Un gruppo di ragazzi decide di campeggiare presso il lago Bodom, luogo dove diversi decenni prima avvenne un terribile omicidio ai danni di alcuni sventurati campeggiatori. Diversamente da quello che si potrebbe supporre, l’idea di chi ha organizzato la scampagnata è in realtà quella di indagare al fine di trovare tracce che possano condurre al famigerato serial killer. La trovata, già poco geniale di suo, avrà incredibilmente dei risvolti inaspettati.
Dalla freddissima Finlandia arriva “Lake Bodom”, slasher movie caratterizzato da un’ambientazione dove gli immensi spettrali alberi del gelido lago Bodom si ergono a silenziosi osservatori della vicenda di cui sopra. Come da tradizione, anche in questo caso i topoi del genere vengono serviti tramite la solita pietanza, presentando quindi allo spettatore gli immancabili ragazzetti in cerca di avventura e di divertimento. Sebbene questo sia uno schema narrativo tipicamente a stelle e strisce, nel film in questione si avverte un oggettivo tentativo di destrutturazione che, in virtù di alcuni ribaltamenti di scrittura, rende quantomeno gradevole la visione. All’interno di un prodotto che non pretende chissà quali pretese artistiche o intellettuali, il regista dimostra fin da subito di credere al proprio progetto. La cosa che balza subito all’occhio è difatti una certa ricerca dell’inquadratura e dei movimenti di macchina, quest’ultimi rintracciabili in alcuni piccoli piani sequenza e carrellate frontali improvvise che, oltre a trovare buona collocazione, risultano tecnicamente valide. Se gli aspetti puramente tecnici e fotografici (da segnalare i notevoli scorci naturali delle foreste finlandesi) appaiono di buona fattura, quelli relativi alla scrittura non convincono totalmente. Pur dispensando generosamente alcuni colpi di scena – ad onor del vero un po’ prevedibili – al fine di staccarsi dalle direttive fissate dal genere, lo svilupparsi della trama risulta forzato e tutt’altro che sciolto; a tal proposito non giovano né le motivazioni dei personaggi – assurdo l’estremismo che muove le loro intenzioni – né tantomeno l’andamento slasher, privo forse di quella tensione e di quelle care mattanze che tanto piacciono agli appassionati. Oltre ai problemi di scrittura descritti poc’anzi, sono da segnalare in negativo anche i giovani protagonisti (tra cui il rapper finlandese Mikael Gabriel, qui probabilmente scritturato per motivi pubblicitari), anonimi, rigidi, e sfortunatamente irritanti per buona parte della pellicola.
In definitiva, anche se encomiabile nelle intenzioni, “Lake Bodom” è un prodotto che funziona a metà a causa di alcune disattenzioni a livello di scrittura che non gli consentono di elevarsi al di sopra dei suoi cruenti colleghi. Sufficiente, ma con riserva.