Che lo vogliate o no è tornato. Il duca nero ha sedotto le ombre che ottenebravano le sue canzoni , seducendole , graffiandole ed ammaliandole con il suo carisma , la sua passione . il suo misticismo e la sua attitudine trasgressiva , eclettica ed assolutamente passionale. Getta via la maschera , straccia via i suoi indulgi e senziente torna quasi in punta di piedi regalandoci ancora una volta la sua musica , arte poetica cosparsa di sale e lacrime ,polvere e ricordi , rancori e speranze.
Il personaggio di nero vestito apre il sipario osserva la sua platea , muta , con trucco colato ci regala un inchino , prende il microfono , spenge la luce ed accende il delirio. Lui è Peter Murphy e questa è la sua nona creatura assetata di musica che trafuga le lapidi di plastica di questa società astratta . Gela il presente non guarda al futuro lui ma tira per i capelli il passato che rivive intensamente nelle cupe atmosfere di questo splendido disco. Undici brani che come undici serpenti si muovono silenti e si nascondono nelle ombre pronte ad avvelenare chiunque si metta di mezzo. Tenetevi pronti ad assaggiare il veleno di un artista che non teme nessuno e che ogni volta che canta vi mette in catene.
Testi pragmatici , musica onirica e sonorità ben schierate che sembrano immobili ma che in verità attendono solamente il segnale d’attacco. La maschera del nero duca presenta nuovi colori e nuove espressioni . La somiglianza a quella del bianco collega e delle sue sonorità pacchiane sono un lontano ricordo mentre una venatura carminia dal sangue più scuro sta marcendo sottopelle Il virus infetto e trasgressivo del sound di matrice rock-pop vicine a quelle della sublime follia di Iggy pop sta prendendo il sopravvento diventando man mano che si ascolta il il carattere principale di questo Ninth.
La partenza è disarmante Velocity Bird ci imbavaglia e ci lega alla sedia senza darci il permesso di muoverci e di pensare realmente a cosa stiamo andando in contro. La prima traccia ci dona un visto per l’inferno anche se il viaggio è più lungo di quel che sembra. Supportato da una band rasente il perfetto formata da Mark Gemini Thwaite e John Andrews alle sei corde, Jeff Schartoff ai bassi e Nick Lucero alla drum machine , Peter ruggisce e graffia come non faceva dai tempi remoti strappandosi la pelle di dosso richiamando a sé i fasti di un tempo che ora non ci sembra poi così remoto.
Peace to each ci racchiude in una gabbia toracica di chitarre taglienti ed aggressività stratiformi . Difficilissimo astenersi nel cadere in un limbo alchemico dove la voce del padrone ci invita ad abbracciare il caos che si scatena furibondo. See Saw Away , hit dell’album , parla da sola mentre vocalizzi evocativi e spettrali ,molto più placidi rispetto ai precedenti , caratterizzano la dolce I spit roses , traccia che evoca i primi frammenti musicali degli U2. Memory go e Never Fall Out ci conducono malinconicamente nei cunicoli del passato dove sono ben esposti quadri in bianco e nero di una darkwave sempre presente nella memoria dell’artista e che anche in questo Ninth appare gelida e romantica , colma di un incedere incalzante.
The Prince & Old Lady Shad ed Uneven & Brittle dale chitarre scricchiolanti risultano due scene colme della sua più verace teatralità mentre subito dopo la musica si riveste d’ombra e di catrame . Peter sta ben attento a non far filtrare la luce nella disperazione di Slowdown e nella criptica Secret Silk Society . Luce che riesce ad ingoiare il nero liquame delle precedenti due tracce solamente con la conclusione nostalgica di Creme De La Creme .
Non saprei con tutta sincerità come concludere la recensione. Posso però sicuramente fare il mercante del diavolo proponendovi di acquistare un biglietto per per l’nferno musicale dove LUI vi attende nascosto all’interno delle tempere del quadro di un narciso dove tutto intorno a lui invecchia e tutto si corrode tranne che la sua musica , ancora una volta superlativa , ancora una volta magica .. ancora una volta dannata.
Angel
Darkwave
2011
Peter Murphy