Spagna 1939. La dittatura del generale Franco imperversa nella penisola Iberica . La seconda guerra mondiale è alle porte e l’onda d’urto della fredda potenza germanica avida ed acida si abbatte come un demone insaziabile nell’Europa Centrale. Gli aviatori spagnoli si preparano alla guerra e come falene notturne in cerca di luce sfrecciano nei cieli densi di catrame cercando l’oscuro passaggio che li allontani dall’oblio della morte. Personaggi , storie e lacrime che si muovono silenti tra lapidi di speranze e tumuli di sogni. In un dipinto senza tela fatto di tempere scarlatte ed oli soffusi Flowers From Exile estende le sue radici dipinto tra fuoco e detriti , suonato tra sogni spezzati. L’ultimo sogno di Rome si pone in un contesto difficile che è restato forse troppo spesso sepolto e straziato dal tempo.
L’album , a differenza dei precedenti , abbandona sin da subito le fredde atmosfere espresse soprattutto nell’ultimo album Masse Mench Material concentrandosi nell’aspetto più intimista della guerra ovvero quello dei “semplici “ protagonisti . L’artista , infatti , in un contesto continuamente deviato da bombe , da dolore e da detriti riesce a disegnare un “notturno “ sonoro che strazia il male e si getta a picco nei tunnel dei cuori straziati dal conflitto. Il suo progetto dimostra tutta la maturità dei Rome che , abbandonata la Cold Meat Industry ritenuta da loro stessi senza orizzonti , dimostrano ancora una volta di essere un gruppo capace di riscrivere gli schemi di un Neofolk ormai con troppi limiti e di incidere un disco che trasuda emozioni e speranze. Flowers From Exile è il frutto di un periodo lunghissimo di denso e maniacale lavoro. Jarome descrive i fantasmi del suo cuore e si trova a combattere con i suoi stessi demoni che infestano la sua anima sin dall’infanzia. La sua famiglia prese parte a quella macabra guerra e tra quelle “ lucciole “ un frammento del suo cuore volava tra i neri cieli ed assaggiava con la propria bocca il veleno della morte. Racconti , favole sommesse ed incredibili sono descritte nei testi e nella musica di questo lavoro . Personaggi , storie , racconti , emozioni e speranze raccolte dal tempo della sua memoria sono incastrate in questo cd e nelle atmosfere ancestrali che lo popolano. Come sempre il disco è caratterizzato dalla voce profonda e profetica di Jerome Reuter attore protagonista incontrastato di questo delirio sonoro.
La sua voce densa e monocorde pervade in tutto il cd e si lega perfettamente alle atmosfere che mutano a differenza di quanto propostoci con i precedenti lavori assumendo colori e timbri più caldi e molto più speranzosi. Il vero acme emotivo di tutto questo tappeto magnifico dei sogni è proprio la speranza cucita a carne viva alla malinconia . Le due emozioni si muovono come banshee frementi e nascoste assumendo il carattere della perfetta esemplificazione del mistero celato in queste dodici tracce. Il passato sembra rivivere , il dolore sembra avere un nuovo volto e le figure , sepolte dalle polveri del tempo tornano a vivere attraverso le canzoni. Il tempo schiude la sua iride con “To A Generation Of Destroyed†, traccia strumentale sedotta da un decadente violino che danza come cristallina libellula nei sussurri del mare. “ Te Accident Of Gesture “ nella quale riemergono i fasti industriali è imperniata da una chitarra acustica appartenente al più celebre dei folk . La voce di Jarome si estende in tutta la sua riverbera malinconia conducendo le sonorità a piedi nudi su di un lago di lacrime. Polvere e silenzio pervadono l’obliato mondo della triste “ Odessa “ dai caratteri musicali placidi La traccia illanguidisce tremendamente l’atmosfera rendendo l’aria rarefatta grazie al suo struggente refrain chitarristico. Le prime due tracce si possono definire sicuramente un elegia dei toni malinconici/dismessi che fanno da spartiacque al delirio che sta per prender forma . “ The Sectret Of Sons Europe “ apre il sipario del magico mondo dei Rome. Novità assoluta l’introduzione del Flamenco mai forse cosi vicino alle sonorità del sottobosco.
L’iniezione sembra funzionare a meraviglia incastrando ancor di più la musica dei Rome nel contesto scelto e risulta essere assolutamente azzeccato nell’aspetto folkloristico del platter. Dopo un bridge sonoro industriale si apre “ A Legacy Of Unrest “delineata da nitidi arpeggi e da un riverbero malinconico sconvolgente ed incantevole soprattutto nel ritornello popolato da lupesche figure ed iberici menestrelli pennellati a vernice da un superlativo pianoforte. La traccia , uno dei pezzi forti del cd , lascia di stucco e dimostra tutto il componente visivo inscindibile della musica dei Rome. “ To Die Among Strangers “ già decantata dal “ rip off “ precedentemente uscito è semplicemente definibile come di onirica bellezza. La traccia dall’anima chiaroscurale amplifica quanto di buono già espresso grazie a lampi industriali sparati a schegge nella nebbia condotti tremanti da sofferti pianti di chitarra. Il canto caldo e malinconico sembra anch’esso essere in procinto di frantumarsi sotto il cielo gravido di tristezza . L’eterno autunno si erge come obelisco nel gracile pavimento del gruppo tedesco. L’animo di Jarome corrotto dalle sue esperienze personali e straziato dai fantasmi del passato si rivolge alle schiumate lacrime del mare cercando nel suo illimitato confine la speranza con “ We Who Fell In Love Withe The Seaâ€. La traccia esula ed esiliata in silenziosi mondi deviati presenta solamente leggere chitarre acustiche e nonostante l’aspetto minimalista l’atmosfera riesce a raggiungere lo stesso le impervie pareti dell’anima. “Swords To Rust – Hearts To Dust.†proiettata tra le macerie dell’animo umano presenta dei non comuni inserimenti di vocalizzazioni femminili che si muovono estrose e non curanti nelle fervide atmosfere prodotte da chitarre e campionamenti industriali. “ Flowers From Exile “ title track dell’album in oggetto è forse la traccia più intimista dell’intero disco.
Calda ed acustica come una nenia da cantare di notte ai fanciulli racchiude nelle sue stanze sonore tutti i volti , i racconti e le emozioni popolari vissute nella dilaniata Spagna. Un teatro microcosmico dolce e molto emozionante , ultima pagina di questo diario dal titolo “ Flowers From Exile “.Un disco che aggiunge un ricamo d’argento al vellutato drappo tessuto “Rome “ . Un disco da tenere custodito nelle stanze cubiche della nostra anima . Consigliato a tutti anche ai neofiti che non hanno ancora avuto la fortuna di perdersi nei meandri dell’incantato sottobosco descritto da Jarome Reuter.
Angel
Ethereal
2009
Rome