e le nebbiose atmosfere di “Never Ever†penetrano dirette nell'oscuro caveu della synth-pop razziandone i tesori e rapendone i segreti più nascosti. L'intento musicale del duo norvegese èreso esplicito dalle seguenti due tracce “Please Stay “ e “Crash course in hate “ costruite su impalcature radioattive ed elettroniche che coniugano alla perfezione antichi sentori ottantini e più moderni refrain industriali attraverso un egregio modernariato pop sintetico,
Il suono degli The Girl and the robot si lascia ascoltare con estrema facilità . Se il contesto sul quale si muove la musica del duo sfiora il grottesco e sfida le viscere industriali la musica riesce a mantenersi calda e sensuale e riesce soprattutto a trovare un sorprendente equilibrio che non demorde fino all'ultimo sospiro sonoro di questo disco. Da sottolineare come il disco pur non muovendosi attraverso gaudenti fanfare musicali riesce a mantenere un fascino magnetico che incolla l'ascoltatore in un microcosmo popolato da malinconici battiti minimali e notturne creazioni sonore.
Un disco delicato e ben costruito sia dal piano musicale sia dal piano letterale. Il contrasto tra la dolcezza della ragazza , dipinta da pastelli di cera dalla bellissima voce di Plastique , penetra con estrema facilità nelle sporche e ruvide ambientazioni meccaniche industriali espresse sottoforma di robot meccanico creato dalla magnifica regia di Deadbeat.
The Girl and the robot – The Beauty of decay