Band eccessivamente prolifica (il primo cd è del 1982 e da allora i Nostri vantano ben 26 uscite!), gli Attrition si dedicano ad un’Electro dai tratti frenetici e dinamici, spesso schizoidi (Karma Mechanic).
Rispetto ad altre band, i Nostri fanno un uso molto camaleontico delle vocals: serrata e dalla cadenza spesso marziale quella maschile di Martin Bowes, inframezzata a scorci di vocals femminili dall’aura pseudo lirica e decadente quella di Tylean, (Narcissist, scelto dalla band come singolo promozionale per un video su YouTube e disponibile anche come Ep, con due remix a nome Angst Pop/Technomancer e Vi Rex) come nella già citata Karma Mechanic davvero una buona track, tesa tra la drammaticità e la dinamicità persistente della base beat. Il paragone più ovvio, mi viene con i Die Form, con le dovute differenze; la band comunque, per questo cd, ha stretto una collaborazione con Artisti del calibro di Mona Mur (Einsturzende Neubauten, En Esch), Matt Howden (Seiben), Anni Hogan, Erica Mulkey (Unwoman) Ian Arkely (My Silent Wake, Seventh Angel) Jyri Glynn, Joanna Dalin (Backworld/The Mirror Reveals), e Kitty Thompson. Oltre alla freneticità del beat, la band spesso divaga su ritmi apocalittici o sperimentazioni asincrone Jazz-spettrali (Histrionic!, Suicide Engineer) sottolineate da una viola davvero “ectoplasmatica”. (Histrionic! è sicuramente una delle canzoni più notevoli, per capacità di intrattenimento e bravura tecnico/compositiva). One Horse Rider abbandona il beat persistente delle song precedenti, per ammantarsi con un’aura boreale quasi Dark Ambient, dalla forta impronta Neo-Classica: in questo senso potremmo quasi definirla “Classica inquinata da scorie elettroniche”, come Snakepit, sempre dall’effetto paranoico e allucinatorio. (altra song davvero notevole). The Causal Agent è davvero cupa e strisciante, e crea un senso di minaccia angosciante crescente: è la song più lenta e paranoica dell’intero cd. Hollow Latitudes è un pezzo pianistico di gran pathos, al quale si aggiunge la viola, che regala un effetto davvero decadente e le vocals maschili, sempre sussurrate e serrate.
Belle anche le foto “bondage” promozionali del cd, realizzate da Holger Karas, che si serve dell’aura angelica della biondissima Jezebel, dal fascino tra l’innocenza e il peccato, per una serie di scatti dai toni seppia, senza però scadere nell’effetto “pornografico”.
Davvero un buon album, per bravura tecnico/stilistica, songwriting e timbro personale. L’approccio musicale della band, più che appianarsi sull’imitazione pedissequa, predilige varietà compositiva e tematica. Rispetto ad altre band, gli Attrition evitano l’effetto “buttiamo tutto nel frullatore e mischiamo a casaccio”: differenti influenze, sì, ma tutte armonizzate con maestria e bravura.
Lunaria
Attrition – The Unraveller of Angels